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Gabriele Rossi: “Il mio sogno? Lavorare nel cinema d’autore e continuare a sperimentare e far apprezzare il mio lavoro di coreografo”

G Rossi

Un giovane artista a 360 gradi. Un ragazzo che ha fatto, e continua imperterrito, a fare delle sue passioni un lavoro. Riconosce le difficoltà ma non si spaventa, anzi: va avanti, si impegna e raggiunge i suoi obiettivi. Gabriele Rossi, classe 1988, professione ballerino, attore, coreografo. In poche parole: artista poliedrico. Già dall’età di sette anni muove i primi passi nel mondo della danza. Otto anni dopo vince una borsa di studio con il maestro Mauro Astolfi; successivamente vince il concorso “Danza Sì”, che lo porta a New York dove amplia il suo bagaglio artistico, quindi si perfeziona presso la scuola del Teatro dell’Opera di Roma. Nel 2007 vince il primo premio come solista nel concorso internazionale Rieti Dance Festival e due anni più tardi si aggiudica il primo posto anche come coreografo nello stesso concorso. Ha studiato anche nel Balletto di Toscana di Cristina Bozzolini a Firenze. Nel 2008, però, inizia anche la sua carriera di attore: dopo aver debuttato nella parte del figlio di Margherita Buy nella miniserie televisiva Amiche mie, è coprotagonista nel ruolo di Fortunato Di Venanzio nella miniserie L’onore e il rispetto – Parte seconda del 2009, anno in cui debutta sul grande schermo con il film Meno male che ci sei, per la regia di Luis Prieto. Nel 2010 interpreta il ruolo di Raoul Sacchetti nella serie televisiva Tutti pazzi per amore 2 e, nello stesso anno, inizia a girare la serie L’isola, seguita da Un passo dal cielo. Nel 2011 lavora alla terza serie della fortunata serie Tutti pazzi per amore 3. A settembre dello stesso anno a Miami, con la compagnia di danza contemporanea GRDC di cui ne è il direttore artistico nonché il coreografo, presenta uno spettacolo dal titolo Pictura Morta ispirato alla pittura del Tintoretto in collaborazione con Roger Salas che ne cura l’impianto scenico e i costumi. Nello stesso anno lavora anche alla terza serie de L’onore e il rispetto 3. Nel 2012 si dedica alla lavorazione della seconda stagione della fortunatissima serie tv Un passo dal cielo 2. Nel 2013 lavora presso il teatro Maggio Musicale Fiorentino diretto da Francesco Ventriglia nel contest Short-Time II presentando una creazione coreografica ex-novo dal titolo Ananke. Dallo scorso 6 aprile è fra i concorrenti dello show “Altrimenti ci arrabbiamo” condotto da Milly Carlucci. Insomma: Gabriele non si ferma mai!

Nasci ballerino: una carriera iniziata a 7 anni che ti ha permesso di studiare con importanti maestri e che poi si è evoluta nella coreografia. Prima di tutto, però, raccontaci dove è iniziato questo lungo viaggio nella danza…

Il mio percorso è stato sicuramente influenzato da una sorella che da tempo praticava questa disciplina. Dopo aver provato tantissimi sport, però, mia madre mi ha proposto di iniziare la danza: fino ai 12-13 anni l’ho fatta in maniera dilettantistica in una scuola privata a Frascati poi, però, dopo aver vinto alcuni concorsi mi è stato consigliato di provare ad intraprendere la via professionale. Ho studiato con Mauro Astolfi, al Teatro dell’Opera e al Balletto di Toscana dove, appunto, mi sono formato sempre di più e nel miglior modo possibile.

Un percorso che, come detto poco fa, è proseguito fino alla coreografia. Parlaci di questa esperienza.

Questa evoluzione, ad essere sincero, è stata molto naturale: ho sempre avuto il desiderio e la fissazione di creare qualcosa per me e per gli altri. Anche nei pezzi preparati per i primi concorsi di danza che ho fatto c’era qualcosa di mio: la prima, mia, vera creazione l’ho portata davanti ad una giuria all’età di 14 anni. Ovviamente faceva ridere! Con il tempo, però, ho cercato di migliorarmi, di aggiustare un po’ il tiro, talvolta sbagliando…ma la cosa importante è essere riuscito ad andare avanti con questi progetti.

Tanta danza ma anche una carriera parallela, quella di attore…

La carriera di attore è iniziata nel momento in cui ho terminato la scuola e dovevo decidere se iniziare a lavorare nelle compagnie: avevo 18 anni e dovevo cominciare ufficialmente la mia carriera al Balletto di Toscana con i primi ruoli importanti. E invece proprio in quel momento è partita l’attività di attore.

Professione iniziata con Margherita Buy e proseguita, poi, anche con la serie televisiva “Tutti pazzi per amore”. In quest’ultima tua esperienza c’era tantissima danza: hai portato un po’ della tua preparazione sul piccolo schermo?

Assolutamente sì! Abbiamo cercato di sfruttare al massimo il fatto che io venissi dalla danza: ero sempre in prima linea per poter aiutare i colleghi, a contare la musica…è stato molto divertente e un’esperienza molto formativa, sia per me sia per le persone che con me hanno lavorato al progetto.

Una carriera che prosegue parallelamente a quella di danzatore o hai messo da parte la possibilità di dedicarti unicamente alla danza?

