
Nell’educazione e nella crescita dei più piccoli, la danza viene spesso considerata solo sotto il profilo artistico ed espressivo. Tuttavia, esiste una dimensione meno discussa, ma altrettanto rilevante: la capacità di stimolare la curiosità.
Essa consiste nel desiderio di acquisire nuove conoscenze e fare nuove esperienze. La sua spinta deriva dalla motivazione atavica a esplorare ciò che è ignoto o poco familiare.
La curiosità infatti favorisce l’apprendimento e l’adattamento all’ambiente. Si distingue dall’impulsività o dalla mera ricerca di novità, poiché implica un processo di selezione e approfondimento delle informazioni rilevanti.
Un bambino curioso pone domande e dubbi, e impara ad affrontare i problemi attivamente e con perseveranza. L’attività cerebrale, la capacità di concentrazione e il pensiero critico sono rafforzati.
La curiosità, quindi, non è solo un motore dell’apprendimento, ma anche un fattore che genera vivacità cognitiva.
La danza costituisce un terreno fertile per lo sviluppo di questa fondamentale attitudine.
Nel praticarla, i bambini esplorano e imparano movimenti nuovi, interpretano musiche e personaggi, interagiscono con lo spazio e con gli altri. Ogni passo è un’opportunità per sperimentare e per porsi domande sul proprio corpo, sulle possibilità creative e sulle regole che governano la disciplina.
L’esposizione a situazioni variabili ed eterogenee consente ai giovani danzatori (e non solo) di sviluppare una mentalità aperta, ricettiva e poliedrica.
La curiosità coltivata attraverso la pratica regolare, infatti, è fondamentale per il cervello in maturazione e contribuisce a formare individui più flessibili, capaci di esprimere il loro potenziale e di affrontare le sfide della vita.
Promuovere la curiosità attraverso la danza rappresenta quindi una scelta educativa strategica, al servizio della crescita integrale della persona.
Stefania Napoli
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