“Fiammetta” o “Fiametta” (noto anche come “Fiamma d’amore” oppure “La Salamandra” o “Néméa”) è un balletto fantastico in quattro atti e quattro scene su musica del compositore austriaco Aloisius Ludwig Minkus e coreografia del francese Arthur Saint-Léon, presentato per la prima volta dal Balletto del Teatro Imperiale Bolshoi di Mosca nel 1863 con protagonista Anna Sobeshchanskaya nel ruolo del titolo (ballerina russa nota al grande pubblico per essere stata Odette nella primissima produzione del “Lago dei cigni” datato 1877).
Il balletto si svolge in Tirolo (Austria). Fiammetta è una creatura fantastica, generata da Cupido dalla fiamma dell’amore, che ha preso le sembianze di una ragazza terrena per ammaliare il conte Sterngold e impedirgli di sposare una ricca sposa di nome Regonda per interesse personale. Cupido, con l’aiuto di Fiammetta, riunisce Regonda e l’ufficiale Otto, che si amano. L’azione, iniziata sull’Olimpo, fu trasferita in Tirolo. In una trama eclettica, una creatura magica, eroi mitologici, aristocratici tirolesi e zingari coesistevano: la presenza sul palco di personaggi fantastici e reali provenienti da diversi strati della società consentì al coreografo di utilizzare sia la danza classica che quella caratteristica.
Nel primo atto il balletto inizia nei regni dell’Olimpo, dove Tersicore e le ninfe intrattengono Cupido. Mercurio interrompe i raduni, per raccontare a Cupido di un giovane venuto dalla Terra. Quest’uomo (il conte Sternhold) non crede nell’esistenza di Cupido. Ha perso le sue ricchezze a causa del gioco d’azzardo e della cattiva gestione e mira ad un eccellente matrimonio per diventare di nuovo ricco. La ragazza che intende sposare (Ragonda), è la figlia della benestante principessa Millefleurs, ma è già innamorata di un altro uomo, Otto, che ricambia l’amore. Da un lato della scena appaiono Ragonda e Otto, mentre dal lato opposto si vedono il conte Sternhold e i suoi amici che giocano e bevono. La casa in cui si trova Sternhold ha un cartello sulla porta che recita “Amore Proibito Qui”. Cupido lo osserva e decide di fare qualcosa per aiutare Ragonda a sposare il suo vero amore. Evoca i suoi seguaci e li convince a dare la caccia alla “Fiamma dell’Amore”. Usa la fiamma per evocare Fiammetta, una bellissima ragazza spirituale. Cupido manda Fiammetta a vincere su Sternhold, qualunque cosa serva.
Nel secondo atto Sternhold e i suoi amici sono con gli zingari, bevono e si prendono gioco dell’amore. Sentono uno sparo e vanno ad indagare, incontrando un cacciatore, che in realtà è Cupido travestito. Dopo un po’ di tira e molla, Cupido accetta di unirsi a loro e va a prendere la sua compagna, una zingara. La sua compagna è in realtà Fiammetta sotto mentite spoglie. Sternhold è affascinato da Fiammetta, con grande divertimento dei suoi amici. Diverse coppie, tra cui una coppia di contadini con un bambino, vengono mostrate mentre si mescolano fuori casa. Sternhold si interessa di più alle coppie, ma Cupido gli ricorda il cartello sulla porta della sua dimora. Martini, il servitore di Sternhold, trova divertente il suo cambiamento di atteggiamento, così Cupido si diverte un po’, facendo innamorare Martini di una donna che vede giovane, ma che in realtà è vecchia. La festa viene interrotta quando arriva Molari, il tutore di Sternhold. Ricorda a Sternhold il suo squallore e gli consiglia di affrettare il suo matrimonio con Ragonda. Sternhold è d’accordo, a patto che possa avere un’ultima notte di festa, e Molari acconsente. Sternhold poi si avvicina a Fiammetta e le chiede di diventare la sua amante. Lei non è divertita e lui finisce per inginocchiarsi per chiedere perdono. Cupido fa entrare gli amici di Sternhold, con l’intenzione di raccontare loro la sua offerta a Fiammetta nel tentativo di suscitare scherno. Fiammetta interviene risolvendo la disputa. Alla fine dell’atto ritorna Molari e manda via tutti i presenti alla festa. Sternhold realizza il suo amore per Fiammetta e Cupido cambia il segno sulla porta. Invece di leggere “L’Amore Vietato Qui”, ora si legge “La Dimora del Puro Amore”.
Nel terzo atto la principessa Millefleurs, assistita da Otto e da altri servi, viene informata dell’arrivo di Sternhold. Convoca Ragonda, che non è felice. La principessa chiede agli amici di Ragonda di intrattenerla, cosa che fanno, chiedendole di chiudere gli occhi e scegliere tra le rose (il fiore della gioia) e la scabia (il fiore della tristezza). Sceglie la scabia, ma le sue amiche le regalano le rose. Otto appare, sconvolto, e Ragonda lo rassicura, dicendogli che non sposerà mai nessun altro. La loro conversazione si interrompe quando gli amici di Ragonda la avvertono: la principessa Millefleurs sta tornando con i visitatori. Ragonda non offre alcun caloroso saluto a Sternhold e lui, innamorato di Fiammetta, dimentica l’etichetta sociale. Millefleurs interpreta questo come stanchezza e propone a Sternhold di dormire al castello quella sera, e il contratto di matrimonio sarà firmato la mattina successiva. Sternhold va a dormire, e il suo servitore Martini va a fare altrettanto, ma viene sorpreso da un’apparizione. Martini, spaventato, sveglia Sternhold, che va a vedere l’“apparizione”. Ciò che Sternhold vede è una serie di immagini spettrali: Cupido e Fiammetta, Otto e Ragonda, e ancora Fiammetta, che dice a Sternhold che non potrà mai essere sua. Sternhold si lascia prendere dal panico fino all’esaurimento e chiede aiuto. Arrivano gli aiuti, con la principessa, Ragonda, gli amici e i servi che si precipitano dentro. Cercano di confortarlo, ignari di ciò che ha causato la sua paura.
