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Bernadette Torres: “In una sola parola la danza è vita”

Quando hai iniziato a danzare e quando hai deciso di diventare una ballerina?

Ho iniziato quando avevo tre anni. I miei genitori mi iscrissero ad un corso di balletto folkloristico messicano perché avevo espresso loro il desiderio di danzare. Mi piaceva la danza folklorica, ma il mio sogno era studiare danza classica, così iniziai a prendere lezioni all’età di sei anni ed ho continuato fino ai diciassette, quando sono stata invitata a danzare a livello professionale nel San Diego Ballet. Alla domanda quando ho deciso di diventare una ballerina… posso rispondere che la mia decisione l’avevo già presa sin da bambina. Mia madre mi ha raccontato che, proprio quando avevo tre anni, le annunciai che volevo diventare una ballerina. Non è mai riuscita a capire come mi fosse nato questo desiderio perché non sapevo neanche cosa fosse il balletto né lei ne sapeva più di me. Pensò che forse questa mia passione era nata dall’aver visto una ballerina a “Sesame Street”, un programma americano per bambini. Che io ricordi, dunque, ho sempre voluto danzare!

Essere una ballerina è una vocazione o una scelta?

Questa è una domanda interessante. Per me essere ballerina è sia una vocazione che una scelta. Credo di esser nata con una predisposizione naturale alla danza. Non ricordo un solo istante nella mia vita in cui non abbia voluto danzare, ma è stata una scelta. Ci sono stati molti momenti in cui mi sono trovata di fronte al dubbio se continuare la danza o intraprendere altre attività e ho sempre scelto la danza sopra ogni cosa, senza eccezioni. In realtà è molto semplice per me: devo ballare per essere felice.

Le principali influenze nella tua carriera?

Sicuramente i miei insegnanti, che mi hanno allevata nell’amore, nel rispetto e nella dedizione che ho per la danza. Sono testimone del loro amore e della loro passione per la danza e quella passione l’hanno trasmessa a me. I miei primissimi insegnanti, Suzanne Wilhelm e Wendy Ruben, hanno creato un ambiente molto positivo e pieno di energia in cui imparare. Quando avevo undici anni, Dame Sonia Arova, una splendida artista che danzava con Nureyev, mi diede lezioni private. Dopo pochi giorni morì e mi chiese di prometterle che avrei continuato a danzare perché credeva nelle mie doti e voleva che diventassi una ballerina professionista. Dai quattordici ai diciassette anni Max e Sylvia Tcherneychev mi hanno formata col metodo Vagonova, il che mi ha consentito di migliorare moltissimo la mia tecnica e la mia forza e di poter così interpretare molte variazioni classiche che amavo tanto. Quando ho iniziato a danzare a livello professionale col San Diego Ballet, all’età di diciassette anni, sono stata fortunata a lavorare con Ahita Bergman dei Ballets de Monte Carlo che mi ha dato lezioni private, facendomi dono del suo tempo e del suo talento, e mi ha aiutata con le variazioni e a prepararmi per i concorsi. Il mio amore per la danza si è così accresciuto. Mentre mi preparavo per il Premio “Giuliana Penzi” a Loano, in Italia, Maxin Mahon, Direttrice del California Ballet ha lavorato con me per la mia variazione ed è stata molto generosa nel dedicarmi del tempo e nel trasmettermi la sua bravura. Quando sono arrivata in Italia, la stessa generosità mi è stata dimostrata dal Maestro Arnaldo Angelini, che ha trascorso molte ore a lavorare con me e con il mio partner. Ancora una volta, l’amore e la dedizione di un insegnante mi hanno ispirato la voglia di dare il meglio di me. I miei insegnanti sono stati la mia ispirazione. Li apprezzo molto e voglio tanto bene a tutti loro.

I tuoi principali obiettivi come artista?

Aspiro ad essere la miglior ballerina che io possa essere e a danzare con i coreografi ed i danzatori più creativi ed innovativi che vi siano al mondo. Mi piacerebbe danzare in Europa e negli Stati Uniti. Poiché amo sia la danza classica che la danza contemporanea, mi piacerebbe lavorare in una compagnia professionale che include entrambi gli stili nel suo repertorio. Mi piacerebbe essere ricordata come una ballerina che ha dato il suo contributo al mondo della danza.

Hai danzato col San Diego Ballet per quattro stagioni ed attualmente danzi come guest principal al California Ballet. Fra i tuoi progetti futuri c’è anche l’Europa?

Sì, mi piacerebbe moltissimo danzare in Europa, che ha molto da offrire per la danza. Sono come una spugna. Mi piace imparare nuovi modi di danzare e apprezzo chiunque voglia condividere la sua conoscenza della danza con me. Mi ritengo una privilegiata a conoscere tanti bravi ballerini europei e mi piacerebbe molto danzare con loro.

Hai lavorato anche come coreografa, è un’esperienza che intendi continuare?

Sì! Mi piace molto coreografare. Mi dà un senso di libertà. Quando ascolto vari generi musicali, linee e movimenti iniziano a prendere forma nella mia mente e cerco di applicare quei disegni coreografici ai danzatori. È un modo per esternare al mondo ciò che provo, sensazioni che non possono essere spiegate a parole. Il movimento esprime la sensazione. Voglio continuare a lavorare sulla coreografia perché è una forma di espressione molto naturale per me.

Riesci a danzare e coreografare nello stesso tempo?

Credo che si possano fare entrambe le cose, ma ci sarà sempre una delle due che sarà dominante, a causa del tempo a disposizione. Quando si prepara uno spettacolo di danza non c’è molto tempo per lavorare anche alla coreografia, tuttavia ho notato che molti spunti coreografici prendono vita proprio mentre danzo o guardo uno spettacolo.

Se dovessi descrivere la danza in una sola parola, quale sceglieresti?

Vita.

Dunque non riesci a immaginare la tua vita senza la danza?

Non potrei mai immaginare la mia vita senza la danza. Come ho detto prima, ho bisogno di danzare per essere felice.

Qualcosa di speciale che ti piacerebbe raccontare…

L’estate scorsa è stata eccezionale per me, per molte ragioni. Innanzitutto, ho danzato in un gala con artisti straordinari provenienti da ogni parte del mondo. Ringrazio Gino Labate per avermi invitata a far parte di un programma così stupendo. Poi ho lavorato con un uomo incredibile, il Maestro Arnaldo Angelini, che mi ha generosamente dedicato il suo tempo. È stato un onore e un piacere lavorare con lui e lo ringrazio di tutto il suo affetto. Infine, sono stata fortunata a conoscere un nuovo paese che avevo sempre sognato di visitare sin da bambina, l’Italia. È un paese meraviglioso, sia per le sue belle città che per i paesaggi, ma, più di tutto, è la gente che mi ha rubato il cuore. Sono stati tutti così affettuosi, generosi e gentili con me. Sono stata accolta a braccia aperte da tutte le persone che ho incontrato ed ogni giorno ho vissuto un’esperienza meravigliosa. Non vedo l’ora di ritornarci.

Lorena Coppola

Foto di Alessio Buccafusca

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