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La danza: talento, abilità o combinazione di entrambi?

‘Ha talento’. È il primo giudizio che si esprime quando un bambino si esibisce in una spaccata o si muove istintivamente a ritmo di musica.

Quando si parla di talento ci si riferisce a una capacità innata e personale che fa apparire un individuo straordinario, rispetto alla norma. Nella nostra società, la credenza nel talento è forte e diffusa, e si accompagna all’idea che la fortuna abbia baciato la persona che ne è dotata.

Ma il DNA determina davvero il tipo di attività verso cui un individuo è portato? Il talento diminuisce o si perde se non viene esercitato o con il passare del tempo? Una persona di talento non ha bisogno di formazione per svolgere l’attività verso cui è predisposta? Il talento nella danza riguarda le doti fisiche oppure è qualcosa di più?

In genere, in una classe di danza o in una compagnia, ci sono pochi danzatori eccezionali in grado di trasmettere l’estetica di un’arte così rigorosa. Sono gli eletti, i prescelti, coloro che sono naturalmente dotati di elasticità, mobilità articolare, di un’accentuata curvatura del collo del piede e via dicendo.

Tutto ciò però crea un ‘pregiudizio’ e va a discapito di danzatori con meno doti fisiche, ma che possiedono lo stesso amore per la danza, o forse a volte anche di più. Ottenere risultati infatti richiede più fatica, più sudore, più impegno e questo genera maggiore soddisfazione, autostima e affezione verso la danza.

Se è vero che il talento, in quanto inclinazione naturale, aiuta a eccellere, è altrettanto vero che la danza si impara. Il talento può essere quindi definito un’abilità di supporto, un fattore umano che permette di imparare o di eseguire passi e coreografie più velocemente e con meno sforzo.

Benché le doti naturali predispongano all’eccellenza, essere ‘nati per ballare’, avere una vocazione per la danza non possono ridursi a mera capacità fisica, ma riguardano e coinvolgono la personalità e la creatività.

Ci sono danzatori che sono diventati grandi senza avere doti fisiche di altri, ma perché guidati dalla passione che li ha indotti a lavorare sempre più sodo, a spingersi oltre i loro limiti.

Si può quindi affermare che la danza è sia un’abilità che un talento e che entrambi giocano un ruolo importante nella formazione di un danzatore. Passione e costanza, affiancate da studio, esercizio, volontà e applicazione, portano alla bravura e alla competenza.

Il talento dunque va coltivato, valorizzato e allenato, e non può sopperire o sostituire l’amore e l’immensa dedizione per la danza.

Stefania Napoli
© www.giornaledelladanza.com

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