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Rubriche

La prima ballerina Hélène Bouchet “allo specchio”

Il balletto classico preferito? La Sylphide. Il balletto contemporaneo prediletto? Le Parc. Un romanzo da trasformare in balletto? Cime tempestose e Via col vento (ma forse quest’ultimo è troppo lungo). Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? The Red Shoes. Il costume di scena indossato che hai preferito? Molti di loro, forse la Signora delle Camelie. Quale colore associ alla danza? Tutti… dipende da quale sia l’emozione. Che profumo ha la danza? Non ha odore, permette di scoprire agli spettatori cosa vogliono annusare. La musica più bella scritta per balletto? Lago dei cigni e Romeo e Giulietta. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Sylvie Guillem e Rudolf Nureyev. Il tuo “passo di danza” preferito? Tombe pas de bourré, li eseguirei tutti fino alla quinta posizione relevé. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Giulietta, molto fedele a sé stessa. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? John Neumeier! Sa come rendere il balletto emozionante e coinvolgente, rendendolo molto personale per ogni singolo ballerino. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Metti un po’ di musica ...

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Pierina Legnani, la regina leggendaria del passo perfetto

Nel panorama della danza classica, pochi nomi risplendono con la stessa intensità di Pierina Legnani. Fu una star internazionale. Considerata una delle ballerine più straordinarie del suo tempo, Legnani ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del balletto per la sua tecnica impeccabile e per aver spinto i confini dell’arte a livelli fino ad allora impensabili. Nata a Milano il 30 settembre 1863, si formò alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala, allora diretta da Caterina Beretta. Fu proprio alla Scala che Legnani affinò la tecnica combinando la severità dello stile italiano con la leggerezza e il virtuosismo che anticipavano le tendenze del balletto russo. Pierina Legnani è universalmente riconosciuta per essere stata la prima ballerina ad eseguire 32 fouettés en tournant consecutivi sul palco nella produzione russa di Cenerentola al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Questo momento rivoluzionario fu accolto con stupore e immediata consacrazione. I 32 fouettés furono successivamente incorporati ne Lago dei Cigni diventando uno degli standard di virtuosismo per ogni Odile che si rispetti. In Russia, Pierina Legnani divenne “prima ballerina assoluta”, un titolo raramente conferito. Collaborò con Marius Petipa partecipando alla creazione di ruoli fondamentali in balletti come Raymonda, Le Corsaire e La Camargo. La ...

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Il solista Marco Messina “allo specchio”

Balletto classico preferito? Don Quixotte. Balletto contemporaneo preferito? La Sagra della Primavera di Pina Baush. Il Teatro del cuore? Il Teatro alla Scala di Milano. Un romanzo da trasformare in un balletto? Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde. Un film da cui trarre uno spettacolo di balletto? Ghost. Il costume di scena che hai indossato e che hai preferito? Quello del balletto Becoming di Wayne McGregor. Quale colore associ alla danza? Rosso passione. Che profumo ha la danza? Profuma di tabacco e vaniglia, un po’ dolce e un po’ amaro. La musica più bella scritta per il balletto? Quella di Wolfgang Amadeus Mozart usata nel balletto di Jiří Kylián Petite Mort. Il film di danza imperdibile? Due vite, una svolta. Due miti della danza del passato, maschile e femminile? Michail Baryšnikov e Sylvie Guillem. Il tuo “passo di danza” preferito? Double tour en l’air. Chi avresti voluto essere nella vita reale tra i personaggi del grande repertorio del balletto classico? Nella vita mi sarebbe piaciuto essere come Basilio del Don Chisciotte. Chi è stato il genio per eccellenza dell’arte coreografica? Sicuramente Jiří Kylián. Guardando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie per avermi fatto vivere un sogno! Tre ...

