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I ballerini passano, la danza rimane

I ballerini passano, anche i più bravi, anche i più eclettici. La danza, le idee e il lavoro dei suoi pionieri invece rimangono.

Nonostante l’evoluzione (e l’involuzione) della società e il cambiamento delle epoche, la danza resta un’arte senza tempo, inscalfibile, che non si lascia intaccare dai conformismi e dall’alternarsi delle mode.

Il suo potere comunicativo, il suo significato profondo e il suo impatto rimangono immutati.

La danza non tradisce, le sue regole sono chiare, valide per tutti, senza distinzioni o discriminazioni, perché la danza è anche giusta. Esprime e chiede fedeltà, fiducia, impegno e amore, in modi che le parole non possono cogliere e spiegare.

La danza dunque si intreccia con il concetto di lealtà e incarna il senso di giustizia. Crea connessioni che trascendono le parole e penetra nel profondo di chi la pratica e di chi la guarda.

Permette il contatto tra razionalità ed emozioni, e aiuta a comprendere il vero significato della realtà. Aggiunge vita alla vita, la colora e la arricchisce. È cura di sé e degli altri, è condivisione che nutre e scalda, tocca i corpi e le menti, e rivela risorse e vulnerabilità.

Ecco perché è così importante investire nella danza, darle spazio, voce e renderla fruibile a tutti, sia come spettatori che come artisti.

Sì, la danza rimane e va diffusa, nelle scuole e in ogni altro ambito sociale. Le istituzioni dovrebbero riconoscerne il valore civico e i maestri dovrebbero divulgarne l’importanza ovunque possibile e sotto ogni forma possibile.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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