Antonio Desiderio nasce a Roma il 19 Agosto 1976.
Inizia lo studio del pianoforte e della tecnica classica all’età di 11 anni con il M° Giuseppe Annese del Teatro dell’Opera di Roma. Successivamente si completa e si perfeziona con il M° Vinicio Colella dell’Accademia Nazionale di Danza e con il M°Marianna Starc con cui apprende la tecnica dell’accompagnamento della danza. In seguito a questo, comincia a lavorare come pianista accompagnatore presso i maggiori centri professionali di danza quali A.I.D., I.A.L.S., C.E.D., Balletto di Roma, Artem e lavorando con maestri come Robert Streiner, Luc Bouy, Gaetano Petrosino, Alfonso Paganini, Flaminia Buccellato, Luisa Signorelli, Bruce Michaelson, Alessandro Molin, Sabrina Cerrone, Stephan Fournard, Brunella Vidau, Tuccio Rigano,Ivana Gattei, Denys Ganio.
Per perfezionarsi consegue gli attestati sulle Tecniche Accademiche presso l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, Musica in Relazione alla Danza e Storia e Stili della Danza presso la Royal Academy of Dance. Contemporaneamente all’attività pianistica, si iscrive all’Università Tor Vergata di Roma dove consegue attestato in Informatica giuridica e successivamente nel 2004 la laurea in Giurisprudenza con tesi di laurea sperimentale sui profili pubblicistici di riforma degli enti lirici.
Nel 2006 consegue il Master in management artistico-musicale presso il CEIDA di Roma con il massimo dei voti e la certificazione del Trinity College di Londra in inglese e Business English.
Dal 2004 svolge l’attività di rappresentanza artistica internazionale per il settore della danza e opera lirica per gli enti lirici italiani (Teatro La Scala, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Carlo Felice di Genova, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Municipale di Piacenza, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Verdi di Salerno) europei (Teatro dell’Opera di Vienna, Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, Teatro Real di Madrid, Teatro du Capitole di Toulouse,Teatro di Bordeaux, Tel Aviv Israeli Opera, Teatro dell’Opera di Amsterdam, Festival Internacional de Santander, Opera di Zurigo, Opera di Atene, Teatro dell’Opera di Riga, Teatro dell’Opera di Belgrado, Teatro dell’Opera di Erfurt, Deutsche Oper di Berlino) ed extraeuropei (Jackie Gleason di Miami, Tokyo Opera House e National Opera House di Pechino) unitamente al coordinamento ed organizzazione di gala di danza (Erfurt Gala, Venezia in Danza, London Coliseum) e masterclass di canto nelle maggiori capitali europee e non. Dal 2005 al 2011 è stato Personal Manager del basso lirico internazionale Roberto Scandiuzzi. È General Manager dell’étoile internazionale di danza Giuseppe Picone, attualmente Direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Il Giornale della Danza l’ha intervistato su numerosi temi, ecco l’intervista integrale.
Antonio, come si è avvicinato alla carriera di manager della danza, un mondo così bello ma estremamente complesso?
Non ho mai praticato la danza ma ho, da sempre, visto balletti, assistito a tantissimi concerti di musica classica, visto che mio padre era un dipendente del Teatro dell’Opera di Roma. La danza, lo ammetto, è un’arte che mi ha sempre affascinato e mi è sempre piaciuta. Ho avuto l’occasione di conoscere Sergio Marocchi, un danzatore proprio dell’Ente lirico capitolino, che veramente mi ha accompagnato in questo fantastico mondo e me lo ha fatto conoscere nello specifico: non soltanto, quindi, vedevo prove e spettacoli, ma anche mi dava spiegazioni concrete sul repertorio, sulle tecniche, sull’importanza della sbarra e su quali muscoli bisogna concentrarsi. Insomma, ho appreso tantissime nozioni di teoria, di storia della danza e di tecnica. È stato un insegnamento fondamentale per me, durato per anni, per due/tre volte ogni settimana.Che mi ha dato la possibilità di avere conoscenze trasversali. In aggiunta a questo, ho iniziato i miei studi di giurisprudenza, studi fondamentali per la carriera che, dopo poco, ho intrapreso. La danza per me resta un’arte elegante ed affascinante, che colpisce i sensi della persona: lo sguardo, la vista perché vedi qualcosa di bello, l’udito perché ascolti delle melodie…Un insieme di elementi che mi hanno portato a scegliere una passione come lavoro. Non posso fare a meno di questo e l’ho capito subito.La mia attività, essendo sempre e comunque una passione, non ha orari, giorni di vacanza, non ha fine. Ma io sono felice così. La mia spinta interiore, che mi porta a fare questo lavoro, è proprio la passione.
