C’è grande attesa per la rappresentazione di Première alla 41a edizione della Fiera Internazionale del Libro di Sharjah, la più grande fiera letteraria del mondo arabo, in cui l’Italia è invitata come Paese Ospite d’Onore. La fiera avrà un programma composito, al tempo stesso divertente e rigoroso nella qualità delle proposte, in cui si racconteranno la varietà e la ricchezza culturale del paese, il suo dinamismo creativo, il desiderio di scoprire
sempre nuovi orizzonti da esplorare. È in questo contesto che si inserisce mercoledì 9 novembre alle ore 18:00 Première, nuova produzione del Balletto di Roma con la coreografia di Andrea Costanzo Martini, artista attivo sulla scena internazionale e già autore di Intro per la compagnia romana nel 2018.
La produzione ha debuttato a luglio di quest’anno al Teatro Rossini di Civitanova Marche, nell’ambito del
Civitanova Danza Festival. In scena gli interpreti della Compagnia diretta da Francesca Magnini: Paolo
Barbonaglia, Francesco Moro, Alessio Di Traglia, Lorenzo Petri, Giulia Strambini, Serena Marchese, Carola Puddu
e Roberta De Simone.
Dopo il debutto, Première ha già avuto la sua prima internazionale a Spalato il 04 agosto nell’ambito dello Split
Summer Festival, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria e lo Split National Theater, per
un primo grande successo internazionale post-pandemico.
Il lavoro, la cui creazione era stata originariamente prevista “in presenza” nel maggio 2020 al Festival di
Civitanova Danza, ha dovuto far fronte all’esplosione dell’emergenza sanitaria, ma proprio da questo “ostacolo”
è nato un inedito esperimento di “creatività a distanza” (CAD) che – in un momento di storica lontananza – ha
unito virtualmente due città del mondo: da Tel Aviv, dove da tempo risiede, il coreografo Andrea Costanzo
Martini ha infatti guidato i danzatori della Compagnia durante le prove nelle sale a Roma. L’intero processo è
stato condotto in collegamento web generando una vera e propria sfida che ha dato vita a nuovi principi di
ideazione e realizzazione della danza a distanza. Nel dicembre 2020 una prima esecuzione della produzione è
stata eccezionalmente trasmessa in streaming dal Teatro Quirino di Roma per verificare la validità di questa
nuova modalità creativa. Oggi, Première trova il suo naturale epilogo in presenza portando in scena non solo uno
spettacolo di danza, ma l’esperienza di voler applaudire sempre e con gioia le visioni della vita.
Perché danziamo? Questa domanda sorge prima di ogni nuova creazione e la risposta arriva, mai completa, nei
momenti più inaspettati: frammenti brevissimi, sbirciate brevi dentro una sensazione indefinibile. Momenti in
cui ci rendiamo conto che esiste un senso più grande di noi, che siamo parte infinitesimale di un disegno cosmico
vastissimo. Première nasce dall’incontro di Andrea Costanzo Martini con i danzatori del Balletto di Roma e dalla
fascinazione per questi artisti così giovani che inseguono il loro desiderio di movimento, sia come sentimento
personale, che come bisogno comune. Première celebra l’umanità, indaga le biografie, le storie uniche e
irripetibili di ognuno, dal più delicato al più selvaggio e feroce. Quale allineamento di stelle e pianeti ha
permesso loro di essere qui su questo palcoscenico, pronti e disposti a sacrificare qualcosa per noi spettatori?
Première ci svela che una compagnia di danza in fondo è un villaggio, una tribù, con i suoi bisogni primari che
tentano di essere soddisfatti dall’organizzazione in codici e regole. Tra luci e ombre, come sotto i riflettori.
Specialmente alla luce degli avvenimenti legati alla pandemia, dopo una lunga pausa forzata, lontani dalle sale di
teatro, è sorta spontanea la domanda: come tornare su un palcoscenico? Cosa ci spinge a esibirci, a farci
guardare, ad esporci agli occhi del pubblico? Cosa diamo a vedere? E cosa, di noi, è impossibile nascondere
quando siamo su un palcoscenico? Première diventa quindi un rito fatto di commossi e intensi applausi, unico
punto di contatto degli artisti stessi con il pubblico a lungo mancato.
Sara Zuccari
Foto Giuseppe Di Stefano