Le note di un pianoforte, una leggera brezza e una lunga chiacchierata, in poche parole: non avrei mai voluto interrompere i momenti trascorsi con Elsa Piperno. Una pioniera, decana ma soprattutto un’attenta conoscitrice della danza contemporanea, prima proprio come ballerina e poi come coreografa ed insegnante. Una persona che non si è mai bloccata di fronte alle difficoltà, ha portato avanti il suo linguaggio e continua ancora a trasmetterlo ai giovani danzatori che, come lei, non smettono mai di imparare ed amare quello che fanno. Un vero e proprio esempio di professionista soprattutto per la vita, quella quotidiana. Perché, si sa, “non si deve mai smettere di essere avidi di conoscenza”.
Lei si rende conto di essere una vera e propria pioniera della tecnica Graham in Italia?
Lo so benissimo ma al contempo non è qualcosa che mi condiziona! Questo mio apparente senso di distacco da quello che faccio contraddistingue il mio carattere. Sono molto consapevole che più si sa più si deve sapere, soprattutto nei confronti dell’arte della danza, verso la quale non serbo soltanto un enorme rispetto ma anche un forte senso di profonda umiltà. Posso immaginare che, soprattutto per chi conosce la mia storia, tutto questo possa avere un impatto emotivo molto importante ma io, ad essere sincera, non lo considero mai. Tutto quello che ho fatto caratterizza la mia normalità, fa parte della mia storia ed è qualcosa che ho fortemente voluto perché nulla mi è successo per caso! Ho fatto delle scelte importanti e da ciascuna di esse non ho tratto una sensazione di superiorità, anzi: per me è uno stato di normalità! È come io sono, quello che ho voluto far succedere ma mi condiziona soltanto perché mi permette di poter trasmettere quello che ho imparato ad altre persone. Più c’è esperienza c’è capacità e spessore. Io amo moltissimo insegnare: sono nata danzatrice ma la coreografia e l’insegnamento si sono evoluti insieme. Posso dire di aver viaggiato su tre binari paralleli: pur essendo molto diversi, ognuno di loro ha contribuito a migliorare l’altro. Io sono molto grata di aver avuto questo dono: ho scelto la tecnica Graham, la danza mi ha scelta e sono felice di poter danzare, di fare la coreografa ed insegnare.
Lei ha portato questo nuovo linguaggio negli anni Settanta, quando tutto era ancora così sconosciuto e paradossalmente difficile!
Eh si, ne sono conscia e paradossalmente sono grata alla signora Ottolenghi quando disse ”Elsa Piperno avrebbe potuto dire di aver portato la “sua” tecnica, e invece insegnò a tutti la disciplina Graham”. All’epoca nessuno la conosceva: questa era un modo per polemizzare anche con il fatto che oramai tutti solevano avere una propria metodologia da poter insegnare, senza mai dire di voler trasmettere la tecnica di un altro docente. È pur vero che si sarebbe dovuto fare una distinzione tra tecnica e stile: ogni docente ha sempre avuto il suo dimenticando, però, che di tecniche ne vengono inventate al massimo due ogni secolo. Quando ho iniziato io, tantissimi esperti del settore rigettavano tecniche altrui senza, magari, averle studiate. È stato molto difficile: il problema di fondo era proprio l’ignoranza, ovvero la disinformazione e la non conoscenza di altre tecniche. Per ammorbidire questa strana sensazione che, però, continua a caratterizzare il nostro paese anche in questo periodo, è servito l’avvento di Pina Bausch! Soltanto grazie a lei le persone si sono ricredute e hanno visto che la danza è anche altro rispetto ai classici canoni a cui siamo stati abituati.
Lei ha portato un nuovo mondo nel nostro paese. Crede di aver vinto la sua sfida?
Credo di si! Ritengo che, anche grazie al mio centro di via del Gesù e a Joseph, di aver seminato molto e in tantissimi luoghi in Italia. È pur vero che i tempi e la storia sono cambiati ma sono contenta di essere riuscita a portare il cambiamento in un momento storico pronto a ricevere i miei input e il mio desiderio di condividere qualcosa di nuovo e rivoluzionario. Purtroppo, e in questo la storia non si smentisce mai, la danza e l’arte in generale non sono adeguatamente sostenute: anche a causa di questo, non si riesce ad essere molto influenti e a dare qualcosa in più. Io non mi sono mai arresa: nonostante le difficoltà, ho sempre scelto di ascoltare il mio cuore e fare ciò che era più giusto per me. Purtroppo ora i messaggi che vengono dati a chi vorrebbe intraprendere la carriera di danzatore sono sbagliati e questo non fa altro che peggiorare la già grave situazione in cui ci troviamo. Tutto questo mi rattrista, ma al contempo credo che siano ancora molte le persone interessate al prosieguo della vera danza e soprattutto pronte a dare un seguito al linguaggio da me trasmesso. Questo, almeno, mi rincuora.
Lei crede che ci siano dei ballerini in grado di portare avanti al meglio il liguaggio e la filosofia di Martha Graham?
Si, assolutamente!Proprio qui c’è una ballerina, Caterina Rago, che quasi reputo una mia creatura visto che fece la sua prima lezione alla tenera età di 14 anni proprio con me! Dopo la laurea ha lavorato nella mia compagnia e in pochissimo tempo ha letteralmente spiccato il volo ed è entrata nella compagnia di Martha Graham. Lei è soltanto uno dei tantissimi esempi che avrei potuto citare, dato il numero molto importante di danzatori che hanno studiato questa tecnica fantastica e cercano di portarla avanti. L’augurio che faccio loro, il più grande augurio, è di perseguire nello studio e nella pratica di questa tecnica e soprattutto di continuare a credere in quello che fanno. I giovani devo trovare la loro strada e perseguirla fino in fonda, senza se e senza ma. È vero: quando ho iniziato io il momento storico era diverso ma credo anche che prima o poi arriverà un altro periodo “favorevole”, che ci permetterà di risalire, al meglio!
Valentina Clemente