Si conclude il 17 febbraio 2015 il ciclo di repliche di “Otello” di Fabrizio Monteverde al Teatro San Carlo di Napoli. Anbeta Toromani, in questo lavoro di straordinario impatto visivo ed emotivo, ha interpretato il ruolo di Desdemona, dando prova di tutto il suo talento di artista dotata di eccellente tecnica e di grande forza interpretativa. In un’intervista esclusiva si racconta al giornaledelladanza.com
Per Fabrizio Monteverde sei una Desdemona perfetta, eterea, morbida, sensuale, ti rispecchi in questo ruolo?
Io cerco di calarmi in ogni ruolo che interpreto, non devo necessariamente trovarvi una somiglianza caratteriale. Morbida, sensuale, come ha detto Fabrizio, quello sì, fa parte un po’ del mio essere, ovviamente quando ballo, meno nella vita reale.
Cosa ti ha colpito di più in questa produzione dal punto di vista della chiave di lettura emotiva?
Non c’è una cosa che mi abbia colpita più di un’altra, è il tutto che funziona bene, i passi a due, come sono costruiti, la musica, com’è strutturata tutta l’opera anche a livello di scenografia, di luci, non saprei scegliere soltanto una cosa.
Le difficoltà che hai incontrato nella costruzione coreografica del personaggio su di te, se ve ne sono state?
Le difficoltà sono sempre quelle iniziali, perché con Fabrizio non avevo mai lavorato prima. Se non conosci il coreografo, non conosci il suo modo di lavorare, non sai quanta libertà hai nel costruire un ruolo, nell’interpretarlo a modo tuo. Ci sono coreografi che vogliono che tutto sia esattamente come prestabilito da loro e non si deve cambiare nulla e altri che invece ti lasciano una certa libertà di espressione. In questo Fabrizio è stato favoloso, davvero fantastico, perché ti dava degli input e poi ti lasciava in modo libero di trovare i tuoi canali per poter interpretare e riuscire ad ottenere un’emozione e questo non è da tutti, se posso dirlo.
Otello è interpretato da José Perez, il tuo partner storico anche nel tuo percorso televisivo, tra voi vi è una grande sintonia artistica, credi che conoscersi così bene sia determinante per poter rendere al meglio dal punto di vista artistico?
Io penso di sì, senza nulla togliere a chi magari si conosce al momento, ma conoscersi bene è molto importante, anche se devo dire che io con José sin da subito ho avuto quella sintonia, poi negli anni si è consolidata e dettagliata, ma è sempre esistita sin dall’inizio.
In scena con te, nel ruolo di Jago, Alessandro Macario che è tuo partner anche nella vita. Spesso danzate insieme, credi che la scena rappresenti il punto di massimo incontro della vostra unione?
No, il nostro massimo è fuori dalla scena. Ci siamo conosciuti ballando, forse, se non fossimo stati ballerini, non so quanto sarebbe stato possibile incontrarsi, ma non siamo solo danza.
Tu hai avuto un percorso artistico molto vario che ti ha vista impegnata per molti anni ad “Amici”, come vedi te stessa come ballerina oggi?
Io ho avuto molte esperienze diverse e tutto quello che ho fatto è stato importante per portarmi ad essere ciò che sono oggi, non vorrei sembrare banale nel dire questo, però è così. Ogni esperienza, ogni decisione presa ha fatto parte del mio bagaglio, del mio percorso professionale. Io non so come sarei se non avessi fatto tutte le esperienze che mi hanno portata fin qui.
Adesso sei più proiettata verso il teatro o sei aperta anche ad altre esperienze di tipo televisivo?
Io sono aperta al palcoscenico! Nel momento in cui a un artista offrono un palcoscenico con un pubblico, ha tutto ciò per cui si è sacrificato. Un artista senza un palco, senza un pubblico, può anche essere molto bravo, ma non ha la possibilità di esprimere se stesso. A me non piace discriminare, questo spesso lo hanno fatto un po’ anche con “Amici”. Io non scelgo una dimensione e l’altra non mi piace, ogni esperienza ha la sua valenza, ovviamente nel massimo della qualità, non è che si va a fare proprio tutto. Credo che l’opportunità di ballare sia fondamentale. I ballerini sono dei prescelti a mio avviso, perché non tutti possono avere quella sorta di “incontro divino” con quest’arte sublime che è la danza.
Se ti guardi indietro, rifaresti lo stesso percorso o cambieresti qualcosa?
Non vivo di rimpianti e non ne ho. Si fanno delle scelte e si è pronti ad affrontarne anche le conseguenze e tutto ciò che ne deriva. Poi nella vita talvolta si sceglie perché si ha modo di scegliere, altre perché non si poteva fare diversamente. In taluni momenti del mio percorso io non potevo fare altre scelte, in altri ho fatto le scelte che ho voluto, ma non rimpiango nulla e mi ritengo fortunata perché faccio un mestiere che amo, sono contenta così.
E se invece guardi avanti, cosa vedi?
A me piace tanto insegnare, mi piace tantissimo, mi piace curare i ballerini e anche avere il contatto con chi è agli inizi del percorso della danza e spero in futuro di potermi dedicare a questo.
E qual è il tuo messaggio per coloro che ora si affacciano a questo mondo?
Il mio messaggio è di non perdere mai la passione con la quale si inizia a studiare danza e non dimenticare mai il perché si inizia, perché poi negli anni questa cosa, per tante ragioni, si perde. Magari perché non si trova lavoro o perché non si trova la compagnia adatta o perché i percorsi non sono esattamente come si immaginava o come si preferirebbe fossero. Il mio invito invece è rivolto a mantenere quella stessa passione di quando si inizia da bambini e non si ha la minima pretesa e si abbraccia la danza perché la si sente come una vocazione. Purtroppo questo col tempo tende a perdersi e si finisce in questi casi a vivere la danza come una sorta di “lavoro di ufficio”. È importante non dimenticare che è un’Arte, questo io sento di dire.
Il tuo prossimo impegno artistico?
Un gala a Udine e in seguito Giselle al Teatro San Carlo di Napoli con Alessandro Macario.
Lorena Coppola
www.giornaledelladanza.com
Foto © Esclusiva Giornale della Danza