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“Canto per Orfeo”, l’ultima fatica di Mauro Bigonzetti

Sara-Zuccari-caricatura

L’ultima opera del coreografo Mauro Bigonzetti, “Canto per Orfeo”, domani al Teatro Pavarotti di Modena. L’appuntamento con la compagnia Aterballetto è per le 21. Ad accompagnare il corpo di ballo saranno le musiche originali eseguite dal vivo dal gruppo Kitarodia e le elaborazioni video di Carlo Cerri. Lo spettacolo è coprodotto, insieme ad Aterballetto/Fondazione Nazionale della Danza, da Stimmen Festival 2012 Lörrach con la collaborazione della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia.

Fiore all’occhiello della produzione coreutica italiana, Aterballetto torna al Comunale con l’ultima creazione che Mauro Bigonzetti le ha affidato. Direttore della compagnia reggiana dal 1997 al 2007 e coreografo principale fino al 2012, Bigonzetti ha recentemente scelto di intraprendere la strada di autore freelance consegnando il testimone ‘creativo’ della compagnia a Cristina Bozzolini, attuale direttrice artistica, maestra e indiscussa talent scout di molti autori del nostro panorama, tra cui lo stesso Bigonzetti.

Un ultimo cadeau, dunque, dal titolo emblematico, “Canto per Orfeo”, consegnato dal coreografo romano all’ensemble che per anni ha rappresentato in Italia, e nel mondo, la sua cifra d’autore. Un ‘inno’ al sommo artista, a colui che dell’arte incarna tutti i valori e la forza incantatrice: Orfeo. Ma anche un ‘lamento’ di un innamorato errante, sopraffatto dal dolore della perdita. Poiché, inevitabilmente, sebbene volutamente non citato nel titolo, il suo nome rimanda a quello di Euridice e al celeberrimo episodio mitologico narrato da Ovidio nel decimo libro delle sue Metamorfosi.

Nessun riferimento, come ci si potrebbe aspettare, alla celeberrima opera “Orfeo e Euridice” (1762) di Christoph Willibald Gluck, fonte di ispirazione e fascino per molti maestri di danza nei secoli.

Bigonzetti si è orientato invece a tutt’altre fonti e riferimenti musicali. Da autore originale qual è, profondamente radicato nella sua epoca e nell’identità nazionale, opta per un accompagnamento musicale dal vivo del trio italiano di musica etnica e sperimentale Kitarodia, i cui strumenti sono la fisarmonica appassionata di Antongiulio Galeandro e le voci lamentose e strazianti di Cristina Vetrone e Lorella Monti.

Atmosfera ideale per raggiungere la necessaria astrazione temporale e una collocazione geografica precisa: il nostro Mediterraneo, una delle carte vincenti per la affermazione internazionale di Bigonzetti che ha visitato compagnie e palcoscenici illustri come quello del New York City Ballet.

Bigonzetti  inanella una catena di epifanie sentimentali che dalla coppia dei protagonisti si propaga all’ambiente. Parla d’amore, di passione e abbandoni, con una gestualità solo apparentemente spigolosa che si culla in una morbida musicalità e nel canto arcaico. Il dialogo coreografico dei protagonisti è serrato, affida al più piccolo gesto il senso profondo di un’emozione e di un sentimento. Intorno, una polifonia di corpi vibranti, tellurici, incalzanti e laceranti come il dolore più profondo: la perdita di una persona amata, o più semplicemente, il momento dell’addio (voluto, ma non meno doloroso), alla compagnia con la quale si è cresciuti.

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com

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