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Storia e Cultura

Isadora Duncan: la rivoluzionaria della danza moderna

Isadora Duncan è stata una delle figure più influenti e rivoluzionarie nella storia della danza del XX secolo. Nata il 26 maggio 1877 a San Francisco, California, Duncan ha sfidato le convenzioni del balletto classico e ha creato un nuovo linguaggio di movimento che ha aperto la strada alla danza moderna. Isadora Duncan si ribellò contro le rigide regole del balletto classico, cercando una maggiore libertà e naturalezza nei movimenti, creando la nascita di un inedito stile. Ispirata dalla Grecia antica e dalla natura, ideò una propria metodologia che enfatizzava la spontaneità, l’espressività e la connessione con la musica. I suoi movimenti fluidi e ondulati, spesso eseguiti a piedi nudi e con abiti fluenti, rappresentavano una rottura radicale con la tradizione del balletto accademico. Duncan si esibì in tutta Europa e negli Stati Uniti, ricevendo grande attenzione e ammirazione per la sua innovativa interpretazione della danza. Le performance erano spesso accompagnate da musica di compositori come Chopin, Gluck e Beethoven. La danza per Isadora non era solo un’esibizione tecnica, ma un’espressione profonda di emozioni e pensieri. Duncan viaggiò in tutta Europa, danzando in teatri prestigiosi e ricevendo critiche positive. La sua enfasi sulla libertà di movimento e sull’espressione personale ha ...

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Stendere le punte: il segreto invisibile della danza classica

Chi osserva un ballerino classico spesso resta incantato dalla sua eleganza: movimenti che sembrano sospesi, passi che sfiorano l’aria, linee perfette che si perdono nello spazio. Ma dietro quella leggerezza apparente si nasconde una disciplina minuziosa, fatta di controllo e consapevolezza. Tra i gesti più delicati e decisivi, ce n’è uno che racconta tutta l’essenza del balletto: stendere le punte dei piedi. Nel linguaggio del corpo, il piede è la penna con cui il danzatore scrive nell’aria. Quando la punta si allunga completamente, la linea della gamba si prolunga fino all’infinito, creando un effetto visivo di purezza e continuità. Un piede non steso, invece, spezza la magia: la linea si interrompe, la figura perde fluidità, l’occhio dello spettatore smette di seguire con meraviglia il movimento. Stendere le punte è, in fondo, un atto estetico di rispetto verso la danza: il dettaglio che trasforma il gesto in arte. Dietro la bellezza si cela la tecnica. Un piede ben steso non è solo elegante, ma anche funzionale. Durante i salti o i giri, l’allungamento del piede favorisce il controllo dell’equilibrio, la spinta dal suolo e la stabilità dell’atterraggio. Allenare le punte significa anche proteggere le articolazioni: un piede attivo e ben allineato ...

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“La Fille de marbre”, storia di un balletto dimenticato

Nel cuore dell’epoca romantica, tra passioni impossibili, visioni oniriche e mondi oltre la realtà, nacque un balletto che riuscì a scolpire nella danza il dramma dell’amore ideale: La Fille de marbre. Presentato per la prima volta all’Opéra di Parigi il 20 ottobre 1847, questo balletto-pantomima in due atti segnò non solo un trionfo scenico, ma anche uno dei momenti più simbolici della carriera di Fanny Cerrito e del suo compagno di scena e coreografo Arthur Saint‑Léon. La Fille de marbre trae ispirazione evidente dal mito classico di Pigmalione, lo scultore che si innamora della propria creazione. Ma qui, il racconto assume una tinta più cupa e gotica. L’artista protagonista, Manassès, chiede al destino che la sua statua prenda vita. Nasce così Fatma, fanciulla idealizzata, danza vivente del sogno dell’uomo. Ma l’incantesimo ha un prezzo: la vita senza amore. Quando Fatma ricambia l’affetto, la maledizione si spezza — e la bellezza viva ritorna pietra. Non c’è lieto fine, solo l’eterno ritorno alla materia inerte, come a dire che la perfezione non può restare troppo a lungo nel mondo degli uomini. Nessuna interprete avrebbe potuto incarnare meglio Fatma della napoletana Fanny Cerrito, nota per la sua tecnica brillante e il portamento quasi ...