Nel conclusivo atto, il quarto, i contadini ballano con i fiori, per celebrare l’unione di Sternhold e Ragonda. Entra un Notaio, affiancato da Fiammetta, che porge a Ragonda un mazzo di fiori. La principessa è incuriosita dalla bellezza di Fiammetta, chiede agli amici chi sia, ma nessuno lo sa. Il Notaio dice che la Principessa Millefleurs Ragonda è sua figlia, rivelando al pubblico che in realtà è Cupido. Ragonda trova il coraggio di dire alla madre del suo amore per Otto, mentre Fiammetta spinge Sternhold a rompere il fidanzamento. Cupido finisce per fare a pezzi il contratto di matrimonio, dicendo che unirà Otto e Ragonda, che sono veri amanti. Informa tutti dell’intenzione di Sternhold di sposare Ragonda per denaro e del suo amore per Fiammetta. Nello stesso momento in cui Cupido rivela che Fiammetta non è della Terra, lei si dissolve in una fiamma e scompare. In preda alla rabbia, il conte Sternhold va a combattere Cupido, che si toglie il travestimento e si rivela come il Dio dell’Amore. Tutti si inchinano al Dio e la principessa Millefleurs acconsente all’unione di Ragonda e Otto.
Il balletto venne rimesso in scena nel 1864 da Arthur Saint-Léon con il titolo “Fiametta or The Devil In Love” per la Compagnia Imperiale, con Minkus che ne revisionò la partitura all’Imperial Bolshoi Kamenny Theatre di San Pietroburgo. Protagonisti furono Marfa Muravieva (Fiammetta), Lev Ivanov (Conte Friedrich), Vera Lyadova (Cupido), Aleksandra Kemmerer (Regonda), Christian Johansson (Otto) e Maria Sokolova (Tersicore). Questa produzione fu la prima in Russia a fare uso di dispositivi scenici come luci elettriche e speciali effetti ombra.
Il balletto fu riportato all’attenzione del pubblico da Arthur Saint-Léon con il titolo “Néméa ou l’Amour Vengé” in due atti, quattro scene e prologo per il Balletto dell’Académie Royale de Musique con Minkus che ne revisionò la partitura (aggiungendo una danza ungherese e il “pas de lucioles” tratto da un altro balletto di Saint-Léon intitolato “Théolinde”). Questa produzione venne presentata per la prima volta l’11 luglio 1864 all’Académie Royale de Musique di Parigi. Saint-Léon variò il nome dei personaggi principali di Fiammetta e del Conte Friedrich in Néméa e Conte Molder. A ricoprire i ruoli principali Marfa Muravieva (Néméa), Eugénie Fiorcre (Cupido), Louis Mérante (Conte Molder). L’influenza di Saint-Léon assicurò la messa in scena di quest’opera nella capitale francese. I successi di Marfa Muravyeva l’avevano portata all’attenzione di Emile Perrin, il direttore dell’Opéra di Parigi, che la invitò a danzare nella capitale francese. Il balletto riscosse lo stesso successo delle edizioni precedenti con uno scenario adattato da Henri Meilhac e Ludovic Halévy. L’ambientazione fu cambiata: al posto dell’Austria venne scelta l’Ungheria.
Un altro riallestimento di Arthur Saint-Léon con il titolo “Fiamma d’amore” arrivò anche in Italia, al Teatro Comunale di Trieste nel marzo 1868. In scena nel ruolo di Fiammetta la ballerina tedesca Adèle Grantzow (1845-1877) la quale riscosse così tanta ammirazione da ottenere ben ventidue chiamate alla ribalta.
Non poteva mancare la mano del grande maestro Marius Petipa che riprese il balletto con il titolo “Fiametta” per la Compagnia di Ballo Imperiale in quattro atti nel dicembre 1887 al Teatro Imperiale Mariinsky di San Pietroburgo con protagonisti l’italiana Elena Cornalba (Fiametta), Alexandre Shiryaev (Cupido) e Pavel Gerdt (Conte Fiedrich).
Due curiosità: la prima la ritroviamo a livello storico dove il ruolo di Fiammetta viene citato nel repertorio della leggendaria artista Olga Spessivtseva che sembra l’avesse ballato circa nel 1918. Forse questa è stata l’ultimissima volta che tale balletto è andato in scena in tutto il mondo. Ad oggi non esiste più traccia di Fiammetta, a differenza di altri balletti di Saint-Léon che sono sopravvissuti nel repertorio come “Il cavallino gobbo”, “La Source” e il suo massimo capolavoro “Coppélia”. Seconda curiosità è che il ruolo di Cupido fu interpretato nelle varie produzioni a volte da un ballerino mentre altre volte da una ballerina.
Michele Olivieri
Foto: Litografia delle prove all’Opéra di Parigi di “Fiametta”, 1864
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