Rivedendo il film “Billy Elliot”, ripresentato in televisione il 7 marzo, sono rimasto colpito come la prima volta che l’ho visto per la crudeltà e le difficoltà che ancora oggi un ragazzo Europeo ha nel voler intraprendere la strada della danza. Non ci sono molti film che rappresentano queste tematiche, e ogni volta sono rimasto colpito da qualcosa di diverso. Probabilmente non volevo accettare che nella sceneggiatura c’era una parte della mia vita o ancora meglio una parte della vita di tutti noi. Piango quando la passione di Billy non riesce a convincere la sua famiglia che la danza è per lui qualcosa di speciale. Ho pianto quando il padre finalmente cede alla passione di Billy, ho pianto quando lui lascia il suo paese, e ho pianto quando sulle note del Lago di Cigni, con la coreografia di Matthew Bourne, Billy vola in scena di fronte al suo amico del cuore e ai suoi familiari. Morale della favola è che grazie a una scuola privata di danza, in un paesino sperduto della Gran Bretagna, un talento è potuto nascere. Ma soprattutto grazie ad un insegnate che ha saputo coltivare e far nascere un talento visibilmente non molto “talentuoso”. L’insegnante ha ...
Read More »
Giornale della Danza La prima testata giornalistica online in Italia di settore