Dopo aver ascoltato Donato Cuocolo, presidente dell’associazione NapoliTango, non posso che dire: vedi Napoli e poi balla. Dei suoi andirivieni in terra Argentina, il maestro di tango Donato Cuocolo ne ha saputo fare virtù. È stato tra i primi, infatti, a far conoscere questa danza, questa cultura e questo stile di vita nella città partenopea. Appassionato di tango al punto tale da possedere una collezione di scarpe, cappelli e vestiti, del Paese sudamericano, da guinness dei primati. Attraverso le parole del maestro scopriremo uno spaccato di vita tanguera nel capoluogo campano.
Benvenuto Donato Cuocolo, presidente dell’Associazione NapoliTango. Da quanto tempo il Tango è entrato a far parte della tua vita?
Era il 1997 e da quel giorno sono trascorsi molti anni. Mi sono avvicinato al tango per caso. Un mio amico un giorno mi chiese se mi avesse fatto piacere andare con lui ad uno stage di tango argentino. Mi disse che sarebbe venuta a Napoli una famosa (non per me) ballerina argentina di tango Silvia Vladimivsky, io accettai. Avevo sentito qualche brano musicale, la famosa pubblicità di un brandy italiano con lo storico Libertango di Astor Piazzolla e comunque consideravo, sbagliando, questa danza per persone più mature. Quella sera, era di venerdì, arrivai da solo al centro Reich dove si sarebbe svolto lo stage. Ero intimorito perché il mio amico avrebbe seguito il livello successivo, io partecipavo a quello principiante. Con mio grande piacere vidi tantissimi giovani e questo mi rincuorò non poco. Il primo brano musicale che ascoltai, lo ricordo ancora oggi con tanto trasporto, era Adios Nonino, di Astor Piazzolla, bellissimo. Da quel momento decisi che avrei ballato il tango.
Persone e fatti importanti, sin dai primi passi di danza
Una persona speciale è Tony Baldazzi che, come me, si ammalò di “tanghite acuta”, lasciami passare il termine. Insieme fondammo nel maggio del 1998 l’associazione culturale NapoliTango, la prima associazione nata per la divulgazione del Tango Argentino e della sua cultura a Napoli e in Campania. Abbiamo organizzato, serate e spettacoli di tango, incontri culturali. Nel 2004 il primo incontro internazionale di Tango e Medicina La Salute in Ballo per la lotta contro i tumori, in collaborazione con l’istituto Pascale, patrocinato dalla Regione Campania, Provincia e Comune di Napoli.
Competizioni importanti di Tango Argentino
Sono stato scelto per l’organizzazione ed esecuzione di un tango nel concerto di Claudio Baglioni tenutosi a Napoli allo stadio San Paolo nel luglio 2003. Ma la cosa più bella che possa capitare ad un ballerino di tango è avere la fortuna di partecipare al mondiale di tango a Buenos Aires. Nella capitale argentina ci sono stato tante volte, ci ritorno spesso per perfezionare tecnica e stile di ballo e metodologie di insegnamento, ma quella volta è stata un’esperienza indimenticabile. Cominciai con il vincere le selezioni italiane ad Avellino e poi la finale a Roma presso il Teatro Capranica, partecipando così alle categorie di Tango Salon e Tango Escenario. Ricordo ancora i momenti più belli di quella avventura quando siamo saliti, io e la mia compagna, sul palco per il tango escenario (spettacolo) davanti una platea di quasi ottomila persone che ti applaudono.
Il Tango è una delle danze di matrice latinoamericana più diffuse in Italia, mi sto sbagliando?
No assolutamente, il tango è molto diffuso in Italia. Torino è stata la prima città ad averlo accolto. Anche Milano, Reggio Emilia, Firenze, Mantova, Genova, Roma, Napoli, Palermo, Catania, praticamente ad oggi tutta l’Italia balla tango.
Mi verrebbe da dire: vedi Napoli e poi balla. Il Tango occupa un posto di tutto rispetto nella città partenopea, è così?
Si è vero. Ormai Napoli è invasa dal tango, forse anche un po’ troppo e a volte il troppo non è sempre una buona cosa, però fa piacere sapere che durante la settimana ci sono tanti posti dove poterlo imparare e ballare.
Il Tango all’ombra del Vesuvio. Qualche aneddoto personale?
Posso raccontarti un piccolo aneddoto che renda il senso di come sono i gusti correnti, anche quelli di ballo. Una volta ad un mio corso si presentò una signora con un foglietto di carta e mi disse: “Maestro mi deve insegnare queste dieci figure che sono segnate sul foglio”. Da quel giorno molto carinamente la signora fu soprannominata Miss 10 figure.
Fuori dal capoluogo, che realtà troviamo in Campania?
La realtà tanguera al di fuori di Napoli è molto attiva, a partire da Salerno, Avellino, Benevento, Caserta. Io vivo a Portici Ho un bel corso di tango con tanti giovani presso una bellissima accademia di danze orientali, l’Accademia Iris diretta da una carissima amica Valeria Schiano.
Ballerini e ballerine di Napoli. Lei conosce qualche giovane talento che potrebbe rappresentare l’Italia del Tango nel prossimo futuro?
Si ci sono tanti giovani che potrebbero rappresentare il nostro paese. Anna Paola Pizza una ragazza giovane con moltissimo talento e tanta tecnica, tutto questo dovuto anche ai suoi trascorsi di danza classica.
Una tua critica all’ambiente tanguero napoletano.
Non vorrei sembrare disfattista. A volte si vedono in giro persone che si definiscono maestri, che si mettono ad insegnare dopo poco tempo, questo non fa bene al tango. Volendo essere sinceri, questo fenomeno non è solo napoletano, lo vedo anche in giro per l’Italia, spero possa cambiare con il tempo.
Un sogno nel cassetto di un maestro napoletano che insegna Tango.
Uno dei sogni che ho nel cassetto è quello di insegnare tango ai bambini. Qualche anno fa avevo un gruppetto di bimbi e mi sono divertito moltissimo con loro, spero di continuare in futuro. E poi mi piacerebbe aprire una bellissima milonga dove poter fare tango a 360° dalla A alla Z, sette giorni su sette.
Massimiliano Raso
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