Il balletto classico preferito?
Giselle.
Il balletto contemporaneo prediletto?
La sagra della primavera di Pina Bausch.
Il Teatro del cuore?
Palais Garnier.
Un romanzo da trasformare in balletto?
L’idiota di Dostojevski.
Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto?
La dolce vita di Federico Fellini.
Il costume di scena indossato che hai preferito?
Il grande mantello di Rothbart, difficile da manipolare ma ti fa sentire potente, dando grande peso e autorità al personaggio.
Quale colore associ alla danza?
Il bianco, lo spazio infinito e puro da cui nasce ogni gesto.
Che profumo ha la danza?
Profumo di libertà.
La musica più bella scritta per balletto?
I balletti di Tchaikovsky.
Il film di danza irrinunciabile?
Billy Elliot.
Due miti della danza del passato, uomo e donna?
Rudolf Nureyev e Carla Fracci.
Il tuo “passo di danza” preferito?
I manège.
Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico?
Armand Duval nella Signora delle Camelie.
Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica?
Adoro l’emozione e la delicatezza delle coreografie di Jérôme Robbins. L’atmosfera intima e il suo modo di mettere in scena le relazioni umane.
Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti?
Grazie per avermi permesso di esprimere e di condividere emozioni e amore attraverso un linguaggio così universale.
Tre parole per descrivere la disciplina della danza?
Passione, emozione, condivisione.
Come ti vedi oggi allo specchio?
Mi vedo come un’artista che porta con sé le sue forze e le sue fragilità, alla ricerca di equilibrio tra rigore e libertà.
Michele Olivieri
Foto di © Julien Benhamou / OnP
www.giornaledelladanza.com
© Riproduzione riservata