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L’étoile Ethéry Pagava “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? La table verte di Kurt Yoss. Il Teatro del cuore? Gran Teatro La Fenice di Venezia. Un romanzo da trasformare in balletto? Via col vento. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? I film di Charlie Chaplin. Il costume di scena indossato che hai preferito? Giulietta. Quale colore associ alla danza? Rosa. Che profumo ha la danza? Fragrante. La musica più bella scritta per balletto? Quella di Pëtr Il’ič Čajkovskij per “Il lago dei cigni”. Il film di danza irrinunciabile? I film con Michail Baryšnikov. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Serge Lifar e Carla Fracci. Il tuo “passo di danza” preferito? Arabesque. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico? La bella addormentata. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Serge Lifar. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? La danza esisteva prima di ogni altra cosa. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Perseveranza, lavoro, radiosità. Come ti vedi oggi allo specchio? Come une “danseuse”. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Amalia Brugnoli

Amalia Brugnoli (Milano, 11 agosto 1802 – 1892) è stata una notissima ballerina italiana del periodo romantico. Oltre alle sue doti innate viene ricordata come l’iniziatrice della danza sulle punte eseguita per la prima volta a Vienna. Infatti Amalia fu la prima a salire sulle punte in alcuni passaggi. Un’altra iniziatrice al suo pari fu la francese Geneviève Gosselin. Mentre a danzare per prima sulle punte un intero balletto fu Maria Taglioni in La Sylphide, che in pieno Romanticismo, fornì una precisa evoluzione alla bellezza estetica del lavoro sulla punta, apparendo eterea e impalpabile con la tipica caratteristica tra realtà e sovrannaturale. L’epoca romantica tersicorea ha così fortificato il ruolo della ballerina trasformandola nella componente principale ed essenziale del balletto, lasciando in secondo piano il ruolo maschile. Amalia Brugnoli riscosse un notevole successo in tutta Europa negli anni Venti dell’Ottocento, danzando spesso con il marito Paolo Samengo. Nata a Milano nel 1802, figlia di due ballerini Paolo e Giuseppa Brugnoli, nel 1813 si iscrisse all’Imperial Regia Accademia di Ballo del Teatro alla Scala aperta nel medesimo anno, della quale è stata una delle prime diplomate. A Milano fu inoltre allieva privata di Carlo Blasis. Come da tradizione della Scuola scaligera, ...

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Mozart e il suo unico balletto: un capolavoro poco famoso

Tra le opere più celebri di Wolfgang Amadeus Mozart, dal repertorio operistico alla musica da camera, spicca un pezzo poco noto ma significativo: il suo unico balletto completo, intitolato Les petits riens. Composto nel 1778 durante un soggiorno parigino del compositore, questo lavoro offre uno sguardo inedito sul Mozart coreografo, capace di unire grazia, leggerezza e ritmo in un contesto scenico. Les petits riens era destinato ad essere eseguito come intermezzo di balletto teatrale alla corte francese. Mozart scrisse la musica probabilmente su richiesta di Jean-Georges Noverre. La partitura mostra la capacità del genio austriaco di creare temi melodici vivaci, orchestrazione brillante e movimenti ritmici che accompagnano perfettamente la danza. Il balletto è strutturato in varie sezioni, ciascuna pensata per un diverso tipo di danza: minuetti, contredanses e altri passi tipici del repertorio coreografico settecentesco. Nonostante la brevità, mostra l’inconfondibile talento di Mozart nell’equilibrio tra struttura formale e spontaneità espressiva. Sebbene non sia mai diventato parte del repertorio standard dei balletti, Les petits riens rappresenta un esempio prezioso della versatilità del grande compositore. Les petits riens rimane un piccolo gioiello che dimostra quanto Mozart fosse capace di ideare anche un mondo musicale destinato a muoversi e a danzare. Michele Olivieri ...

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Lali Ayguadé – “Unreal”: alla ricerca di una direzione

