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La stagione di danza del Piccolo Bellini

Riot

Si inaugura a novembre la stagione di danza del Piccolo Bellini di Napoli, con la direzione artistica di Antonello Tudisco, in collaborazione con NEO_dance network. Da novembre ad aprile una fitta serie di appuntamenti all’insegna della danza contemporanea.

Si parte il 27 novembre 2015 con due spettacoli: Riot, con Bruno Duarte, Joana Puntel e Luís Malaquias, coreografia di Bruno Duarte, una visione poetica e allo stesso tempo violenta. Una riflessione sulla necessità della distruzione  di un universo per permettere ad altro di nascere: l’uccello può nascere solo distruggendo le uova,  il bambino distruggendo la placenta; Lupi, con Luca Cacciapuoti, Antonio Nicastro, regia e coreografia Emma Cianchi, produzione IF0021, ArtGarage. A distinguere l’uomo dall’animale c’è quello stato d’intensa tensione tra un istinto primordiale e la ragione. La spontaneità degli animali si presenta forse come obiettivo irraggiungibile per l’uomo, costantemente condizionato da morale e tradizione. Eppure, in un angolo remoto di ogni animo umano rimbombano, vivi, istinti forti ed essenziali: la difesa del proprio territorio è uno di quelli. Quindi, ecco la mutazione.

Il 28 novembre 2015 sarà la volta di The Duett/EMOTICON, con Irene Bauer, Martin Dvorak, coreografia di Martin Dvorak, produzione ProArt Company. Uno scontro tra nuovo e vecchio, tra attuale e passato. Due interpreti cercano il dialogo tra la solida struttura del punteggio di Satie e la sana libertà di Hodge e Kirmann. Uno spettacolo che non cerca a tutti i costi di costruire una narrazione estetica, ma, al contrario, cerca di invitare lo spettatore a una percezione “emozionale”. A seguire Tres, coreografia e regia di Nicolas Grimaldi Capitello. Un lavoro sul concetto di pluralità e di perfezione, universalmente rappresentata dal numero tre: tre i performers, tre le pièce e tre i concetti sviluppati in ciascuna di esse. L’autore sceglie di dividere ogni cosa per tre per poi esaminare distintamente tutte le parti per insinuare il dubbio che ogni cosa è trina, compresa la natura degli uomini.

Il 29 novembre sarà la volta di Elettroshock, con Marta Cinicolo e Adriana Cristiano, coreografia di Vincenzo Capasso. Elettroshock è un susseguirsi di immagini: ricordi vicini e lontani, fotogrammi confusi, luci ed ombre, uno specchio che riflette realtà e finzione, suoni, rumori, silenzi, parole incomprensibili. Trafitto da una miriade di emozioni: un continuo e straziante cambiamento d’umore. L’io e il me, corpo e mente! Elettroshock: rottura, cambiamento, evento inaspettato, taglio netto. After-clap! A seguire Finding Home, con Luisa Memmola, coreografia Luisa Memmola, produzione Compagnia Gruppo E-motion. Finding home nasce da un bisogno interiore: quello di trovare un posto dove rilassare i nervi e identificarsi, la parola “casa” è intesa come luogo fisico e come luogo interiore. Come rifugio, dove si possono deporre le armi e essere se stessi: Finding home cerca sfumature poco scontate e lavora sulla sensazione di stabilità interiore.

Il 29 gennaio 2016 è la volta di Re-Garde, con Francesco Colaleo, Maxime Freixas, regia e coreografia di Francesco Colaleo e Maxime Freixas, produzione compagnia MF, in coproduzione con Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei con il sostegno ACS Abruzzo. Due danzatori, due uomini che si battono per l’affermazione del sé. Sono pronti a subire o ricevere, a dare o perdere, a essere manipolati, provocati, abbandonati. Il corpo è controlato e vigile come lo sguardo, ma non rinuncia a godere di momenti di distensione e respiro. Re-Garde come dimensione innocente e pulita di uno sguardo che si posa sulle cose e che ironicamente sa divertirsi con la vita. A seguire Confini Disumani, con Beatrice Netti, Nicola De Pascale, Antonella Albanese, Roberta Chirulli, Serena Angelini, coreografia di Roberta Ferrara, produzione Equilibrio Dinamico. Confini disumani è una denuncia sociale liberamente ispirata al testo Solo andata di Erri De Luca, che parla del viaggio dei migranti. Questo è un viaggio del corpo e della mente, espresso da una gestualità che pone i corpi a divenire concrete preghiere fisiche.

