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A Milano “No Gravity Theatre – Divina Commedia Reloaded”

In scena a Milano dal 2 al 5 ottobre, presso il Teatro Lirico Giorgio Gaber (via Larga 14), La Divina Commedia racconta il viaggio di Dante nei tre Regni cristiani: L’inferno, il Purgatorio e il Paradiso. Si tratta di un viaggio simbolico, non di un uomo, ma dell’anima di tutti gli uomini. Per Dante l’anima spirituale è rappresentata da una donna, Beatrice. Mariana/P è la protagonista e si presenta al centro della scena: ha il volto dipinto di bianco e segnato dalla croce perché rappresenta l’anima cristiana. Una voce fuori campo recita i famosi versi di Dante che introducono all’Inferno: L’Inferno che abbiamo ideato non è un luogo fisico ma uno spazio simbolico e buio costruito dai corpi dei ballerini. I corpi sono mattoni viventi che si muovono uno sopra l’altro, costruendo ponti, torri, mostri, giganti. I ballerini sono macchine viventi in cui i corpi sono utilizzati come elementi architettonici per costruire la topografia immaginaria dell’Inferno. La figura finale rappresenta Lucifero nell’ultima grande scena dell’Inferno della Divina Commedia. DIVINA COMMEDIA RELOADED (From hell to paradise) Una creazione di Emiliano Pellisari Coreografie: Emiliano Pellisari & Mariana/P Danzatori Mariana/P (principal dancer), Eva Campanaro, Salvatore Iavarone, Giada Inserra, Leila Ghiabbi, Mario Consolazio Scene, ...

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LA FURA DELS BAUS: in esclusiva a Milano la nuova creazione

Trasgressivo, ribelle, totale: SONS: SER O NO SER è la nuova creazione della leggendaria compagnia catalana di teatro sperimentale LA FURA DELS BAUS che debutta il 28 novembre, in esclusiva nazionale, alla Fabbrica del Vapore di Milano. L’opera, ispirata all’Amleto di Shakespeare, arriva per la prima volta in Italia e unisce teatro fisico, video immersivo a 360 gradi, scenografie digitali e suono surround, immergendo lo spettatore in un viaggio tra la vita e la morte, la ragione e la follia, la libertà e la responsabilità. Dopo il successo riscosso a Buenos Aires e a Málaga, arriva finalmente a Milano, alla Fabbrica del Vapore, dal 28 novembre al 14 dicembre 2025, una delle esperienze teatrali più travolgenti della scena contemporanea: SONS: SER O NO SER, la nuova visionaria produzione firmata dalla leggendaria compagnia catalana La Fura dels Baus e presentata in Italia da Show Bees in collaborazione con Fabbrica del Vapore – Comune di Milano. Lo spettacolo sarà in scena in un allestimento site-specific che trasformerà completamente gli spazi della Fabbrica del Vapore offrendo al pubblico un’esperienza sensoriale e coinvolgente fuori dagli schemi. Sotto la direzione artistica di Carlus Padrissa, storico regista e co-fondatore della compagnia, SONS: SER O NO SER ...

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Al Regio di Torino “Il lago dei cigni” di Pëtr Il’ič Čajkovskij

Classico intramontabile, anzi titolo centrale nel canone del balletto, Il lago dei cigni torna al Regio (dal 19 al 28 dicembre 2025) con il Balletto Nazionale della Lettonia di Riga, per la prima volta ospite di un teatro italiano. In un allestimento classico, che ha mietuto successi nelle principali città europee, prenderà di nuovo vita la fiaba della regina Odette, imprigionata nelle sembianze di un bellissimo cigno bianco; del principe Siegfried, cui spetta il compito di rompere l’incantesimo; e di Odile e Rothbart, che cercano di ostacolarli. Come un manto stellato che avvolge tutto, la musica di Čajkovskij guida al loro esito i destini dei personaggi. Con questo suo primo balletto, rappresentato per la prima volta al Teatro Bol’šoj di Mosca nel 1877, il compositore russo trovò la forma di spettacolo ideale entro cui incanalare la sua musica, dove un’immensa tristezza si accompagna a un’infinita delicatezza: il furore e le lacrime trovano qui la grazia del cristallo, le sue melodie geniali, dai riflessi iridescenti, sgorgano una dopo l’altra come da sorgente inesauribile. Le convenzioni del balletto classico danno loro il giusto spazio in scene che permettono di sfoggiare contemporaneamente lo sfarzo musicale e il virtuosismo del corpo di ballo, come ...

