L’infortunio per un ballerino non è solo un danno fisico, ma è anche un trauma psicologico che troppe volte viene sottovalutato.
Per chi vive di danza o la ama, infatti, l’idea di non poterla esercitare per un tempo indefinito è deprimente, e quando il tono dell’umore si abbassa si verificano ripercussioni anche sulla salute e sulla guarigione.
I ballerini spesso continuano a ballare soffrendo anche a causa di una certa ‘sottocultura’ radicata nella danza che abbraccia dolore e sofferenza fisica. Se da un lato questo stoicismo insegna a non arrendersi alle avversità, dall’altro crea notevole stress nel danzatore che si sente un perdente all’idea di fermarsi.
Per chi pratica la danza come lavoro, insegnanti o danzatori professionisti, la situazione è chiaramente più grave. I ballerini sono riluttanti ad ammettere di essersi infortunati per paura di essere sostituiti negli spettacoli e di perdere potenziali entrate economiche. Talvolta la pressione arriva dai coreografi che insistono perché il danzatore continui a provare ed esibirsi nonostante gli infortuni, perché ‘lo spettacolo deve continuare’.
Un altro aspetto importante da considerare è che i ballerini si sentono incompresi dai professionisti medici che spesso non apprezzano e non capiscono il mondo della danza. Quando un danzatore subisce un incidente più o meno grave, nella maggior parte dei casi il medico prescrive riposo e immobilità. Ma il movimento fisico e il benessere generato dall’unione tra i passi di danza e la musica per un danzatore sono una dipendenza positiva, ne ha bisogno per sentirsi bene e completo.
Pertanto, i ballerini hanno valori e priorità piuttosto diversi rispetto alle altre persone. Si formano per decenni, investono tempo, denaro ed energie, con la consapevolezza che il lavoro retribuito è incerto. In quale altra professione accade?
Tornando all’aspetto psicologico, il danzatore infortunato sperimenta una varietà di emozioni che inizialmente e principalmente sono negative, seguite da momenti di ottimismo. Come per l’elaborazione di un lutto, anche il ballerino attraversa diversi stadi emotivi: negazione che lo spinge a continuare a ballare nonostante il dolore. Rabbia per non riuscire a fare quello che vorrebbe. Contrattazione, ossia il tentativo di superare l’ostacolo sforzando altre parti del corpo. Depressione, e infine accettazione della limitazione temporanea e inizio del processo di guarigione psico-fisica.
E’ in questo percorso che ciò che impariamo dalla danza si dimostra impagabile.
La danza infatti ci insegna a focalizzarci non sul problema, ma sulla sua soluzione. Il danzatore infortunato quindi deve incanalare tutte le sue energie sulla guarigione, non sull’infortunio.
Deve tenersi attivo fisicamente con discipline come Pilates o, se possibile, con attività aerobiche che non impattino sulla zona ferita del corpo e che aiutino a mantenere un buon livello di forma cardiovascolare.
Il danzatore infortunato può anche deprimersi, vivere quel senso di smarrimento e paura, ma non deve lasciarsene sopraffare e deve trovare il lato positivo. L’allontanamento forzato dalla danza, infatti, può anche avere un impatto positivo, può far capire il vero motivo per cui si danza e quando si torna in sala si è più concentrati, motivati ed entusiasti.
Il danzatore infortunato può e deve chiedere aiuto, mostrare le sue paure e fragilità, e contare sul supporto delle persone che ha vicino. Ma più di tutto, deve contare su se stesso, sulla sua capacità di recupero e sulla forza che la danza ha seminato e fatto crescere in lui.
Quindi il danzatore infortunato dovrà avere pazienza e procedere per piccoli passi, dovrà pensare che l’infortunio non è per sempre, che passerà e che presto sarà in grado di tornare a ballare. E quel momento sarà gioia pura.
Stefania Napoli
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