Il 30 e il 31 gennaio in scena Mezzo Nero, Rosso Mezzo, con Luigi DAiello, Roberta De Rosa, Martina Fasano, Katia Marocco, Barbara Mormone, Camilla Rega, Elisabetta Violante, coreografia di Fernando Suels Mendoz, produzione ARB DANCE COMPANY. Mezzo Nero, Rosso Mezzo è una celebrazione dell’incontro tra due anime gemelle: due metà che fanno un intero, due archi che fanno un cerchio. Il cerchio, non avendo inizio né fine, simboleggia l’eterno e l’assoluto, è un simbolo di accoppiamento e di protezione. Attraverso i suoi sette danzatori, i suoi elementi trasparenti e la sua forma non narrativa Mezzo Nero, Rosso Mezzo ci rivela quello che potremmo non vedere ad occhio nudo. Sempre produzione ARB DANCE COMPANY è A Piedi Nudi, ispirato a Santa Chiara d’Assisi. Elogio della disobbedienza di Dacia Maraini con Roberta De Rosa, Martina Fasano, Katia Marocco, Barbara Mormone, Camilla Rega, Elisabetta Violante, coreografia di Giorgia Maddamma. Un lavoro ispirato alla storia di Santa Chiara che fece della prigionia a vita una sua libera scelta. A fronte della prigioni fisica, però, questa giovane donna si ricava la sua libertà, libertà di pensiero, libertà di spirito e possibilità di inventarsi una nuova vita.

Il mese di febbraio (12 e 14) sarà in scena Across The Border/Una storia di confine, drammaturgia, coreografia e regia Antonello Tudisco, produzione Interno5/Collettivo NaDa, in coproduzione con Dance City (New Castle) e TanzFaktur (Köln) e in collaborazione con Teatro Area Nord Residenza coreografica Teatri Associati di Napoli. Il confine è luogo di incontro e di scambio, è quello “strano” spazio che si trova “tra” le cose, che mettendole in contatto le separa, o che forse separa per mettere in contatto. Il confine può essere non luogo, possibilità di nuove visioni e orizzonti in cui sperimentare nuovi equilibri tra corpo, spazio, voce. Confine ha in sé l’idea di mettere insieme per unire ma, allo stesso tempo, di stabilire  un termine, un’interruzione di continuità allo stesso modo in cui il corpo è confine di noi con il mondo, contatto del dentro col fuori, culla protetta dell’anima. Prigione, oppure straordinario mezzo espressivo grazie al quale comunicare e creare ponti e sinergie, stabilire connessioni ed avere, insieme all’altro, non una fine, ma uno scopo condiviso.

Il 4 marzo 2016 sarà la volta di Monologue avec valise – Racconto divagatorio di un mimo-oratorio, di e con Guerassim Dichliev, regia di Costantino Raimondi, produzione ISKRA Théâtres. Prendete un mimo un pò chiacchierone, aggiungete una valigia, piena di ricordi e di progetti, un pizzico di cabaret, un aroma da film muto, qualche grammo del dramma della sua vita ed eccovi seduti davanti ad un gustoso momento di poesia. Guerassim Dichliev, come un giocoliere, fa volteggiare emozioni e parole. Una sorta di Western alla bulgara con scoppi di lacrime che diventano risate, dove l’ironia sulla sua propria sorte è solo una speranza per il giorno dopo.

Il secondo appuntamento di marzo (5 e 6 marzo) è The Teeth Behind the Kisses/I Denti dietro i Baci, con John Kendall, Molly Hodkinson, James Southward, coreografia di Anthony Lo-Giudice, produzione Lo-Giudice Dance Company. Gli eroi e le eroine delle opere di Hector de Gregorio sono presenti nella vita di Anthony Lo-Giudice attraverso una ‘brillante coreografia’ (London Dance) che connette seduzione e orrore attraverso la ricerca di una redenzione spirituale in mezzo a un mondo oscuro e spietato. Caduti preda degli estremi spaventosi dell’amore, della morte e del sacrificio, i danzatori assumono, attraverso la potenza dei loro corpi e del linguaggio teatrale, tutta la potenza del fantasioso regno macabro di Hector de Gregorio, affrontando il pubblico in una performance estetica e grottesca, di grande impatto visivo.