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Il coreografo Adriano Bolognino “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Don Quixote e Jewels. Il balletto contemporaneo prediletto? Sadeh 21 di Ohad Naharin e Shoot the Moon di Lightfoot/Leon. Il Teatro del cuore? Teatro Carignano di Torino. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Colore Viola. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Diamanti di Ferzan Ozpetek. Il costume di scena indossato che hai preferito? Il preferito di uno dei miei lavori: “Gli Amanti”. Quale colore associ alla danza? Rosso. Che profumo ha la danza? Chanel Égoïste. La musica più bella scritta per balletto? Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Il film di danza irrinunciabile? Billy Elliot. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Pina Bausch e Merce Cunningham. Il tuo “passo di danza” preferito? Pirouette. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? L’Uccello di Fuoco. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Ci sono tanti nomi che vedo come grandi geni: Mats Ek, Ohad Naharin, Jiri Kylian. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Ringrazierei di aver fatto entrare nella mia anima qualcosa di così speciale, profondo e curativo. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Poetica, ...

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Il solista Cristiano Principato “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? Il lago dei cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Tra ciò che ho ballato, direi “Tristano e Isotta” di David Dawson. Tra ciò che purtroppo non ho mai ballato, i miei preferiti sono senza dubbio “Vertiginous” (William Forsythe) e “A Million Kisses To My Skin” (David Dawson). Il Teatro del cuore? Il Teatro alla Scala è il teatro del cuore e dei ricordi. L’Opéra Garnier a Parigi è il più bel teatro al mondo. Un romanzo da trasformare in balletto? Difficile pensare ad un romanzo che fino ad ora nessun coreografo non abbia già trasformato in balletto da qualche parte nel mondo. Probabilmente “Les Miserables” di Victor Hugo. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Titanic. Il costume di scena indossato che hai preferito? Quello di Albrecht in “Giselle”. Quale colore associ alla danza? Bianco. Che profumo ha la danza? Sicuramente la lacca per capelli. La musica più bella scritta per balletto? Difficilissimo scegliere, direi “La Bayadère”. Il film di danza irrinunciabile? Centre Stage (Il Ritmo del Successo). Due miti della danza del passato, uomo e donna? Sylvie Guillem e Mikhail Baryshnikov. Il tuo “passo di danza” preferito? Renversé Attitude. Chi ti sarebbe ...

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Il Direttore Artistico Hektor Budlla “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Don Quixote. Il balletto contemporaneo prediletto? Carmen di Mats Ek. Il Teatro del cuore? Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia. Un romanzo da trasformare in balletto? La casa degli spiriti di Isabel Allende. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Seven di David Fincher. Il costume di scena indossato che hai preferito? Lo Schiaccianoci nella versione di Amedeo Amodio (costumi di Emanuele Luzzati). Quale colore associ alla danza? Rosso. Che profumo ha la danza? Gelsomino. La musica più bella scritta per balletto? La sagra della primavera di Igor Stravinskij. Il film di danza irrinunciabile? Il sole a mezzanotte di Taylor Hackford. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Alessandra Ferri e Julio Bocca. Il tuo “passo di danza” preferito? Pirouettes. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Spartacus. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Pina Bausch. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Generosità, dedizione, passione. Come ti vedi oggi allo specchio? Soddisfatto. Michele Olivieri Foto di Alessandro Calvani www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Carolina Rosati

Carolina Rosati (Bologna, 13 dicembre 1826 – Cannes, 1905) è stata una danzatrice celebrata come interprete del Balletto Romantico. Il suo nome da nubile era Carolina Galletti, ma divenne celebre assumendo il cognome del marito Francesco Rosati che fu un ottimo ballerino con il quale spesso si esibì in coppia. Suo nipote Ferdinando Pratesi, figlio della sorella Gaetana Galletti, fu anch’egli un noto ballerino e coreografo. Carolina si era formata alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano sotto la guida del Maestro Carlo Blasis e debuttò all’età di sette anni. Nel 1841 fu scritturata come prima ballerina al Teatro di Apollo di Roma, esibendosi inoltre a Trieste e a Parma nel 1843 e danzando con il marito alla Scala nel 1846. Venne definita ballerina terre à terre, termine accademico molto in voga a quel tempo che stava a significare un modo di danzare in antitesi all’élévation. La Rosati era particolarmente portata all’espressività e alla capacità interpretativa piuttosto che al virtuosismo dei salti. Nei trattati di balletto classico il termine terre à terre indica quei passi in cui i piedi sfiorano il pavimento senza staccarsene mai, al contrario dei passi nell’elevazione. Vittoria Ottolenghi scrisse che fu Carlo Blasis ...

