Una ballerina di grande talento e dalle meravigliose interpretazioni, questo era quello che avrei potuto dire di Mara Galeazzi prima che la sua voce squillante mi raggiungesse al telefono; ora posso anche aggiungere che è solare e simpatica, che è un’instancabile ballerina, ma anche una mamma impegnata, non solo con la sua bimba, ma anche a favore dei bambini meno fortunati. L’abbiamo raggiunta al telefono per parlare della nuova produzione Royal Ballet, Cassandra, una coreografia di Ludovic Ondiviela ispirata alla poesia su Cassandra di Wislawa Szymborska, e siamo finite a chiacchierare dei tanti suoi progetti…
Domanda di rito: che cos’è la danza?
Un modo di esprimersi universale, capito da tutti, la forma di comunicazione migliore che ci possa essere a livello di anima, corpo e sentimento.
Lei ha dato l’addio alle scene nel 2013: com’è la vita di una ballerina lontano dal palcoscenico?
Cambiamento traumatico perché ho lasciato l’Inghilterra e sono venuta a vivere negli Emirati cambiando completamente la mia vita, forse a Londra avrei avuto ancora degli agganci lavorativi, mentre qui non è semplice tenersi in allenamento come free-lance. Ma è stata una decisione mia quella di uscire al top, certo dopo un anno mi sono accorta che mi manca, quindi non è semplice cambiare vita dopo che hai fatto una carriera che ti richiede di essere 24h su 24 concentrati sul lavoro.
E la preparazione al ritorno? Com’è?
Sto riprendendo con dei piccoli gala, e con delle ospitate. La ripresa è dura però, anche perché abitando in un luogo dove non esistono compagnie stabili cui potrei chiedere ospitalità per le lezioni, mi devo impegnare a spingermi a fare esercizio, perché anche ai massimi livelli è difficile non avere una lezione con un insegnante che ti aspetta. Anche con la compagnia, per le prove di Cassandra, durante i primi tre giorni mi sono trovata spaesata, ma alla fine ballare e allenarsi è naturale; anzi io stessa ero sorpresa che mi venisse naturale. Ci vuole tantissima disciplina e ammiro chi sceglie l’intera carriera free lance e quindi si deve imporre autodisciplina!
Come nasce la collaborazione per Cassandra?
Nasce dal fatto che Ondiviela, ballerino e coreografo, sapendo che sarei andata via, mi avvisò già agli inizi di avere un personaggio ideale per me. In seguito ha proprio cominciato questo progetto da solo, e abbiamo fatto un workshop, come se fosse un progetto di livello internazionale a sé. Poi il Royal Ballet l’ha notato e lo ha voluto come progetto suo proprio. Cassandra nasce dall’incontro del coreografo con una cantante (Ana Sivera, ndr), e con artisti a tutto tondo: dalla visual art, alla musica…
Ci parli del suo ruolo…
Non è la Cassandra mitologica, ma la storia psicologica di Cassandra, ci sono i personaggi della storia ma nel mondo moderno. Io sono la madre che ha perso il marito e la cui figlia ha problemi di schizofrenia, e che perde il figlio, un ruolo piuttosto intenso e molto contemporaneo, con musiche miste. C’è molta visual art, non è un balletto tipico da Royal Ballet…
Come sta preparando questa interpretazione? Quanto e come interviene il coreografo o gli artisti coinvolti e quanto studia lei stessa il personaggio dando nuove sfumature?
Il ruolo della madre in Cassandra è un ruolo di forte emozione soprattutto per la storia che la pone in una situazione famigliare alquanto complicata: affronta la morte del marito, la figlia con problemi psichiatrici e la perdita inaspettata del figlio. Per interpretarli al meglio abbiamo seguito delle sedute con psichiatri (e il balletto indaga proprio le diverse prospettive emotive e relazionali sul tema della pazzia, reale o presunta, ndr) e parlato delle varie possibilità di reazione di una madre a seguito di questi episodi; per quanto riguarda la danza, possiamo dire invece che il movimento è contemporaneo ma molto interiore e non espressivo a livello di viso.
E, sempre parlando di personaggi, qual è stato, tra i numerosi balletti interpretati, il suo ruolo preferito e perché?
Mi sono sempre piaciuti tutti i ruoli che ho interpretato ma uno in particolare è quello che preferisco: il ruolo di Anastasia in “Anastasia”, balletto di Kenneth MacMillan. Un ruolo molto completo classico, drammatico e soprattutto a tutto tondo per una donna.
Quando nasce “Dancing for the Children”? Ci parli di questa esperienza e di come la danza aiuti questi bambini…
È nata nel 2007, quando ho conosciuto persone che si sono rese volontarie per aiutarmi a costruire una fondazione per bambini bisognosi di aiuto. La prima esperienza è stata in Africa, dove insieme ad un team ho potuto portare spettacoli e workshops anche nei paesi più poveri; un’esperienza da non dimenticare questa, che ha fatto crescere ancora la voglia di fare sempre di più per i bimbi. Poi ho continuato a progettare Galà a Londra e a fare fundrasing.
Oltre a Cassandra, i prossimi progetti? Galà, esibizioni, magari sulle scene italiane o mamma a tempo pieno?
Ci sono dei vari Galà a marzo e luglio dei quali non posso ancora svelare i dettagli…ma ammetto che non è sempre così semplice essere libera professionista. Non solo però, faccio parte di due organizzazioni molto importanti in Inghilterra: Dance UK, dove sono parte del board, e Central Ballet School. Faccio parte anche del Dance Career Development che si occupa del “dopo-carriera” dei ballerini.
Un consiglio ai giovani danzatori che vorrebbero intraprendere una carriera come la sua?
Beh innanzitutto diciamolo che non è un mondo semplice da gestire, ma è anche vero che se si ha passione si arriva a tutto. Io credo molto nel destino ma anche nel duro lavoro! Perché anche se i risultati non sembrano all’altezza il duro lavoro prima o poi sarà ricompensato. Non bisogna mai perdere la speranza.
Una battuta da ballerina all’estero sulla situazione italiana (anche percepita attraverso i media)?
Ammetto che è una situazione triste da osservare, ma anche un po’ incomprensibile in un Paese che è il cuore dell’arte del mondo. Io partii per Londra perché desideravo provare un cambiamento, e ho avuto la fortuna di entrare al Royal Ballet; ma i talenti in Italia devono cercare lavoro all’estero non perché manchino compagnie di altissimo livello, anzi, perché la danza viene dimenticata da chi ha ruoli di gestione.
ORARI & INFO:
Cassandra,
coreografia di Ludovic Ondivela,
in scena al Linbury Studio Theatre dal 30 ottobre al 1 novembre.
Dancing for the Children: www.dancingforthechildren.com
Greta Pieropan
www.giornaledelladanza.com
Foto: Bill Cooper