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Storia e Cultura

Re Ludwig e la danza: sogno, libertà, arte, movimento

Nel panorama dei sovrani europei del XIX secolo, pochi sono stati tanto enigmatici e affascinanti quanto Ludwig II di Baviera. Famoso per i suoi castelli fiabeschi – primo fra tutti Neuschwanstein – Ludwig è spesso ricordato come il “re delle illusioni”, un monarca che preferiva i mondi ideali dell’arte e della musica alla fredda realtà della politica. Ma tra le pieghe della sua personalità complessa e della sua dedizione all’estetica, esiste un aspetto meno esplorato: il rapporto con la danza. Ludwig II nacque nel 1845 in un’epoca in cui la danza era un elemento imprescindibile della vita di corte: dai balli ufficiali agli spettacoli di balletto nei teatri reali. Tuttavia, per Ludvig la danza non fu solo una formalità cerimoniale. Fu un linguaggio dell’anima, un mezzo di espressione che, come la musica wagneriana che tanto amava, poteva evocare altri mondi sospesi tra sogno e simbolo. Nei suoi diari e nelle sue lettere si trovano riferimenti a spettacoli di balletto, e la preferenza per le opere che miscelavano musica e movimento. Durante il regno di Ludwig, il Teatro Nazionale di Monaco e il Teatro Residenz ospitarono molte rappresentazioni di balletto. Il re sovvenzionava generosamente queste produzioni. Ludwig a volte organizzava performance private ...

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L’Ultimo Ballo dei Romanov: un tuffo nel passato

  Nel cuore dell’inverno del 1903, mentre il gelo avvolgeva San Pietroburgo, il Palazzo d’Inverno si trasformava in una macchina del tempo. Per due notti incantate, la corte imperiale organizzò un ballo in costume che non fu soltanto un evento mondano, ma un vero e proprio tributo alla storia e alla magnificenza di una dinastia che, inconsapevolmente, stava per vivere gli ultimi bagliori. I partecipanti, nobili e aristocratici, indossarono costumi che sembravano usciti da un quadro secolare. Abiti di velluto, sete ricamate, pellicce regali e gioielli scintillanti ricostruivano un’epoca di potere, tradizione e ritualità. I dettagli furono curati con meticolosità: dai copricapi elaborati alle spade ornate, ogni elemento raccontava una storia di grandezza passata. Il ballo non fu solo un’occasione per danzare. Fu un rituale carico di significati, dove ogni passo era un’eco di un potere che tentava di affermarsi in un mondo che stava rapidamente cambiando. Le danze si susseguivano senza sosta, dal valzer alle mazurche, attraversando le stanze illuminate da lampadari di cristallo, mentre la musica sembrava voler sospendere il tempo. La famiglia imperiale ballava l’ultima danza di un’epoca destinata a finire. L’evento rimase come un’istantanea di un mondo che avrebbe cessato di esistere poco tempo dopo, con ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Emma Livry

Nata Jeanne Emma Emarot o Emma Marie Emarot (Parigi, 24 settembre 1842 – Neuilly-sur-Seine, 26 luglio 1863) Emma Livry è stata una delle ultime ballerine del balletto romantico e allieva di Marie Taglioni. È passata tristemente alla Storia per la sua prematura scomparsa dovuta alle ustioni riportate quando il suo costume prese fuoco durante una prova di balletto in palcoscenico. Fu una delle stelle nascenti più brillanti dell’Opéra di Parigi votata ad una carriera di glorioso successo. Livry era la figlia illegittima della ballerina Célestine Emarot, e del barone Charles de Chassiron. Come riporta il libro The Ballet of the Second Empire: 1858-1870 di Ivor Guest pubblicato nel 1953, Célestine era nata in una famiglia originaria di Digione, sua madre lavorava nel commercio del lino, ma si trasferì a Parigi intorno al 1834 in cerca di una vita migliore. Circa due o tre anni dopo, grazie all’influenza di amici, Marguerite (questo il suo vero nome) fu ammessa alla Scuola di danza dell’Opéra, adottando il nome di Célestine. Divenne presto l’amante del barone Charles de Chassiron che trascorreva gran parte del suo tempo nel Foyer de la Danse. Nel 1842 diede alla luce una figlia, che fu battezzata più di un ...