Sei gli appuntamenti di aprile: il primo è Frane (6 aprile), con Eleonora Chiocchini, voce Giulia Zeeti, coreografia Eleonora Chiocchini, produzione Compagnia Simona Bucci. Una volta che l’assetto è instabile e che i frammenti messi in moto si staccano e crollano con dinamiche diverse, affiorano in superficie anche le parti che si trovavano in profondità: quelle pennellate nere di cui spesso sentiamo il “tacito rivoltarsi piumato” e, la contraddizione tra stati e dinamiche contrastanti , si manifesta. Narrazione per immagini in cui le figure, così come lo spazio e il suono, appaiono, scompaiono e si depositano come i frammenti di un terreno che frana. Ogni gesto, si snoda di colpo in una serie. Frane sono racconti residui di un “romanzo” non scritto. A seguire Home, con Amina Amici, Eleonora Chiocchini, Daria Menichetti, Chiara Michelini, Sara Orselli, regia di Rita Petrone e Valentina Romito, produzione TSU/Teatro Cucinelli, Dance Gallery, Compagnia Simona Bucci. Home indaga il concetto di casa come luogo di origine, come luogo dell’accoglienza, come spazio fisico ed emotivo in cui trovare il conosciuto e portare il nuovo, in un mescolarsi continuo di idee,  relazioni, stati emotivi, stati fisici.

Il 7 aprile è la volta di Damarù, con Maria Grazia Sarandrea e Ciccio Merolla, regia di Maria Grazia Sarandrea e Ciccio Merolla, produzione Balletto90. Damaru è il tamburo sacro che genera il suono primordiale, origine di tutto. È il ritmo della vita, il battito del cuore. È lo strumento con cui il dio Shiva danza per generare e rigenerare i cicli cosmici. Lo spettacolo Damarù ripercorre le tappe di un viaggio ciclico: la vita nelle sue trasformazioni è una rievocazione e, al tempo stesso, una liberazione di quelle energie ancestrali che vivono in noi, che a volte sono in luce, ma più spesso sono oscure. Musica e danza si fondono in un magico connubio tra i due artisti che trasportano il pubblico in colorate atmosfere, in un continuo alternarsi di linguaggi comuni a più culture, delle quali il suono universale del tamburo è protagonista assoluto.

L’8 aprile vede in scena un progetto ibrido: La follia,  con Gabriella Riccio e Achille Succi (clarinetto, basso, sax contralto), regia e coreografia di  Gabriella Riccio, produzione caosmos|cia gabriellariccio, in collaborazione con L’Asilo exasilofilangieri.it.  Due personalità – quella musicale di Achille Succi e quella coreografica di Gabriella Riccio – che sfidano le convenzioni per esplorare nuovi liguaggi e territori della contemporaneità nel dialogo storico tra musica e danza. Corpo e movimento che si fanno materia sonora. Suono e musica che prendono corpo e  si appropriano dello spazio. Il respiro che si fa materia creativa ed espande dallo strumento e dal corpo alla materia sonora e visiva. Ascolto e silenzio quali gestazione per il suono ed il movimento. Qui la musica non è accompagnamento alla danza, allo stesso modo la danza non è interpretazione della musica, neppure si tratta o si cerca un dialogo tra musica e danza. Una nuova tensione ed esplorazione del rapporto possibile sottende la performance. Opposites attracts. L’impalpabile del suono e la materia fisica del corpo nello spazio in un continuum di giustapposizioni buio/luce, suono/silenzio, movimento/immobilità, anticipazioni, echi, risonanze. Un sottilissimo gioco di rimandi e sfide che passano da equilibri a disequilibri, da dominazione a sottomissione, dall’intesa al malinteso quale territorio fertile della rappresentazione.

Il 9 aprile è la volta di un lavoro ispirato al teatro giapponese: La Geisha che danza per amore, con Chiara Alborino, coreografia Chiara Alborino, produzione Danza Flux con il sostegno di Scuola Elementare del Teatro di Davide Iodice.  Al centro della performance la figura della geisha, la cui drammaturgia è nata da un intenso processo creativo basato sulla danza contemporanea ed ispirato al teatro NO, al Kabuki ed alla lettura degli autori Kuki Shuzo, Murakami e Yasunari Kawabata, ma anche alla ricerca dei significati delle tradizioni e musiche giapponesi: dall’uso dei Sakura, i tipici fiori nipponici, al suono dello Shakuhachi, il caratteristico flauto dritto.

In chiusura, il 10 Aprile: Microstorie/appunti sulla percezione, di e con Fabrizio Varriale, produzione Danza Flux, un lavoro che racchiude scritture coreografiche e drammaturgiche ispirate ai temi della memoria, dei suoni del quotidiano e della proiezione dell’umano. Sono appunti che svelano la relazione con il tempo, lo spazio vissuto e l’immaginario che diventano le fondamenta delle azioni.

ORARI&INFO

Piccolo Bellini

Teatro Bellini di Napoli

Via Conte di Ruvo, 14 – Napoli

Tel. +39 081.5491266
botteghino@teatrobellini.it

www.teatrobellini.it

Lorena Coppola

www.giornaledelladanza.com

 

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