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Nel gesto la storia: il flamenco come danza dell’identità

Il flamenco è una forma d’arte complessa nata in Andalusia tra XVIII e XIX secolo, frutto dell’incontro tra culture gitane, andaluse, arabe, sefardite e orientali. Non si tratta solo di musica o danza, ma di un linguaggio identitario profondamente radicato nella storia di emarginazione e resistenza di molte comunità, in particolare quella gitana. Si compone di tre elementi principali: canto, chitarra e danza. Il canto esprime emozioni profonde, spesso legate alla sofferenza; la chitarra interagisce in modo attivo con il cantante e il ballerino; la danza, fisica e ritmica, trasforma la musica in gesto espressivo. Il flamenco è inoltre fortemente improvvisativo, mantenendo un legame vivo con la tradizione orale e performativa mediterranea. Durante il regime franchista, il flamenco fu strumentalizzato come simbolo folclorico nazionale, ma mantenne una funzione critica e identitaria per molti artisti. Anche oggi, pur essendo riconosciuto come patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO, il flamenco si confronta con i rischi e le opportunità della globalizzazione: la contaminazione con altri generi ne rinnova il linguaggio, ma pone interrogativi sull’autenticità e la conservazione della tradizione. In conclusione, il flamenco è una forma artistica viva, capace di raccontare dolore e bellezza, oppressione e resistenza, diventando oggi un simbolo universale di memoria culturale ...

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Il primo ballerino Michele Satriano “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? Romeo e Giulietta. Il balletto contemporaneo prediletto? Uno dei contemporanei che più mi ha colpito e che ho avuto la fortuna di danzare è “Sèlon désir” di Andonis Foniadakis. Il Teatro del cuore? L’ex Teatro del Maggio Musicale Fiorentino a Firenze e il Teatro dell’Opera di Roma. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Dottor Jeckyll e Mr Hyde di Stevenson. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? City of Angels (Brad Siberling). Il costume di scena indossato che hai preferito? Don José in “Carmen” di Roland Petit e Jean de Brienne in “Raymonda” di Rudolf Nureyev. Quale colore associ alla danza? Il colore del tramonto, un colore indefinito ma un qualcosa che ogni giorno ti sorprende ed emoziona. Che profumo ha la danza? Per me di legno… l’odore del parquet lo associo alla danza, alla sala ballo; l’odore della lacca per capelli che usano le ballerine per fissare uno chignon è un profumo che associo alla danza perché entrambi sono sentori che mi fanno ricordare quando ero bambino ed entravo nella scuola di danza. La musica più bella scritta per balletto? Manon di Massenet. Il film di danza irrinunciabile? Il Ritmo ...

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Cleopatra e la Danza: fascino, potere, politica e seduzione

Quando si parla di Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto, la mente corre subito ad immagini di potere, bellezza, diplomazia e tragedia. Tuttavia, un aspetto meno esplorato ma profondamente affascinante della sua figura è il rapporto con l’arte della danza — non soltanto come forma di intrattenimento, ma come strumento politico. Cleopatra usava la danza (tramite altri) come strumento simbolico per affermare il proprio dominio, fascino e controllo. Nell’Antico Egitto, la danza aveva un valore sacro e sociale: veniva praticata durante cerimonie religiose, rituali funebri, feste di corte e celebrazioni pubbliche. Le danzatrici, spesso sacerdotesse o artiste, usavano il movimento per comunicare con il divino, evocare emozioni o onorare i faraoni. La danza era anche associata alla dea Hathor, simbolo di amore, bellezza, musica e maternità — un’icona con cui Cleopatra amava identificarsi. Le cronache storiche ci raccontano di come Cleopatra orchestrasse incontri teatrali e spettacolari con i suoi amanti e alleati politici. È lecito immaginare che in questi scenari la danza fosse parte della sua messa in scena regale. Non è documentato che Cleopatra danzasse personalmente, ma come donna colta e raffinata, sicuramente conosceva il potere comunicativo del corpo in movimento. L’episodio più celebre — l’incontro con Marco Antonio a Tarso ...

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