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Marlene Dietrich e Greta Garbo: la danza nascosta di due divine

Marlene Dietrich e Greta Garbo non furono ballerine di professione, ma in loro la danza visse in forma nascosta, come linguaggio del corpo e dell’anima. Nessuna delle due calcò i palcoscenici del balletto né dedicò la vita all’accademia tersicorea. Eppure, guardando i loro film si coglie qualcosa di coreografico nel modo in cui si muovono. Non recitavano semplicemente: danzavano attraverso la cinepresa. In L’angelo azzurro (1930), il numero musicale Falling in Love Again è eseguito dalla Dietrich quasi senza muoversi, eppure ogni battuta musicale è riflessa in un movimento minimo del busto, delle spalle, delle mani. Anche la Garbi possedeva una grazia danzante. Nei suoi film muti, dove il corpo era tutto, il controllo del gesto era totale. Ogni camminata era una coreografia mentale. Ogni espressione del volto era una variazione. In Mata Hari (1931), indossò l’abito della danzatrice esotica non per ballare davvero, ma per trasmettere, con il semplice peso del suo corpo, un’idea di femminilità come rito. Ci sono documenti che attestano che entrambe, nei primi anni di carriera, studiarono danza. Garbo, durante gli anni dell’Accademia di Arte Drammatica a Stoccolma, ricevette formazione nella danza espressiva scandinava, allora in pieno sviluppo grazie all’influenza di Isadora Duncan. Dietrich, invece, negli ...

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La Principessa Sissi e la Danza: un’eleganza oltre il Trono

Elisabetta di Baviera, meglio conosciuta come la Principessa Sissi, è passata alla storia non solo per la sua bellezza e il ruolo come imperatrice d’Austria e regina d’Ungheria, ma anche per la sua profonda passione per le arti, tra cui spiccava una speciale inclinazione per la danza. Sebbene non sia l’aspetto più noto della sua biografia, la danza ebbe un significato importante nella sua vita, sia come forma di espressione personale che come disciplina fisica e spirituale. La danza, in quel contesto, non era solo un passatempo, ma un modo per esprimere la propria vitalità e individualità. Ma soprattutto era una forma intima di libertà. La vita di corte a Vienna imponeva a Sissi rigide convenzioni, ma lei continuò a coltivare una personale disciplina del corpo. Accanto alla sua passione per la ginnastica e l’equitazione, la danza trovava spazio come mezzo per mantenere la forma fisica e sfuggire, anche solo per un momento, al peso delle responsabilità imperiali. Sissi era nota per la sua eleganza nei balli di corte, dove ogni gesto era studiato e misurato. Le danze imperiali – come il valzer – erano rituali sociali e linguaggi politici nei quali le alleanze si stringevano, i ruoli venivano ribaditi ...

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La Danza Segreta di Caterina “la grande”

Quando si parla di Caterina II di Russia, detta “la Grande”, si pensa subito a una delle sovrane più potenti e illuminate dell’Europa del Settecento. La sua figura domina per le riforme, le conquiste territoriali, la corrispondenza con Voltaire e Diderot. Meno noto, ma altrettanto affascinante, è il suo rapporto con l’arte della danza. Sotto il suo regno, il balletto non fu soltanto uno svago di corte: divenne uno strumento politico, culturale e identitario, che contribuì a forgiare l’immagine della Russia come potenza moderna e raffinata. Caterina, nata principessa tedesca con il nome di Sophie von Anhalt-Zerbst, arrivò in Russia nel 1744 per sposare il futuro zar Pietro III. Ma fu solo dopo aver preso il potere con un colpo di Stato nel 1762 che iniziò davvero a plasmare il Paese secondo la sua visione. Fra i suoi obiettivi principali c’era la “civilizzazione” della nobiltà russa, che passava anche attraverso l’adozione delle arti occidentali. La danza, in questo contesto, non era un semplice passatempo aristocratico. Era il simbolo di una cultura sofisticata e razionale, che si basava su regole, disciplina e armonia. Caterina ne comprese perfettamente il valore: promuovere il balletto significava avvicinare la Russia ai canoni estetici e morali ...

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Danze di Ferragosto: tra tradizione e festa popolare

Ferragosto, con il suo carico di sole, vacanze e convivialità, rappresenta uno dei momenti più vivaci del calendario italiano. Tra falò in spiaggia, sagre paesane e fuochi d’artificio, un elemento che attraversa l’Italia da nord a sud è la danza popolare. Le danze di Ferragosto sono un prezioso tesoro di identità, memoria e partecipazione collettiva. La danza tradizionale durante Ferragosto, emerge come un potente rito sociale: ballare insieme non è solo divertimento, ma un modo per rinsaldare legami, tramandare storie e sentirsi parte di una comunità. In molte zone d’Italia, le piazze si trasformano in palcoscenici dove giovani, anziani e bambini si lasciano coinvolgere da ritmi antichi, a volte accompagnati da strumenti tradizionali come tamburelli, organetti, zampogne o fisarmoniche. Ogni regione custodisce la sua danza agostana. Nelle valli alpine del Piemonte o del Trentino, si possono vedere danze in cerchio, spesso di origine medievale, oppure scendendo verso il centro Italia, troviamo il saltarello abruzzese o marchigiano, che durante Ferragosto anima le vivaci feste paesane. Al Sud, la danza si fa rito: in Puglia, la pizzica racconta di amore, corteggiamento e liberazione. In Calabria e Sicilia, la tarantella si fa protagonista delle appassionate notti ferragostane. I nonni insegnano i passi ai ...