No, assolutamente no! Non metto nulla da parte perché il lavoro di attore può finire anche domani, quello di danzatore e coreografo no. Una parentesi da tenere aperta fino a quando è possibile: quando si chiuderà, mi dedicherò alle altre passioni che ho. Cerco sempre di tenermi in forma, anche oggi ho insegnato in una scuola a Roma. Tra il tempo che dedico all’insegnamento e le lezioni che anch’io continuo a seguire (vado spesso a fare le sindacali proprio per mantenere la mia preparazione ad un buon livello) cerco di non perdere la forma.

Ti senti più ballerino, attore o direttore artistico?

Tra tutti questi ruoli, mi sento sicuramente più coreografo: è un aspetto che coltivo da più tempo ed ha radici forti. Il fatto di essere un attore ha una valenza molto importante nella mia vita perché oggi questo lavoro, che svolgo con passione, rappresenta anche la mia fonte principale di guadagno. Dipende, comunque, sempre dai periodi..a seconda di quello che faccio. Sono tutti parte della mia essenza.

Parlaci del periodo che hai trascorso al Maggio Fiorentino, dove hai portato la tua coreografia “Ananke”. Che esperienza è stata ma soprattutto come è nata?

È stata un’esperienza da brivido, in senso positivo ovviamente. Era la mia prima volta in un ente lirico, ho anche dovuto scegliere i ballerini professionisti che poi avrebbero dovuto interpretare la mia coreografia. Quando ho messo piede in sala e fatto un accenno di movimento ho avuto un momento di fibrillazione: vedere allo specchio 40 braccia che facevano lo stesso gesto che stavo iniziando a fare è stato un momento a dir poco meraviglioso. Poi, ovviamente, ci sono stati alcuni contro, con i quali devi abituarti a convivere: non si possono ritardare o anticipare le prove, bisogna essere (giustamente) molto fiscali. La coreografia Ananke è nata in un momento in cui stavo riflettendo di come la mia vita fosse composta di casi, fortuite coincidenze che portavano alla creazione del mio trascorso. Guardandomi alle spalle io, intimamente, sapevo che ogni cosa successa aveva una motivazione. Ananke in greco significa proprio caso: in scena ho portato una pièce che descrive come la vita possa essere sì qualcosa di costruito ma che sa nascondere, allo stesso tempo, un percorso di maturazione dettato dal caso e non dallo studio.

Non era, però, la tua prima volta da coreografo. Parlaci di Miami.

A Miami ho lavorato con la mia compagnia: al Festival di Miami abbiamo portato Pictura Morta, basata proprio sulla pittura di Tintoretto. A livello formativo è stato un appuntamento ancora più forte: dovevo gestire la compagnia, la coreografia, la regia dello spettacolo, gli aspetti burocratici…sono invecchiato dieci anni in 6 mesi, ma lo farei altre mille volte. È stata una delle esperienze più belle della mia vita.

Con questa compagnia continui a lavorare?

La mia compagnia si rinnova continuamente perché amo lavorare con ballerini di livello, in grado di mettersi sulle mie “frequenze”.  Sono spesso miei amici e danzatori bravissimi. In questo momento, la maggior parte dei ballerini che avevo portato a Miami sono al Maggio Musicale. Mi auguro sempre che quelli che ora stanno lavorando con me, comunque, possano andare in altre compagnie: faccio sempre il possibile affinché tutto possa essere un trampolino di lancio , mi piace stimolarli proprio a battere le ali da soli.

È molto generoso da parte tua lasciarli “andare”…

Credo sia fondamentale per loro poter fare altre esperienze: io comunque non garantisco uno stipendio fisso come in importanti enti, lavoro a progetto. Devono, però, prima di tutto sperimentare, lavorare con tanti coreografi.

Ora, però, sei concentrato su “Altrimenti ci arrabbiamo”, trasmissione condotta da Milly Carlucci!

Una parentesi televisiva, un programma molto divertente. Mi sto cimentando in una disciplina nuova che mi sta aprendo nuovi orizzonti: l’arte marziale del wushu mi sta facendo capire che il lago da cui attingere, anche per futuri progetti coreografici, è veramente immenso. Il lavoro è impegnativo ma molto stimolante.

Quanto “ballerino” porti nel lavoro di attore e quanto, invece, di attore porti nella danza?

Nella televisione porto tutto quello che mi è utile del ballerino: saper non assumere posizioni goffe, gestire le scene dove c’è molta dinamica in maniera adeguata, capire i movimenti è merito della danza…cerco sempre di lasciare un filtro che mi permette di migliorare la recitazione. Al contrario, ho dato dei valori aggiunti alla mia danza grazie proprio alla recitazione.

I tuoi progetti futuri e …sogni nel cassetto!

Sto radunando i ragazzi della compagnia per comporre venti minuti per un gala che avremo il prossimo autunno: presenteremo una pièce basata su una scultura classica del Canova. Non sarà un lavoro concettuale: sto ragionando di mettere una coreografia che racconti, però, anche una storia. È uno step molto delicato. A livello lavorativo, vorrei moltissimo poter lavorare nel cinema d’autore, una maturazione giusta che mi auguro dopo tanti anni di lavoro. Stessa cosa per la coreografia: vorrei continuare a sperimentare e far apprezzare il mio lavoro per la valenza e qualità che ha. Continuare l’ascesa, migliorarmi sempre più.

Valentina Clemente

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