Diverse declinazioni, differenti generi, un’unica arte. La danza torna grande protagonista al Teatro Romano. Dal 30 luglio al 12 agosto, la 73esima edizione dell’Estate Teatrale Veronese, festival organizzato dal Comune di Verona, presenta 6 serate dedicate all’arte coreutica. Dal ricco repertorio ballettistico, alla danza acrobatica e visiva, fino ai nuovi alfabeti coreografici, tutti riletti e interpretati in chiave contemporanea. Un’occasione soprattutto per gli allievi e insegnanti delle scuole di danza veronesi, che hanno diritto al biglietto ridotto.
Si comincia con un tributo ai Balletti Russi proposto dalla compagnia Daniele Cipriani in SOIRÉE RUSSE (venerdì 30 luglio), omaggio a Sergei Diaghilev e Vaslav Nijinsky che diedero vita ad una delle pagine più significative della storia della danza. Con la musica dal vivo di Marcos Madrigal e Alessandro Stella, al pianoforte. In programma, quattro titoli di capolavori creati per i Balletti Russi tra il 1910 e il 1920, qui riscritti e reinterpretati nelle recenti e originali versioni di alcuni dei più importanti coreografi della scena contemporanea italiana ed internazionale.
Il repertorio classico prosegue con LA BAYADERE (giovedì 5 agosto) del Nuovo BallettO di ToscanA. Nella tradizione la sua scena più celebre, Il regno delle ombre, si presenta borderline al limite tra il reale e l’aldilà, dove le ombre che appaiono sono come congelate nella loro tragica condizione e i movimenti che compiono sono rituali. L’interesse del coreografo Michele Di Stefano, nel reinventare questo titolo del repertorio classico, è rivolto proprio al potenziale compositivo che questa scena contiene, non per replicarla ma per scatenare tutta la sua forza dinamica.
Nel segno della tradizione anche COPPELIA (martedì 10 agosto), nuove chiavi interpretative grazie all’estro che Laura Corradi mette a servizio della compagnia Ersiliadanza. Da un lato la donna reale, pervasa di emozioni, accecata dalla gelosia per l’amato, istintiva e irruente, vittima di ogni possibile fragilità umana. Dall’altro lato la bambola meccanica, perfetta, che non può perdere mai il controllo proprio perché è come un robot, algida e inarrivabile. Ad impersonare queste due facce del femminile le danzatrici Carlotta Plebs, sanguigna ed emozionale, e Midori Watanabe, il controllo ai limiti dell’irreale. Ancora ispirazioni classiche, legate alle sculture di Antonio Canova, quelle che hanno portato Silvia Gribaudi a confrontarsi con le Tre Grazie in GRACES (sabato 7 agosto).
Produzione Zebra Cultural Zoo Santarcangelo Festival. Le tre figlie di Zeus Aglaia, Eufrosine e Talia sono diventate canone estetico neoclassico, ma prima che ciò accadesse nella mitologia erano creature divine che diffondevano splendore, gioia e prosperità. In scena tre corpi maschili, tre danzatori dentro ad un’opera scultorea, che simboleggia la bellezza in un viaggio di abilità e tecnica, che li porta in un luogo e in un tempo sospesi tra l’umano e l’astratto. Sul palcoscenico anche l’autrice Silvia Gribaudi, artista empatica, irriverente ed esilarante, che ama definirsi “autrice del corpo”.
I temi del contemporaneo vengono, invece, indagati da due coreografi veronesi dallo stile diverso ma fortemente connotato. Da un lato l’energia materica di Chiara Frigo per Zebra in FIGHT OR FLIGHT (martedì 3 agosto), dall’altro le eteree visioni di Cristiano Fagioli per RBR Dance Company in BOOMERANG (giovedì 12 agosto). Il primo spettacolo, vincitore del bando A casa nostra, è l’ultima tappa di un ciclo di quattro azioni performative, ognuna delle quali è ispirata ad un elemento. Sebbene distinti nei contenuti e nella forma, tutti i lavori indagano i quattro elementi come portatori di un innato dualismo di forza e distruzione. La seconda serata, invece, vedrà in scena RBR, compagnia di danza che da anni porta in scena progetti artistici capaci di sposare perfettamente la forza acrobatica e la leggerezza delle visioni sceniche, presenta al Teatro Romano la sua nuova produzione. Boomerang – gli Illusionisti della danza è un viaggio onirico che inizia con la comparsa della vita sulla terra, ovvero la nascita dell’uomo, per svilupparsi poi in tre ambienti, diversi ma tra loro collegati dalla presenza, diretta o indiretta, del genere umano.
«Un focus importante sulla danza quello di quest’anno – ha spiegato Briani -, che dà continuità alle proposte fatte l’anno scorso al Romano e al Chiostro di Sant’Eufemia. Una rilettura contemporanea possibile non solo attraverso le arti figurative, di cui spesso si parla, ma anche sul palcoscenico. Verona si dimostra al passo con i tempi, senza tuttavia dimenticare la grande tradizione dei 73 anni dell’Estate Teatrale Veronese. Obiettivo centrale è riuscire ad intercettare e formare il pubblico giovane, ecco perché la scelta di coinvolgere le scuole di danza e i loro allievi».
«La danza è un linguaggio universale comprensibile ad un pubblico trasversale, giovani e adulti, veronesi e turisti – ha aggiunto Mangolini -. Per questo abbiamo deciso di rilanciare il lavoro fatto l’anno scorso, riportando finalmente sul palcoscenico anche intere compagnie con riscritture interessanti. L’ispirazione di tutti i lavori è proprio la rilettura unita all’interpretazione».
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