Lali-Ayguadé

Lali Ayguadé è una delle personalità più originali e riconoscibili della danza contemporanea europea. Nata a Barcellona e formata tra il prestigioso Institut del Teatre e il London Contemporary Dance School, ha attraversato scenari coreografici e culturali eterogenei, collaborando con alcuni dei nomi più influenti della scena internazionale, tra cui Akram Khan, Hofesh Shechter, Marcos Morau e Roberto Olivan. Con una cifra stilistica potente, fisica e profondamente poetica, Ayguadé ha saputo coniugare rigore tecnico e ricerca espressiva, portando avanti un lavoro coreografico che esplora il corpo come strumento di verità, fragilità e trasformazione. Parallelamente alla danza, si è affermata anche nel mondo del cinema, ricevendo riconoscimenti per le sue interpretazioni in cortometraggi e film. Oggi, a capo della propria compagnia, Lali Ayguadé continua a interrogare il presente attraverso creazioni che mettono in discussione le apparenze, le identità e le relazioni umane. Attraverso un linguaggio coreografico che coniuga precisione tecnica e introspezione poetica, Ayguadé esplora le complesse dinamiche del corpo in relazione alle identità mutevoli e alle realtà contemporanee. La sua ultima creazione, Unreal, presentata al Festival Nutida 2025, indaga il confine tra ciò che appare e ciò che è, interrogando il ruolo della danza in un mondo segnato da instabilità ...

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Uno degli spettacoli più iconici di Roberto Zappalà a Taormina

Il 22 agosto 2025, alle ore 22:00, nella suggestiva cornice del Nike Teatro – Parco Archeologico di Naxos Taormina, la Compagnia Zappalà Danza presenta Instrument Jam uno degli spettacoli più iconici di Roberto Zappalà. Alcune mappe non si leggono. Si Danzano. Sette straordinari danzatori – tutti uomini – danno corpo a una Sicilia contemporanea e pulsante, fatta di contrasti, radici e nuove visioni. In scena insieme con loro, il virtuoso di marranzani Puccio Castrogiovanni e Salvo Farruggio all’hang e alle percussioni, per sonorità e ritmi travolgenti che accompagnano una danza fisica, potente, viscerale. Un appuntamento da non mancare, dove la tradizione incontra le inquietudini del nostro tempo. choreography and direction: Roberto Zappalà | Original live music: Puccio Castrogiovanni Dancers: Adriano Coletta, Roberto Provenzano, Fernando Roldán Ferrer, Salvatore Romania, Dario Rigaglia, Antoine Roux-Briffaud, Damiano Scavo. Marranzani (jaw harp): Puccio Castrogiovanni | Hang, drums: Salvo Farruggio | Texts: Nello Calabrò | Lighting, set design, and costumes: Roberto Zappalà | A co-production by Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza  – Centro di Rilevante Interesse Nazionale per la Danza with the support of Ministero della Cultura and Assessorato del turismo dello sport e dello spettacolo. Info: 095.2503147/095.315459 (lun-ven 10:00>13:00 | 16:00>19:00) – info@scenariopubblico.com – www.scenariopubblico.com Michele ...

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Un passo, una vita: Nureyev e Fonteyn

Nel silenzio sospeso tra le quinte e la scena, c’erano due respiri che si cercavano. Uno era giovane, impetuoso, come il vento del Nord che porta con sé rivoluzioni e crepe nel marmo antico. L’altro, più lento ma non stanco, come un fiume che conosce il peso della propria corrente. Erano Rudolf Nureyev e Margot Fonteyn. Due anime che la danza non aveva solo unito, ma plasmato in un solo corpo scenico. Si incontrarono tardi, secondo i codici del balletto. Lui fuggiva da un mondo chiuso, lei sembrava avviarsi verso la fine della sua carriera. Eppure, fu proprio in quel punto che tutto si fece nuovo. Lui, con la forza cruda e selvaggia di chi ha qualcosa da dimostrare. Lei, con la grazia collaudata di chi ha già vinto tutto, tranne il tempo. Il loro primo Romeo e Giulietta non fu solo uno spettacolo. Fu una dichiarazione d’amore – non carnale, forse, ma viscerale – all’arte, alla scena, alla reciproca necessità. Non avevano bisogno di parole. I loro corpi dicevano abbastanza: la piega impercettibile della spalla di lei, il salto impetuoso di lui, la pausa millimetrica prima di un abbraccio coreografato. Erano poesia in movimento, ma anche carne e sangue, ...

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Il Maestro Piotr Nardelli “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Il lago dei cigni. Il balletto contemporaneo prediletto? Sacre du printemps di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Teatr Wielki Varsovie. Un romanzo da trasformare in balletto? Orient Express di Agata Christie. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Sempre “Orient Express”. Il costume di scena indossato che hai preferito? Basilio nel “Don Chisciotte” a Varsavia. Quale colore associ alla danza? Bleu. Che profumo ha la danza? È un profumo unico! La musica più bella scritta per balletto? Lo Schiaccianoci pas des deux di Tchaikowski. Il film di danza irrinunciabile? Tournant de la vie. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Rudolf Nureyev, Maya Plisetskaya. Il tuo “passo di danza” preferito? Pirouettes en dedans en attitude. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Tebaldo (Romeo e Giulietta). Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Balanchine, Béjart, Cranko. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Aiuta i giovani ballerini a non dimenticare che la danza è un’arte. Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Respirazione, opposizione nel corpo e cerchi nello spazio. Come ti vedi oggi allo specchio? Gli ...

