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Rubriche

Un capitolo poco noto: Petipa in Spagna (1844‑1847)

Prima di diventare il celebre coreografo della corte imperiale russa, Marius Petipa visse un periodo di formazione spesso trascurato: il suo soggiorno in Spagna, tra il 1844 e il 1847. Tre anni che, pur brevi, segnarono profondamente la sua visione artistica e il suo approccio alla danza, introducendolo a ritmi, gesti e virtuosismi che avrebbero influenzato l’intero repertorio classico. Petipa arrivò a Madrid proveniente dalla Francia, dopo le prime esperienze formative a Bruxelles e Bordeaux. In Spagna si affermò come primo ballerino al Teatro del Circo, collaborando con importanti interpreti del tempo, tra cui la celebre Marie Guy-Stéphan. Qui non si limitò a ripetere i passi del repertorio europeo: fu osservatore e sperimentatore, assimilando le danze locali e studiando i ritmi popolari della bolera, della cachucha e della seguidilla. La Spagna gli offrì un laboratorio unico: palcoscenici affollati, tournée in Andalusia e un pubblico amante del gesto teatrale e della musicalità accentuata. Ogni città — da Siviglia a Granada — diventava un osservatorio privilegiato delle sfumature del movimento spagnolo, che Petipa avrebbe sapientemente reinventato in chiave classica. Durante il soggiorno spagnolo, Petipa sviluppò quello che diventerà un tratto distintivo della sua arte: la capacità di combinare rigore tecnico e virtuosismo ...

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La maestra accademica Paola Vismara “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Petite Mortdi Jiří Kylián. Il Teatro del cuore? Teatro alla Scala (prima della ristrutturazione). Un romanzo da trasformare in balletto? Novecento di Alessandro Baricco oppure La ragazza con l’orecchino di perla di Tracy Chevalier. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Novecento di Bernardo Bertolucci. Il costume di scena indossato che hai preferito? Sono tanti i costumi… Tra i tutù sicuramente Kitri in Don Chisciotte e Cigno nero del Lago, poi Giulietta, Carmen e Valencienne in Vedova Allegra, etc. etc. Quale colore associ alla danza? Cipria. Che profumo ha la danza? Ombre Rose (rosa cipriata). La musica più bella scritta per balletto? Scritta espressivamente per balletto il Lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Due vite, una svolta di Herbert Ross. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Michail Baryšnikov e Natalija Makarova. Il tuo “passo di danza” preferito? Développé à la seconde e Grand Pas de Chat. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i grandi personaggi del balletto? Tatiana (Onegin). Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine e Jiří Kylián. Tornando indietro, se ...

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Lo Schiaccianoci al cinema: dal palcoscenico al grande schermo

Lo Schiaccianoci è uno dei simboli più iconici del Natale, un balletto che ha ispirato generazioni di spettatori con la sua magia, i personaggi incantati e le musiche indimenticabili di Čajkovskij. Nel corso degli anni, il celebre racconto di E.T.A. Hoffmann è stato adattato numerose volte sul grande schermo, dando vita a film e versioni animate che portano la magia del Natale nelle case di grandi e piccini. Nel corso di oltre un secolo sono esistite anche riprese televisive, mediometraggi e versioni locali; noi ci concentriamo sulle trasposizioni cinematografiche più rilevanti e riconosciute, che hanno contribuito a costruire l’immaginario collettivo legato allo Schiaccianoci. Pochi balletti hanno esercitato un fascino duraturo e trasversale come Lo Schiaccianoci. Nato nel 1892 dalla collaborazione tra Pëtr Il’ič Čajkovskij e il coreografo Marius Petipa (con il decisivo contributo decisivo di Lev Ivanov). Nel tempo, questa storia sospesa tra sogno, infanzia e magia natalizia è diventata un terreno fertile per il cinema, che ne ha reinterpretato personaggi, atmosfere e musiche secondo sensibilità diverse, spesso allontanandosi dalla forma puramente coreutica. Le prime trasposizioni e l’animazione classica Già nei primi decenni del Novecento, Lo Schiaccianoci cominciò a interessare il mondo del cinema, soprattutto in ambito animato. Uno dei ...