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La tecnica maschile nel balletto classico accademico

Nel panorama del balletto classico accademico, il ruolo maschile ha storicamente subito una trasformazione significativa: da semplice supporto della ballerina principale a protagonista autonomo di virtuosismo e forza. La tecnica maschile, pur condividendo le basi comuni del balletto classico, richiede caratteristiche specifiche che la distinguono per energia, coraggio e precisione. La tecnica maschile si fonda su tre pilastri: forza fisica, stabilità e leggerezza dei movimenti. A differenza delle ballerine, la cui tecnica enfatizza l’elasticità, la linea e la fluidità, i danzatori maschi devono sviluppare una potenza esplosiva che consenta salti alti, grandi elevazioni e una sicurezza assoluta nei portés. La postura, pur essendo elegante, richiede maggiore tensione dei muscoli della schiena per sostenere i salti e i movimenti veloci. Uno degli elementi più caratteristici della tecnica maschile è il virtuosismo nei salti. I pas de chat, grand jeté, cabriole e i tours en l’air rappresentano vere e proprie dimostrazioni di forza e controllo. Non si tratta solo di altezza o distanza, ma di armonia tra slancio, posizione delle gambe e controllo della rotazione. Le batterie, sequenze rapide di battements des jambes, richiedono un sincronismo quasi musicale, precisione millimetrica e resistenza fisica notevole. Le pirouettes maschili, spesso eseguite in serie multiple ...

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Cipollino (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

Il balletto Cipollino nasce negli anni ‘50, ispirato al racconto per ragazzi di Gianni Rodari, Le avventure di Cipollino (pubblicato nel 1951). L’opera di Rodari, già molto popolare in Italia e nell’Europa dell’Est, offriva un materiale ricco per la danza: personaggi vivaci, situazioni allegoriche e temi sociali universali come giustizia e uguaglianza. La prima trasposizione in balletto fu curata in Unione Sovietica, dove il compositore Karen Khachaturian, nipote di Aram Khachaturian, scrisse una partitura vivace e teatrale, adatta ai giovani interpreti ma sufficientemente sofisticata per un pubblico adulto. La coreografia originale fu affidata a Genrikh Mayorov, che riuscì a trasformare la fiaba in una narrazione scenica con dinamiche di gruppo, duetti e momenti comici. Il balletto ebbe subito grande successo, soprattutto nei Paesi dell’Europa dell’Est, dove l’allegoria di Cipollino come piccolo che sfida il potente risuonava con il pubblico. La storia attraversò rapidamente i confini e approdò anche in Italia, dove continuò ad essere rappresentata come spettacolo per bambini e ragazzi, spesso in scuole di danza o teatri di provincia, mantenendo intatta la sua forza narrativa e il fascino visivo. La trama racconta di Cipollino che vive in un mondo dove il potere è esercitato ingiustamente dal Principe Limone e ...

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Il cigno: icona senza tempo tra eleganza e trasformazione

Il cigno, con il suo portamento elegante e il fascino etereo, ha attraversato la storia della danza come simbolo di bellezza, mistero e trasformazione. Non è solo un animale da osservare nei laghi o nei giardini: nei palcoscenici del balletto, il cigno diventa linguaggio, emozione e mito incarnato. Fin dall’antichità, il cigno è stato carico di significati simbolici. Nella mitologia greca, la sua immagine è legata a Zeus e a leggende di metamorfosi, mentre nella tradizione europea diventa emblema di purezza, fedeltà e magia. Questi archetipi hanno trovato naturale collocazione nella danza, dove il movimento corporeo traduce in gesto ciò che la parola non può raccontare. Il cigno entra prepotentemente nel repertorio del balletto romantico del XIX secolo, raggiungendo la sua consacrazione con Il lago dei cigni. La figura di Odette/Odile, bianca e nera, fragile e ingannevole, trasforma il palcoscenico in uno specchio di emozioni. La coreografia del cigno, con braccia arcuate e movimenti fluidi che richiamano le ali, diventa simbolo di leggerezza, grazia e tensione drammatica. Non a caso, questo ruolo è considerato una delle prove più complesse per una ballerina: richiede perfetta fusione tra tecnica e capacità narrativa. Il cigno nel balletto non è mai solo ornamento scenico: ...