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Le diversità tra danza moderna e danza contemporanea

Nata all’inizio del Novecento, la danza moderna è figlia del rifiuto. Rifiuto del tutù, delle punte, delle regole rigide del balletto accademico. Le pioniere — Isadora Duncan, Ruth St. Denis, Martha Graham — non volevano solo cambiare il modo di danzare: volevano cambiare il modo di sentire. Il corpo moderno si libera ma resta disciplinato. Graham, ad esempio, fonda una tecnica basata sul contraction and release, un linguaggio preciso, codificato, emotivo ma strutturato. Doris Humphrey lavora con la caduta e la sospensione. L’espressione personale è centrale, ma all’interno di una forma ben riconoscibile. La danza moderna ha un vocabolario, dei fondatori, delle scuole. Ha una genealogia, quasi una linea di sangue. In breve: la danza moderna è una rivoluzione ordinata. La danza contemporanea arriva dopo. Non è un singolo movimento, né una singola scuola. È una costellazione, un continuo interrogarsi su cos’è la danza. E, spesso, su cosa non è. Nasce negli anni ’60-’70 e continua a mutare. Merce Cunningham, uno dei nomi chiave, rompe con la narrativa emotiva della danza moderna e introduce l’idea che movimento e musica possano coesistere senza legami. Trisha Brown porta la danza nei muri, nelle strade, negli angoli. Pina Bausch la trasforma in teatro-danza, ...

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Omaggio fotografico ad Alicia Alonso e Pedro Simón

La Fototeca de Cuba, in collaborazione con il Museo Nacional de la Danza e con il sostegno del Consejo Nacional de Patrimonio Cultural e del Centro de Desarrollo de las Artes Visuales, ha annunciato l’inaugurazione della mostra fotografica Umbral Feliz, un tributo commosso e visivamente potente alla straordinaria coppia formata da Alicia Alonso e Pedro Simón. L’esposizione, aperta al pubblico dal 5 al 31 agosto 2025, si svolge presso il Museo Biblioteca Servando Cabrera Moreno, situato nel quartiere Vedado de L’Avana, con orario di visita dalle 10:00 alle 16:00, dal martedì alla domenica. L’ingresso è libero. Umbral Feliz raccoglie 32 fotografie – molte delle quali inedite – che documentano momenti intimi e quotidiani della vita condivisa di Alicia Alonso, leggendaria prima ballerina assoluta e fondatrice del Ballet Nacional de Cuba, e Pedro Simón, scrittore, giornalista e direttore del Museo Nacional de la Danza. Le immagini, tratte dal volume Memorias de un umbral feliz, firmato dallo stesso Simón, sono state selezionate e curate da Catherine Roque González, con direzione artistica di Lissette Solórzano, attuale direttrice della Fototeca de Cuba. L’esposizione segna un’occasione speciale: i 50 anni di matrimonio tra Alicia Alonso e Pedro Simón, celebrati nel mese di agosto 2025. Le ...

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La Reverence: un gesto di grazia, umiltà e tradizione

Nel mondo della danza classica accademica, ogni movimento, ogni gesto, ogni posizione porta con sé secoli di storia, estetica e significato. Tra questi, la reverence occupa un posto di rilievo, non tanto per la sua complessità tecnica, quanto per la sua carica simbolica e il suo valore rituale. Spesso relegata alla fine della lezione o dello spettacolo, la reverence è in realtà un momento profondamente significativo, dove si intrecciano rispetto, gratitudine e consapevolezza artistica. Il termine reverence deriva dal francese, lingua ufficiale della terminologia del balletto classico, e significa “riverenza” o “atto di rispetto profondo”. Storicamente, la reverence affonda le sue radici nelle corti europee del XVII secolo, dove la danza era parte integrante dell’educazione aristocratica. I ballerini, spesso nobili essi stessi, erano tenuti ad esprimere omaggio al re, alla corte e ai maestri attraverso gesti codificati, eleganti e misurati. Con il tempo, queste formule di saluto e ringraziamento si sono cristallizzate nella pratica della danza accademica. In ambito didattico, la reverence viene eseguita alla fine di ogni lezione, in particolare dopo il lavoro alla sbarra e dopo il centro. È un gesto semplice ma solenne, sovente accompagnato da una musica lenta e cerimoniale. Le ballerine inchinano il busto e ...

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