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La direttrice artistica e coreografa Susanna Beltrami “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Lago dei cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Sacre di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Teatro Franco Parenti di Milano. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Danno di Josephine Hart. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Il Danno diretto da Louis Malle. Il costume di scena indossato che hai preferito? Calzamaglia. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Incenso. La musica più bella scritta per balletto? La sagra della primavera di Igor Stravinsky. Il film di danza irrinunciabile? Pina diretto da Wim Wenders. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Merce Cunningham e Pina Baush. Il tuo “passo di danza” preferito? Adagio. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i grandi personaggi del balletto? Nessuno. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Merce Cunningham. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti? Ma sei Tersicore o Cupido? Tre parole per descrivere la disciplina della danza? “Una disciplina indisciplinata”. Come ti vedi oggi allo specchio? Vedo dentro. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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L’insegnante e coreografo Vinicio Mainini “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Onegin di John Cranko. Il balletto contemporaneo prediletto? Lo Spazio di Leonardo di Louis Falco. Il Teatro del cuore? Teatro San Carlo di Napoli. Un romanzo da trasformare in balletto? Un biglietto per il Paradiso di Domenico Titubante. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? C’era una volta in America di Sergio Leone. Il costume di scena indossato che hai preferito? Quello usato nello Spazio di Leonardo nel ruolo di Gesù. Quale colore associ alla danza? Rosso. Che profumo ha la danza? Sicuramente dolce e caldo come la vaniglia. La musica più bella scritta per balletto? Romeo e Giulietta di Prokofiev. Il film di danza irrinunciabile? Due vite, una svolta. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Louis Falco e Luciana Savignano. Il tuo “passo di danza” preferito? Tour en l’air. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i grandi personaggi del balletto? Michail Baryšnikov. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti? Grazie, hai dato un senso alla mia vita. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Formativa, educativa, emozionante. Come ti vedi oggi allo specchio? ...

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Il danzatore Nicola Di Vico “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Romeo e Giulietta. Il balletto contemporaneo prediletto? Le Sacre du Printemps di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? L’Opéra di Parigi. Un romanzo da trasformare in balletto? La Bella e la Bestia di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? La La Land diretto da Damien Chazelle. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il costume del principe Siegfried nel Lago dei cigni. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che profumo ha la danza? Ha il profumo di ciò che non si può afferrare: un attimo che passa e rimane. La musica più bella scritta per balletto? Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? Entrechat Six. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i grandi personaggi del balletto? Romeo. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? George Balanchine. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti? Che la sua arte è disciplina prima che ispirazione. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Costanza, precisione, responsabilità. Come ti vedi oggi allo specchio? Una ...

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Olga Spessivtseva era Giselle. Non la interpretava: la incarnava

C’era una volta una ballerina che sembrava non toccare mai terra. Olga Spessivtseva danzava come un sussurro, un sogno che svanisce all’alba. Formata al Mariinskij, divenne l’anima del balletto romantico: fragile, eterea, misteriosa. Olga Spessivtseva nacque in Russia nel 1895, in un mondo che stava per crollare. Orfana presto, trovò rifugio nel silenzio disciplinato del balletto. A San Pietroburgo, sotto la guida dei grandi maestri del Mariinskij, trasformò la sua fragilità in grazia: ogni movimento sembrava un respiro trattenuto, ogni gesto un pensiero sussurrato. Nel 1913 debuttò sul palcoscenico imperiale. Non ci fu bisogno di annunciarla: fu evidente che qualcosa di raro stava accadendo. Non danzava, sembrava scomparire nella musica. Il pubblico vedeva in lei non una donna, ma un’ombra di bellezza, un’eco del romanticismo ormai al tramonto. La rivoluzione la spinse via dalla patria. Come tanti artisti russi in esilio, cercò riparo nell’Europa dell’arte e della nostalgia. A Parigi, divenne étoile dell’Opéra e icona dei Ballets Russes. Ma ovunque andasse, portava con sé un gelo interiore: la malinconia di chi ha perduto tutto, tranne il corpo che danza. Il suo ruolo più celebre fu Giselle, la fanciulla che impazzisce per amore e danza anche da morta. Spessivtseva era Giselle. Non la ...