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Il coreografo Marco Goecke “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Swan Lake. Il balletto contemporaneo prediletto? 1980 di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Kammertheater Stuttgart. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Profumo di Patrick Süskind. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Rosemary’s Baby. Il costume di scena indossato che hai preferito? Non mi è mai piaciuto niente. Quale colore associ alla danza? Nero. Che profumo ha la danza? Polvere. La musica più bella scritta per balletto? La sagra della primavera. Il film di danza irrinunciabile? A Chorus Line. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Eva Evdokimova e Pina Bausch. Il tuo “passo di danza” preferito? Piqué arabesque. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Non ho idea. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Molti. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Di portare un sacco di lavoro!!! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Passione, frustrazione, vita. Come ti vedi oggi allo specchio? Invecchiato. Michele Olivieri Foto di © Die arge lola www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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“Abracadabra” di Francesca Pennini: una danza impossibile e ubiqua

Alle Fonderie Limone di Moncalieri arriva Abracadabra, il nuovo lavoro di Francesca Pennini e del CollettivO CineticO, in scena dal 2 al 4 ottobre 2025 nell’ambito di Torinodanza Festival. Un titolo evocativo per una pièce che esplora il confine sottile tra assenza e presenza, tra immaginazione e materia, tra verità e illusionismo. Lo spettacolo ‒ coprodotto da Fondazione Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale/Torinodanza Festival, Festival Aperto/Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Centrale Fies | Art Work Space  ‒ si presenta come un atto performativo sospeso tra corpo e pensiero, una coreografia invisibile che prende forma tra palco e platea, nella mente stessa dello spettatore. “Abracadabra” nasce da una sparizione. Nasce da una storia vera. Dalla mia storia ‒ racconta Francesca Pennini, che in quest’opera crea una coreografia per pensiero e corpo che si rivela nell’invisibilità: una danza impossibile e ubiqua, una voce ventriloqua, una visione non pettinata dalle ciglia per rimettere assieme la donna tagliata a pezzetti. Un’esplorazione che indaga i concetti di assenza e sparizione, una pièce dedicata alla magia dell’immateriale e a quello stato di relazione intima con qualcosa o qualcuno di sconosciuto, come lo spettatore che siede nel buio del teatro. CollettivO CineticO incanta con uno ...

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Buon compleanno a Brigitte Bardot, che sognava la danza

Oggi Brigitte Bardot compie gli anni (Parigi, 28 settembre 1934), e il mondo torna a omaggiare non solo la diva che ha segnato un’epoca, ma anche la donna che, prima di diventare simbolo del cinema francese, sognava di vivere tra le quinte di un teatro, sulle punte di una scarpetta da danza. Pochi ricordano che Bardot – nata Brigitte Anne-Marie Bardot – iniziò il suo percorso artistico come ballerina classica. Entrò giovanissima al Conservatoire de Paris, dove studiò danza con rigore e passione. Era destinata forse a una carriera da étoile, prima che la macchina del cinema la scoprisse e la trasformasse in mito. Fu proprio durante quegli anni di formazione, tra esercizi alla sbarra e audizioni, che Brigitte imparò la disciplina del corpo e il controllo del gesto, qualità che avrebbe poi portato sul grande schermo. La grazia, la postura e la spontaneità che l’hanno resa celebre nascevano lì, tra le ombre delle sale prova, molto prima del clamore mediatico. Il debutto nel cinema arrivò nel 1952, ma fu con Et Dieu… créa la femme (1956) di Roger Vadim che Bardot esplose come fenomeno globale, incarnando un ideale di libertà femminile e sensualità rivoluzionaria per l’epoca. Eppure, nonostante la ...

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Il primo ballerino Andrea Sarri “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Giselle. Il balletto contemporaneo prediletto? God and dogs di Jiří Kylián. Per me è stata un’esperienza bellissima. Mi piacerebbe tantissimo ballare la Sagra della primavera di Pina Bausch. Il Teatro del cuore? Ovviamente l’Opéra di Parigi. Ma anche il Teatro Massimo di Palermo. Teatro della città dalla quale vengo. Un romanzo da trasformare in balletto? Un romanzo che mi ha colpito di recente è La canzone di Achille di Madeline Miller. Penso possa essere una bella storia da reinterpretare. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Baarìa di Giuseppe Tornatore. O direi anche Il Gattopardo di Luchino Visconti. Il costume di scena indossato che hai preferito? I costumi all’Opéra di Parigi sono tutti bellissimi ma il costume che ho preferito è quello del secondo atto di Albrecht in Giselle perché è iconico e indossarlo è veramente emozionante. Quale colore associ alla danza? Multicolore. Perché la danza ha tante sfaccettature e tante sfumature diverse da esplorare. Che sia nella tecnica o anche nell’interpretazione. Che profumo ha la danza? Un misto tra libertà impegno e tanta dedizione. La musica più bella scritta per balletto? Difficile scegliere ma direi quella di Romeo e Giulietta scritta da ...

