Giocare a carte è un’abitudine che in molti casi si contrae sin dalla prima infanzia. Le carte francesi sono generalmente le più usate perché adatte a giochi quali burraco, scala quaranta, canasta, bridge, poker. In questi giochi, i “pezzi maggiori” sono l’Asso e le tre “figure” Re (King), Regina (Queen), Fante (Jack), il cui riferimento al mondo nobiliare è riconoscibile non solo nella foggia dell’abito e negli ornamenti, ma anche nell’ordine gerarchico (il Re è la figura apicale, il Fante è il valletto).
Alla corte si riferisce anche il Jolly (la Matta) che, sebbene aggiunto nel XIX secolo, ben si lega alla suddetta triade inquadrandosi anch’esso nei cerimoniali e negli svaghi degli aristocratici. Aggiungiamo, a titolo di curiosità, che nell’ambito del gioco delle carte, il Jolly/Matta è l’unica carta ad avere, insieme all’Asso, una posizione obbligata: una volta ruotata al contrario, si trova a testa in giù, a differenza delle altre “figure” che, in quanto bipartite, sono ribaltabili.
Ai fini del nostro accostamento delle carte da gioco al balletto, è interessante notare che l’effigie del Jolly/Matta presenta i tratti distintivi dell’iconografia del Giullare/Buffone del primo atto del Lago dei cigni, ma al contempo evoca anche personaggi delle creazioni coreografiche seicentesche e settecentesche, come testimoniano i disegni della Follia di Jean Bérain, dell’epoca di Luigi XIV, e quelli di Louis-René Boquet, degli anni Sessanta del XVIII secolo, per balletti di Noverre (vedi fig. qui sotto).
Osservando il costume noverriano della Folie di Boquet, notiamo che il carattere del personaggio non è reso con i gesti scomposti delle personificazioni quali l’Odio/La Haine o la Vendetta/La Vengeange, disegnate, sempre negli anni Sessanta, dallo stesso Boquet per Noverre.
L’irrazionalità e la bizzarria della Follia è visualizzata da Boquet, oltre che con elementi evocativi (i campanellini del Giullare e la “marotte”/bastoncino del Folle), mediante una simbologia convenzionale: linee spezzate e zigzaganti, ripetute insistentemente nel costume come antitesi della linea curva che, per il suo andamento “continuo e lineare”, costituisce il segno distintivo delle figure accademiche-nobili. Va notato, tuttavia, che non trattandosi di personaggio (il Folle), bensì di allegoria (la Follia), la simbologia della linea spezzata, angolata, è impiantata su un abito elegante, alla moda, particolarmente morbido e infiocchettato, segno questo dell’appartenenza della figura al mondo aulico, seppure con un particolare valore semantico.
Riferimenti bibliografici per la danza: F. Pappacena, Il Linguaggio della danza classica. Guida all’interpretazione delle fonti iconografiche, Roma, Gremese, 2012, pp. 106, 107. I figurini dei costumi a colori sono tratti dal volume X di Habits de Costume pour l’exécution des ballets de Mr Noverre dessinés par M. Boquet Dessinateur des Menus Plaisirs du Roi de France; Habits de Costume pour différents caractères de Danse, d’opéra, de comédie, tragédie et de bal dessinés par M. Boquet Dessinateur des Menus Plaisirs du Roi de France, Ludwigsbourg, November 10, 1766, tomi VII-XI, ms, University of Warsaw Library: La Folie, tomo X, n. 77; La Vengeange, tomo VIII, n. 59; La Haine, tomo VII, n. 11. La figura in bianco e nero, che riproduce Mlle Dufort nel ruolo della Folie, dis. Jean Bérain, inc. Pierre Le Pautre, è tratta da Cyril W. Beaumont, Ballet Design. Past and Present, London, The Studio, 1946, p. 16.
Flavia Pappacena
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