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L’eleganza giapponese di uno “Schiaccianoci” zen a Tokyo

Nel silenzio sospeso del New National Theatre di Tokyo, la musica di Čajkovskij non esplode in un tripudio natalizio, ma si distende come un respiro antico, lieve e controllato. È l’anima del nuovo Nutcracker firmato Yoshida Kazuko, la produzione che chiude il 2025 con un’eleganza tanto essenziale quanto visionaria. Questa nuova interpretazione nasce da un principio tanto semplice quanto radicale: eliminare il superfluo. Yoshida non cerca l’incanto attraverso il fasto, ma attraverso la sottrazione. Le scenografie — ideate da Sakurai Naoya— evocano l’arte ukiyo-e, le stampe giapponesi del periodo Edo, trasformando lo spazio scenico in una tela di luce e ombra. Sul fondale, un albero di ciliegio stilizzato si schiude lentamente come un ideogramma che respira. I costumi, in seta grezza e tonalità naturali, richiamano il kimono tradizionale, ma con linee astratte e geometriche. Ogni colore è un suono, ogni tessuto un respiro della musica. “Lo Schiaccianoci non è solo una fiaba natalizia,” spiega Yoshida. “È la storia di un risveglio interiore, di una bambina che scopre la grazia nel gesto più piccolo. In questo senso, è molto vicino alla sensibilità giapponese.” La coreografia, frutto di una lunga ricerca sul movimento minimale, si basa su un principio zen: l’essenza si ...

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Il maître de ballet Alexandre Stepkine “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? Ring di Maurice Béjart. Il Teatro del cuore? Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Un romanzo da trasformare in balletto? Cime tempestose di Emily Brontë perché ha tanti elementi validi per essere trasformati in un balletto. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? La bella e la bestia di Bill Condon. Il costume di scena indossato che hai preferito? Quello di Albrecht in Giselle, ho avuto l’onore di indossare il costume di Michail Baryšnikov. Quale colore associ alla danza? Blu. Che profumo ha la danza? Floreale. La musica più bella scritta per balletto? Quella di Pëtr Il’ič Čajkovskij per Lo Schiaccianoci. Il film di danza irrinunciabile? Carmen. I tuoi miti della danza del passato, uomo e donna? Jorge Donn e Maya Plisetskaya. Il tuo “passo di danza” preferito? Tours en l’air. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i grandi personaggi del balletto? Don Quichotte. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Maurice Béjart. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa Le diresti? Grazie per aver ispirato secoli di danza. Grazie per tutto. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Lavoro, costanza, determinazione. Come ti vedi ...

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Il Natale ha da sempre ispirato il mondo del balletto

Ogni anno, quando le luci si accendono sulle città e il profumo di cannella riempie l’aria, i teatri di tutto il mondo si preparano a un appuntamento irrinunciabile: il balletto di Natale. 
E, quasi sempre, il sipario si apre sulle note scintillanti dello Schiaccianoci. 
Ma se Čajkovskij resta l’indiscusso re delle feste, la danza offre un universo di storie incantate e atmosfere fiabesche che meritano di condividere la scena natalizia. Lo Schiaccianoci è più di un balletto: è un rito collettivo. Ogni sua replica celebra la meraviglia dell’infanzia e la forza del sogno. Ma anche altre opere del repertorio classico sanno evocare lo stesso incanto. La Bella Addormentata, ad esempio, con le sue fate, i palazzi dorati e le musiche sontuose, è una festa per gli occhi e per l’anima. Oppure Coppélia, che porta in scena automi, burle e un amore giovane e leggero, restituendo al pubblico la gioia pura del movimento. Il periodo natalizio si presta naturalmente ai toni fiabeschi, ma anche alla nostalgia e alla poesia. 
Cenerentola di Prokof’ev, con la sua storia di riscatto e trasformazione, incarna alla perfezione il senso del Natale: la speranza che, dopo la notte più buia, arrivi una nuova luce. 
E poi ...

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