Ci può spiegare, nello specifico, in cosa consiste l’attività di manager dello spettacolo?
Diciamo che questo lavoro si basa su una serie di elementi.
Il Manager artistico ha una base molto forte sul lavoro artistico, sui vari stili, sulle diverse tecniche, acquisito teoricamente. Ma deve anche essere preparato da un punto di vista giuridico, visto che l’obiettivo è tutelare gli artisti e le leggi sono in continuo cambiamento.Un Manager artistico è una persona che prende da zero un artista e riconosce la luce del fuoco sacro che ha, per farlo diventare un’eccellenza. Come Manager, cerco sempre di difendere i talenti italiani, che sono tantissimi e che, purtroppo, sempre più, vanno all’estero, in altre compagnie. Per me, inoltre, è fondamentale iniziare con artisti che ancora non hanno una carriera ben formata: è molto bello poter seguire un danzatore e farlo crescere e diventare un artista affermato. Questo è quello che mi ripropongo ogni volta che incontro un artista giovane e che cerco di fare, sempre.
Ci sono artisti, con cui ha lavorato, a cui è più vicino per affinità?
Sicuramente Giuseppe Picone, con cui c’è un rapporto di lavoro e amicizia da oltre 15 anni.Con la coreografa Maria Grazia Garofoli, con cui ho iniziato la carriera nel 2008, che sin dall’inizio ha creduto in me. Tra gli artisti Rolando Sarabia, Marianela Nunez e molti altri ancora. Con il Maestro Maria Piazza ho un bellissimo rapporto, che va ben oltre quello lavorativo: ci sentiamo e parliamo spesso e questo rende tutto più semplice quando, poi, lavoriamo ad un progetto. Ringrazio tutti loro per aver creduto in me sin dall’inizio di questo bellissimo percorso lavorativo, estremamente arricchente.
Come è cambiato il mondo della danza in questi anni?
Non è cambiato, purtroppo è bloccato in una fase di stallo.
Io sicuramente non mollo, nonostante mi dispiaccia immensamente vedere corpi di ballo italiani che chiudono, danzatori italiani bravissimi costretti ad andare all’estero. Io lo ricordo sempre: non esiste un corpo di ballo straniero con, all’interno, almeno 2 elementi italiani: i nostri ballerini hanno un’ottima preparazione e, giustamente, le compagnie straniere offrono loro un contratto stabile.In Italia ancora non si è capito che la danza e l’arte sono dei settori che possono generare economia: abbiamo un patrimonio immenso che non sfruttiamo al meglio. Ed è un vero peccato.
Prima o poi cambierà qualcosa, secondo Lei?
Spero di sì ma la mia paura è che succeda quando si raschia il fondo.
Ha qualche consiglio per un giovane che vuole iniziare questo lavoro?
Uno su tutti: questo lavoro non si fa da fan, altrimenti si rischia di alterare il rapporto lavorativo. Questo lavoro deve essere fatto con obiettività, con una forte preparazione su molti ambiti, dagli studi tecnici al repertorio fino alle leggi. È essenziale avere una preparazione contrattualistica, sapere quando si possono inserire nei contratti determinate clausole, anche quella di sfruttamento dell’immagine. Bisogna avere una grande competenza, a 360 gradi, e sapere che questo lavoro non finisce mai e necessita della giusta attenzione. Ricordiamoci sempre che stiamo lavorando per un’altra persona e ogni errore può essere fatale.
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