Cara Signora Prina, sono un’insegnante di danza classica e noto spesso i miei allievi hanno molte difficoltà ad immedesimarsi in alcuni personaggi storici del repertorio. Lei che ha anni di esperienza in questo settore, riuscirebbe a sintetizzare con un consiglio qual è il primo passo che un danzatore dovrebbe fare per riuscire a calarsi in un personaggio, qualsiasi esso sia?
(Giulia da Padova)
Cara Giulia, il primo passo da fare è proprio far comprendere il periodo storico in generale e quello più specifico della danza e del balletto in questione. È necessario spiegare il personaggio non solo a parole, ma anche attraverso immagini fotografiche e video dell’epoca – se esistenti – e di interpretazioni di danzatori di livello del personaggio. Successivamente, con pazienza, si cercherà di sviluppare il personaggio adattandolo all’allievo, dando indicazioni e stimolando la sua creatività.
Buon lavoro!
Gentile Signora Prina, secondo Lei sarebbe saggio promuovere la danza nelle scuole elementari per spronare i bambini ad avvicinarsi a questo mondo o crede sia più appropriato che i ragazzi di oggi scoprano la danza autonomamente?
(Maria da Napoli)
Cara Maria, sono assolutamente favorevole all’introduzione della danza – nelle sue varie declinazioni – nelle scuole elementari come veicolo di cultura e formazione. A quell’età, infatti, la danza può essere insegnata come educazione al movimento e alla musica e può essere anche un valido modello di coordinazione e disciplina fisica e mentale. Per quanto invece riguarda la scoperta autonoma della danza sono un po’ preoccupata, poiché i modelli seguiti da molti ragazzini sono quelli televisivi che spesso non sono di qualità, come invece vorremmo offrire ai giovani che si accostano ad un’Arte meravigliosa.
Cari saluti
Gentilissima Signora Prina, oggi tantissimi ballerini italiani sono costretti a viaggiare all’estero per poter realizzare i propri sogni. Secondo Lei in futuro l’Italia continuerà a veder andar via i suoi talenti o ci sarà una soluzione a questa triste realtà?
(Mirco da Milano)
Caro Mirco, dopo tanti anni passati con e per la Danza, mi sono convinta che la cosiddetta fuga all’estero dei talenti italiani non sia una triste realtà. Mi spiego: il fatto che le danzatrici e i danzatori italiani siano chiamati da teatri esteri non è un fatto negativo, bensì è la dimostrazione dell’apprezzamento del lavoro svolto nelle scuole italiane e delle capacità del singolo elemento. Da anni infatti i nostri talenti non sono più considerati secondi ai soliti russi e francesi, ma vengono apprezzati sul piano internazionale allo stesso livello. Non dimentichiamo che all’estero i nostri ragazzi hanno la possibilità di maturare ed evolversi e di fare molti più spettacoli che in Patria. Le assicuro che dovremmo essere fieri del successo della danza italiana all’estero!
Cari saluti
La posta di Anna Maria Prina
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