
L’amore per la danza classica non esplode come un colpo di fulmine. È una fiamma lenta che si accende nelle aule con il pavimento in legno, davanti a specchi sinceri che riflettono ogni sbaglio, ogni progresso, ogni emozione.
Si insinua nei muscoli che tremano alle prime posizioni, nelle mani che cercano equilibrio e negli occhi che imparano a parlare senza voce. Chi ama la danza classica, sa che essa non concede nulla con facilità. È una maestra esigente, a volte severa, che richiede disciplina, costanza e sacrificio.
Ma è proprio in questa lotta quotidiana — contro il limite, la stanchezza, il tempo — che nasce l’amore vero. La passione per la danza classica è fedele, anche quando il corpo non segue più come prima. Rimane anche quando le luci del palcoscenico si spengono, perché vive nei gesti, nella postura, nel modo di camminare.
Si trasforma in insegnamento, in memoria, in rispetto profondo per un’arte che ha parlato con il linguaggio del corpo. Chi ha amato — e ama — la danza classica, porta dentro di sé una forma di bellezza che non invecchia.
È la bellezza dell’impegno, dell’eleganza, della grazia nascosta dietro ogni gesto studiato per anni. È l’amore per un’idea di perfezione che forse non si raggiunge mai, ma che vale tutta una vita a inseguirla.
E allora, ogni plié, ogni jeté, ogni port de bras non è solo tecnica. È una dichiarazione d’amore. Un atto di devozione verso qualcosa che non si può spiegare del tutto. Si può solo danzare!
Michele Olivieri
www.giornaledelladanza.com
© Riproduzione riservata
 Giornale della Danza La prima testata giornalistica online in Italia di settore
Giornale della Danza La prima testata giornalistica online in Italia di settore
				 
						
					 
						
					 
						
					 
						
					 
						
					 
						
					 
					
				