È da nove anni che Carolyn Carlson manca da Roma, quindi la capitale si prepara ad accoglierla in uno sfondo ‘imperiale’, nientemeno che a Palazzo Bonaparte, residenza di Letizia Ramolino, madre di Napoleone. Ma se l’architettura del Palazzo risale a fine ‘600, la performance “itinerante” che Carolyn Carlson ha ideato intorno alla mostra di Bill Viola, Icons of Light, attualmente ospitata nelle sale di “Madame Mère”, ha un sapore che sembra anticipare un mondo futuro in cui le arti (e gli esseri umani) comunicheranno misticamente tra di loro senza parole, vibrando all’unisono. Intitolata semplicemente Carolyn Carlson – Bill Viola, si tratta di una performance con tre repliche – il 23 giugno alle ore 19,30 – 20,30 – 21,30 – in cui la celebre coreografa, accompagnata dal gorgoglio che emerge ogni tanto dai video “acquatici” di Viola, condurrà gli spettatori di sala in sala, danzando tra le opere del videoartista americano: uno scambio vicendevole tra le arti, un raffinato dialogo tra anima e movimento.
La coreografa americana, naturalizzata francese, vive e lavora da molti anni oltralpe dove è, a ragione, considerata una delle figure più rappresentative della danza contemporanea tant’è vero che dal 15 giugno potrà fregiarsi del titolo di Académicienne de France, essendo stata eletta alla prestigiosa istituzione. Sotto la “Coupole” dove in pompa magna si tengono le investiture, Carolyn Carlson andrà a occupare il quarto e ultimo posto della sezione coreografia, accanto a Thierry Malandain, Blanca Li e Angelin Preljocaj, e indosserà la sontuosa divisa ricamata – con tanto di spada cerimoniale – che fu introdotta proprio da Napoleone stesso
Gli anni Ottanta videro spesso Carolyn Carlson nel nostro paese dove contribuì in maniera significativa alla formazione di una danza contemporanea italiana e ora, a riportarla da noi è di nuovo Daniele Cipriani che ha organizzato questo evento in collaborazione con Arthemisia e con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia. In questa performance che si avvale del coordinamento della coreografa Simona Bucci, sua storica collaboratrice, Carolyn Carlson, androgina e flessuosa come se gli anni la sfiorassero appena, si esibisce insieme a Sara Orselli, solista italiana della sua compagnia con sede a Parigi.
Particolarmente sensibile agli influssi dell’arte visiva, non è un caso che la Carlson abbia scelto ora come ispirazione per questo suo nuovo lavoro le video opere, sospese nello spazio, atemporali, di Bill Viola; sono opere che in qualche maniera la riavvicinano all’elemento acqua che fu il leitmotiv della stagione veneziana in cui la Carlson guidò una sua propria compagnia di danzatori presso il Teatro La Fenice (esperienza a cui seguirono quelle di Direttrice della Sezione Danza della Biennale di Venezia e fondatrice dell’Accademia Isola Danza – La Biennale di Venezia).
È sempre un avvenimento d’eccezione una performance di questa “Poetessa della Danza”, come talvolta viene definita, personalità unica della modern dance – difficilmente paragonabile sia ai pionieri che l’hanno preceduta, sia a chi è venuto dopo – che usa la danza quale linguaggio visivo per tuffarsi nella psiche umana e portare in superficie la vera natura dell’essere. Come Bill Viola, Carolyn Carlson unisce la dimensione spirituale orientale con quella occidentale e di lei si può dire che irradi la luce e l’energia del sole californiano che l’ha vista nascere, illuminando le tinte – prima di lei, spesso fosche – della danza moderna e arricchendole di quei contenuti filosofici che caratterizzano il pensare intellettuale della sua patria d’adozione. Come Viola, la sua arte è una continua sperimentazione e riflessione, un dialogare con lo spazio, un visionario percorso interiore attraverso emozioni. Il connubio con Viola era inevitabile.
A Palazzo Bonaparte gli spettatori potranno seguirla da vicino mentre entra, danzando, nelle misteriose acque di Bill Viola. Non a caso Carolyn Carlson – Bill Viola è il primo evento di una rassegna intitolata Dancing into Visual Art, ideata da Daniele Cipriani per Arthemisia.
Redazione