Caro Kledi, da cosa è nato l’amore per la danza e come ti sei avvicinato a questa nobile arte? Cominciai per gioco, circa all’età di sei anni, quando per la prima volta andai al Palazzo dei Pionieri, una struttura in cui tutti i ragazzi occupavano il loro tempo libero eseguendo attività come la danza, il canto e la recitazione a livello amatoriale. Poi quando mio padre vide che ero portato ed entusiasta, decidemmo di andare a sostenere l’audizione per l’Accademia di danza di Tirana. Come descriveresti questa tua esperienza all’Accademia Nazionale? Presso l’Accademia ho vissuto un’esperienza molto valida, quel tempo mi marcò molto. Ringrazio la mia generazione di maestri, allora appena giunti dall’ex Unione Sovietica, i quali seguirono la mia formazione e mi hanno permesso di essere oggi qui a parlare. E nel Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera sempre di Tirana che aria si respirava? Si respirava un’aria piuttosto tranquilla, come in tutti gli enti lirici: i ballerini sapevano esattamente che ruolo dovevano interpretare e il repertorio era quello tradizionale oppure limitato a temi patriottici e predisposto a causa del regime, non avevamo quindi particolari stimoli o forti competizioni. Prima di trasferirti ...
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