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Maria Callas e la Danza: il corpo nascosto della voce

Quando si parla di Maria Callas, il pensiero corre immediatamente alla sua voce: drammatica, penetrante, unica. Senza dubbio, una delle più grandi voci del Novecento. Tuttavia, un aspetto meno esplorato della sua arte – e della sua leggenda – è il rapporto profondo e sotterraneo che la Callas intrattenne con la danza in senso lato. Non si tratta solo di movimenti teatrali o di portamento, ma di una vera e propria disciplina corporea che trasformò la sua presenza e, naturalmente, la sua voce. Maria Callas sotto l’influenza del regista Luchino Visconti e grazie al lavoro con coreografi e registi di chiara fama cominciò a comprendere il valore del corpo come estensione drammatica della voce. Studiò il linguaggio del gesto, l’equilibrio, l’intenzione nel movimento, il dettaglio nello spostamento, l’espressività fisica. «Ogni parola deve passare attraverso il corpo, altrimenti resta vuota», disse in un’intervista.  Ogni passo, ogni sguardo, ogni inclinazione del busto era coreografata con rigore. Non era però coreografia in senso classico, era una danza invisibile, fatta di tensioni muscolari, di sospensioni del respiro, di anticipazioni e ritardi che davano senso al tempo musicale. Non è un mistero che Maria Callas ammirasse la grande étoile Margot Fonteyn e che avesse un ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Amalia Brugnoli

Amalia Brugnoli (Milano, 11 agosto 1802 – 1892) è stata una notissima ballerina italiana del periodo romantico. Oltre alle sue doti innate viene ricordata come l’iniziatrice della danza sulle punte eseguita per la prima volta a Vienna. Infatti Amalia fu la prima a salire sulle punte in alcuni passaggi. Un’altra iniziatrice al suo pari fu la francese Geneviève Gosselin. Mentre a danzare per prima sulle punte un intero balletto fu Maria Taglioni in La Sylphide, che in pieno Romanticismo, fornì una precisa evoluzione alla bellezza estetica del lavoro sulla punta, apparendo eterea e impalpabile con la tipica caratteristica tra realtà e sovrannaturale. L’epoca romantica tersicorea ha così fortificato il ruolo della ballerina trasformandola nella componente principale ed essenziale del balletto, lasciando in secondo piano il ruolo maschile. Amalia Brugnoli riscosse un notevole successo in tutta Europa negli anni Venti dell’Ottocento, danzando spesso con il marito Paolo Samengo. Nata a Milano nel 1802, figlia di due ballerini Paolo e Giuseppa Brugnoli, nel 1813 si iscrisse all’Imperial Regia Accademia di Ballo del Teatro alla Scala aperta nel medesimo anno, della quale è stata una delle prime diplomate. A Milano fu inoltre allieva privata di Carlo Blasis. Come da tradizione della Scuola scaligera, ...

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Mozart e il suo unico balletto: un capolavoro poco famoso

Tra le opere più celebri di Wolfgang Amadeus Mozart, dal repertorio operistico alla musica da camera, spicca un pezzo poco noto ma significativo: il suo unico balletto completo, intitolato Les petits riens. Composto nel 1778 durante un soggiorno parigino del compositore, questo lavoro offre uno sguardo inedito sul Mozart coreografo, capace di unire grazia, leggerezza e ritmo in un contesto scenico. Les petits riens era destinato ad essere eseguito come intermezzo di balletto teatrale alla corte francese. Mozart scrisse la musica probabilmente su richiesta di Jean-Georges Noverre. La partitura mostra la capacità del genio austriaco di creare temi melodici vivaci, orchestrazione brillante e movimenti ritmici che accompagnano perfettamente la danza. Il balletto è strutturato in varie sezioni, ciascuna pensata per un diverso tipo di danza: minuetti, contredanses e altri passi tipici del repertorio coreografico settecentesco. Nonostante la brevità, mostra l’inconfondibile talento di Mozart nell’equilibrio tra struttura formale e spontaneità espressiva. Sebbene non sia mai diventato parte del repertorio standard dei balletti, Les petits riens rappresenta un esempio prezioso della versatilità del grande compositore. Les petits riens rimane un piccolo gioiello che dimostra quanto Mozart fosse capace di ideare anche un mondo musicale destinato a muoversi e a danzare. Michele Olivieri ...

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