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Angelina Fioretti: la danzatrice milanese che incantò Parigi

In un’epoca in cui la danza classica stava attraversando una delle sue trasformazioni più affascinanti, tra romanticismo e virtuosismo tecnico, una giovane ballerina italiana si fece largo con grazia e determinazione: il suo nome era Angelina Fioretti. Nata probabilmente a Milano intorno al 1843, Angelina crebbe nella capitale lombarda, dove si formò artisticamente sotto la guida di uno dei maestri più influenti dell’epoca: Carlo Blasis, noto per il suo approccio rigoroso e quasi scientifico alla tecnica della danza. Fu proprio grazie a questa solida base che Fioretti riuscì a entrare giovanissima nel prestigioso corpo di ballo del Teatro alla Scala, tempio della musica e della danza. Il talento non tardò a farsi notare, e ben presto varcò i confini nazionali. Parigi, con la sua Opéra, l’attendeva. Il debutto parigino avvenne il 28 dicembre 1863, quando Angelina si esibì in un divertissement ispirato al Mosè di Rossini, con coreografie curate da Lucien Petipa, fratello del celebre Marius. In breve tempo, Fioretti divenne una presenza fissa sulle scene dell’Opéra, interpretando ruoli da protagonista in balletti firmati dai coreografi più in voga del momento. Tra le sue interpretazioni più acclamate si ricordano Gloriette in Marché des Innocents (1864), Néméa nel balletto Néméa ou ...

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L’estetica è la grammatica della danza classica

Ogni gesto, ogni posa, ogni equilibrio nella danza classica accademica è il frutto di un processo di stilizzazione che ha come scopo non la semplice bellezza, ma l’ideale. Qui l’estetica non è ornamento: è fondamento. È la grammatica invisibile che guida l’occhio e l’emozione. Dietro la leggerezza apparente si cela un corpo che ha imparato a dominarsi e a farsi forma pura. Sul palco, la danza classica costruisce un mondo coerente: i costumi amplificano la geometria del corpo, la musica lo guida con rigore e passione, la scenografia crea lo sfondo di un altrove immaginario. Tutto concorre a generare una dimensione estetica totale, in cui nulla è lasciato al caso. Il balletto, in questo senso, è un rituale visivo: eleganza, controllo e armonia si fondono per produrre un’esperienza quasi spirituale. L’estetica della danza classica resiste come un gesto nitido: l’en dehors e la simmetria delle linee non sono scelte stilistiche. Sono uno spazio di perfezione in cui il tempo si ferma e il corpo sogna. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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La danza classica torna utile in ogni ambito della crescita

Ci sono passioni che nascono presto, a volte già davanti a uno specchio o osservando un passo di danza in televisione. La danza classica è una di quelle magie che cattura i bambini per la sua eleganza, la musica e la sensazione di libertà che nasce dal movimento. Ma dietro il fascino del tutù e delle scarpette di raso, c’è molto di più: un percorso educativo completo che accompagna i piccoli nella crescita fisica ed emotiva. Fin dai primi anni, la danza classica aiuta i bambini a conoscere il proprio corpo e a comunicare attraverso di esso. Imparano che un gesto, un passo o una semplice posizione possono raccontare emozioni. In un mondo in cui i bambini trascorrono sempre più tempo seduti o davanti agli schermi, la danza rappresenta un’occasione preziosa per riscoprire il piacere del movimento e della presenza fisica. La danza classica è una scuola di vita. Insegna la disciplina, la concentrazione e la costanza — qualità che torneranno utili in ogni ambito della crescita. Allo stesso tempo, per i più piccoli la lezione è anche un momento di gioco, fantasia e scoperta. Attraverso esercizi semplici e divertenti, i bambini apprendono le basi della tecnica senza perdere il ...

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I regali lussuosi alle ballerine romantiche dell’Ottocento

Nel velo sottile della danza romantica dell’Ottocento, oltre ai passi leggeri e alle luci soffuse dei palcoscenici, si nascondeva un universo di passioni e simboli segreti. Tra le pieghe dei tutù vaporosi e le frange delicate dei veli, fiorivano anche i regali preziosi, offerti dagli ammiratori alle loro muse eteree: le ballerine. Quei doni erano più di semplici oggetti: erano messaggi d’amore sussurrati in segreto, promesse di devozione, simboli tangibili di un sentimento spesso proibito o inaccessibile. Gli ammiratori dell’epoca non badavano a spese. Collane di perle, fili di diamanti, orecchini scintillanti, bracciali d’oro finemente lavorati, tutti pensati per illuminare il viso delle stelle del balletto. Le perle, con la loro purezza e la loro lucentezza discreta, erano il regalo più ambito, simbolo di innocenza e mistero, proprio come le figure eteree che queste ballerine incarnavano sul palco. C’erano anche i ventagli intarsiati d’avorio e dipinti a mano, oggetti di rara eleganza, usati non solo come accessori, ma come strumenti di una conversazione segreta fatta di sguardi e movimenti leggeri. Un ventaglio poteva racchiudere un messaggio, una dichiarazione d’amore, un invito sottile. Non mancavano, naturalmente, i fiori: mazzi di rose, gigli e orchidee, ma non semplici fiori. Venivano spesso portati ...

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