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Il maestro Gianni Scandiffio protagonista del docu-reality Paso Doble

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Gianni Scandiffio ha vinto il primo Campionato Italiano all’età di 14 anni nella combinata dieci danze latino americane e danze standard. Classe internazionale, rappresenta l’Italia alla coppa europea e ai mondiali di Miami negli Stati Uniti vincendo anche una borsa di studio per merito sportivo. Dal 2008 passa al settore professionistico e per 3 anni consecutivi è campione italiano delle 10 danze. 3° posto al campionato europeo professionisti danze latinoamericane, 1° posto al campionato italiano professionisti latini midas, nel 2015 viene scelto per la trasmissione televisiva Paso Doble, una vita per il ballo su Real Time, un programma dove ha insegnato danza sportiva a ragazzi con il sogno di diventare campioni in questa disciplina.

Quando, come e perché hai scelto di intraprendere la carriera di ballerino?

Tutto è incominciato quando avevo circa 10 anni. Ho approcciato all’arte coreutica con le danze jazz, il Rock and Roll, il boogiewoogie, il twist per fare da partner a mia sorella in quanto non aveva un ballerino per formare una coppia di danza. All’inizio ho voluto provare questa esperienza, senza alcuna pretesa, più che altro per accontentare mia sorella Eleonora Scandiffio. Trascorsi un paio di anni incominciai ad appassionarmi sempre di più, intensificando gli allenamenti. Ricordo che in vacanza rimasi colpito, in una delle gare di ballo più importanti del mondo, il Festival Internazionale della Danza, dalla bravura dei ballerini Russi e al ritorno dalle vacanze decisi di ampliare le mie conoscenze sulle danze standard e latine.

Che cos’è per te la danza anche nell’ottica dell’agonismo?

La danza è ciò che ricopre un ruolo importante nella mia vita. Un’arte ma anche una disciplina sportiva in quanto richiede una fatica non indifferente. Occorre preparazione fisica, conoscenza musicale e relazioni di coppia.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Che emozioni prova un ballerino di danza sportiva, abituato all’agonismo, quando esprime questa arte?

Emozioni forti e senso di libertà nel manifestare ciò che ho dentro. A volte bisogna dire che non sempre è facile trasmettere i propri stati d’animo attraverso il corpo. E le competizioni vanno affrontate con molta preparazione rigorosa.

Tra le danze di coppia, in quale disciplina ti senti tecnicamente più sicuro?

Il Paso Doble e il Tango Argentino sono danze in cui mi sento più predisposto, le vedo più congeniali al mio modo di essere danzatore. Poi segue il QuickStep perché più particolare da capire. Lo slow Foxtrot ritengo sia un ballo più da intenditore, mentre un chachacha piace più o meno a tutti. La Rumba, poi, per alcuni è un ballo lento e noioso, anche se in realtà non è così in quanto è un po’ la storia di queste danze.

Che frequenza di allenamento occorre per gareggiare nella danza sportiva?

Per quanto mi riguarda, cinque ore al giorno tutti i giorni con un grosso dispendio di energia fisica, molto sacrificio anche in termini di tempo da impiegare.

Descrivi cosa significa danzare di coppia.

Con la ballerina all’inizio si tende a litigare, almeno così è capitano a noi. Col passare degli anni abbiamo trovato una certa sintonia ed equilibrio, grazie anche ad una maggior maturità. Del resto bisogna capire se è il caso di continuare o smettere nell’ambito della danza sportiva, e noi abbiamo sfatato il mito di ballare tra fratelli.

Parliamo di tv, di Paso Doble, una vita per il ballo.

Il programma è un docu-real in cui ho insegnato tutto ciò che riguarda la danza sportiva. Ci sono retroscena, allenamenti intensi, fino a giungere alle vere e proprie gare. Poi c’è il trucco, i vestiti, gli aspetti psicologici e tecnici. E’ il mondo della danza sportiva con l’aggiunta della televisione che mostra come si svolge questa professione.

Che tipo di esperienza è stata?

Paso doble è stata un esperienza decisamente nuova. Una scommessa prima di tutto con me stesso. È stato un mix di emozioni. Un’esperienza che mi ha fatto crescere sia dal punto di vista televisivo che professionale. Ho imparato molto e analizzato tantissimo sia me stesso che alcuni dei miei allievi. Un’esperienza che sicuramente ha creato molto movimento e tante novità nella nostra categoria della danza. Ed aperto nuove strade, nuove collaborazioni, si può dire che mancava nel nostro settore un reality che raccontasse la danza nell’ottica dell’insegnamento. Mi sento un po’ il portavoce, colui che ha in un certo senso concretizzato quel qualcosa che mancava nel nostro settore.

Progetti per il tuo futuro?

Lavorerò sempre di più per riuscire ad ottenere il meglio da me stesso e dalle persone a me vicine. Sicuramente crescere sia in ambito sportivo e perché no anche televisivo. Senza mai lasciare ciò che è la mia vita, ossia la danza. Nella mia vita nessuno mi ha mai regalato nulla, ma se hai un obiettivo fai di tutto per raggiungerlo sempre con rispetto del prossimo.

Sogno nel cassetto.

Naturalmente spero che la nostra scuola cresca, e di realizzare un giorno un progetto grande e ambizioso.

                                                                                 Massimiliano Raso

                                                                        www.giornaledelladanza.com

 

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