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Annunciata la Stagione teatrale 25/26 di Spoleto

Il Direttore del TSU Nino Marino: “Con questa nuova Stagione il Teatro Gian Carlo Menotti riafferma la sua funzione di presidio culturale per la città: uno spazio vivo, che ospita anteprime nazionali, produzioni di rilievo e artisti capaci di parlare al nostro tempo. In un’epoca segnata dal flusso incessante delle informazioni, il teatro ci offre la possibilità di ritrovarci, trascorrere una serata in cui nutrirci di arte e ritrovare uno sguardo più limpido sulla realtà.” Il Sindaco di Spoleto Andrea Sisti: “Ogni stagione teatrale è portatrice di nuova cultura, nuove emozioni, nuova arte. Per la nostra città il lavoro portato avanti con instancabile professionalità dal Teatro Stabile dell’Umbria è sempre stato e continua ad essere occasione di crescita e di ispirazione. Il risultato della collaborazione tra Spoleto e lo Stabile è, anche questa volta, un viaggio interpretativo che spazia dalla poesia al romanzo, dalla commedia alla danza, un percorso di conoscenza attraverso nove appuntamenti di grande levatura e qualità. Il teatro d’altronde resta un insostituibile stimolo al confronto, uno spazio che ci invita non solo a riflettere sulla natura umana, ma che ci spinge a comprendere anche i cambiamenti della società in cui viviamo, utilizzando quale riferimento principe la forza ...

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Odette e Odile: il doppio volto dell’anima

In un regno sospeso tra sogno e destino, dove la musica non è solo suono ma respiro, vivono due nomi – Odette e Odile – specchio e ombra dello stesso battito d’ali. Odette, candore che danza nella luce dell’alba, cigno bianco di un’anima prigioniera, è la promessa dell’amore puro, l’innocenza che resiste al sortilegio del tempo. Odile, nera come la notte che seduce, è la scintilla del desiderio travestita da verità, il volto che mente con grazia e sorriso, l’incanto dell’illusione fatta carne e pirouette. Due corpi, un solo danzare. Un’unica ballerina che li incarna entrambi: non come scelta, ma come necessità. Perché dentro ogni essere umano coabitano la grazia e la tentazione, la verità che implora fedeltà e la maschera che vuole essere vista. Il principe, in mezzo, non sa vedere. Non sa distinguere tra ciò che luccica e ciò che brilla. E come spesso accade, l’inganno ha la voce più forte. Ma la verità, anche trafitta, non svanisce. Odette non muore: si trasfigura. Va oltre la carne, oltre la danza. E così, Il Lago dei Cigni non è solo una favola tragica, ma una meditazione sull’identità. Chi siamo, davvero? Siamo Odette quando amiamo senza difese. Siamo Odile quando ...

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Da riscoprire il balletto “L’Angelo Azzurro” di Roland Petit

C’è un angelo che non ha ali, ma gambe lunghissime e uno sguardo che brucia. Non scende dal cielo, ma da un cabaret fumoso. Non salva, ma distrugge. È L’Angelo azzurro, balletto firmato da Roland Petit (libretto di Marius Constant, Gert Reinholm, Roland Petit) che nel 1985 trasformò una delle figure più ambigue del Novecento in una creatura coreografica ammaliante. Donna sensuale e misteriosa, una vamp che conquistava il pubblico con la sua aura enigmatica e il suo incanto peccaminoso.  L’opera prese le mosse da Professor Unrat, romanzo del 1905 di Heinrich Mann, reso immortale dalla versione cinematografica diretta da Josef von Sternberg nel 1930, Der blaue Engel, intriso di un erotismo simile alla pittura di Henri de Toulouse-Lautrec, con interprete la magnetica Marlene Dietrich nei panni di Lola-Lola, femme fatale da palcoscenico, dove la diva tedesca canta la celeberrima canzone di Friedrich Hollaender Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt. Roland Petit raccoglie il testimone di questa storia e ne fa un balletto dai sentori oscuri, carico di desiderio, dissoluzione, decadenza e rottura morale. La sua è una trasfigurazione. Lola non è più solo un simbolo erotico, ma diventa l’incarnazione del potere distruttivo della fascinazione. Petit racconta non solo la caduta ...

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