Il balletto classico preferito?
Il lago dei cigni.
Il balletto contemporaneo prediletto?
Tra ciò che ho ballato, direi “Tristano e Isotta” di David Dawson. Tra ciò che purtroppo non ho mai ballato, i miei preferiti sono senza dubbio “Vertiginous” (William Forsythe) e “A Million Kisses To My Skin” (David Dawson).
Il Teatro del cuore?
Il Teatro alla Scala è il teatro del cuore e dei ricordi. L’Opéra Garnier a Parigi è il più bel teatro al mondo.
Un romanzo da trasformare in balletto?
Difficile pensare ad un romanzo che fino ad ora nessun coreografo non abbia già trasformato in balletto da qualche parte nel mondo. Probabilmente “Les Miserables” di Victor Hugo.
Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto?
Titanic.
Il costume di scena indossato che hai preferito?
Quello di Albrecht in “Giselle”.
Quale colore associ alla danza?
Bianco.
Che profumo ha la danza?
Sicuramente la lacca per capelli.
La musica più bella scritta per balletto?
Difficilissimo scegliere, direi “La Bayadère”.
Il film di danza irrinunciabile?
Centre Stage (Il Ritmo del Successo).
Due miti della danza del passato, uomo e donna?
Sylvie Guillem e Mikhail Baryshnikov.
Il tuo “passo di danza” preferito?
Renversé Attitude.
Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico?
Basilio.
Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica?
George Balanchine.
Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti?
Grazie!
Tre parole per descrivere la disciplina della danza?
Emozione, sacrificio, bellezza.
Come ti vedi oggi allo specchio?
Vedo i 20 anni passati di questa disciplina riflessi nello specchio: vedo il bagaglio di esperienze e di cose che ho imparato che certo inevitabilmente mi ha consumato sia fisicamente sia mentalmente, ma che allo stesso tempo è un grande tesoro che continua a crescere. Un tesoro prezioso sia da custodire, sia da condividere con le generazioni future.
Michele Olivieri
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