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Le dieci frasi che i ballerini non amano sentire

Nello scorso articolo abbiamo parlato delle frasi che un ballerino non dovrebbe mai dire al suo insegnante di danza, vediamo adesso quali sono invece le frasi che il danzatore non ama sentire, in sala danza e fuori.

In sala danza.

Il famigerato e già segnalato ‘Tutto a sinistra’ si conquista il primo posto in classifica. Come segnalavamo in alcuni articoli precedenti, ogni danzatore teme il momento in cui dovrà attivare l’emisfero cerebrale destro deputato alla gestione del movimento del lato sinistro del suo corpo, e stravolgere completamente quello che pensava di sapere della sequenza. Ed è proprio questo il motivo che spinge l’insegnante a proclamare la fatidica frase.

Subito dopo ‘Tutto a sinistra’ nell’indice di ‘sgradimento’ delle frasi sentite in sala, vengono ‘Ripeti il pezzo da solo’ e ‘Adesso improvvisazione’. Nel primo caso entrano in gioco svariate emozioni connesse al timore del giudizio dei compagni nel preformare una diagonale o un brano coreografico che il ballerino non sente ancora di padroneggiare. Tuttavia, è in quell’atroce momento che il danzatore apprende due importanti lezioni che lo accompagneranno per tutta la vita: mettersi alla prova e imparare a gestire gli imprevisti; non è il giudizio degli altri che temiamo, in realtà, bensì il nostro. I compagni, infatti, non giudicano, sia perché il bravo insegnante stronca sul nascere certe pessime attitudini, sia perché gli altri danzatori in sala sono troppo preoccupati al pensiero che tra poco sarà il loro turno.

Riguardo all’improvvisazione, invece, il ballerino non può più ricorrere alla sicurezza di passi codificati dall’insegnante, che ha semplicemente imparato e ripetuto. Egli deve lasciar fluire se stesso e la propria danza, deve esporsi, entrare in contatto con la propria intimità ed esternarla senza filtri mnemonici. L’improvvisazione quindi è un momento di notevole crescita artistica e personale che deve essere apprezzato e sfruttato, non rifuggito.

La frase ‘Senza specchio’ provoca smarrimento nel danzatore che è costretto a stimolare le proprie abilità visuo-spaziali e la memoria. Stranamente però si scopre più concentrato sui passi, è meno soggetto a distrazioni e l’esecuzione della coreografia ne esce perfino migliorata.

‘Guardati allo specchio mentre balli’. Questa frase è delizia per alcuni danzatori e croce per altri, a seconda del livello di sicurezza in se stessi o, talvolta, di un eccessivo autocompiacimento. In realtà, lo specchio è un grande alleato del ballerino se sfruttato nel modo giusto, è uno strumento per crescere, che riflette sì gli errori, ma anche le meravigliose qualità possedute e i miglioramenti messi in atto.

‘Il tuo corpo non è adatto alla danza.’ Chi pronuncia una frase del genere nei confronti di un ballerino, della danza non ha capito proprio niente. Per alcuni stili di danza e a certi livelli sono richieste determinate caratteristiche fisiche, tuttavia mortificare un allievo solo perché non è magro o slanciato come una silfide, lo renderà inutilmente insicuro e lo allontanerà dalla danza e dai benefici che la disciplina offre. Ogni persona non solo può ma deve avvicinarsi alla danza, scegliendo lo stile che più si addice alla propria indole e predisposizione, senza considerare che non tutti coloro che entrano in una sala di danza vogliono intraprendere la carriera di Michail Barysnikov.

Vediamo ora quali frasi infastidiscono il ballerino fuori dalla sala di danza, nel mondo comune.

‘Sì, ma qual è il tuo vero lavoro?’. Questa domanda è spesso rivolta ai ballerini professionisti o agli insegnanti di danza. Molte persone sono convinte che la danza sia un passatempo, nonostante si percepisca una qualche forma di retribuzione in denaro. Se il tuo mestiere coincide con la tua passione non si trasforma automaticamente in un hobby, e non perde il senso e il valore che ogni altra professione possiede.

‘Ma chi te lo fa fare?’ Amici, genitori e parenti vari, pongono questa domanda di fronte ai lividi e alla fatica del ballerino. L’unica risposta possibile è l’amore che permette di non avvertire il peso degli sforzi, i sacrifici e il dolore, anzi, si impara ad amare perfino quelli, parti integranti della danza.

‘Non crolla il mondo se salti una lezione’. Forse non crolla il mondo per come lo conosciamo, ma quello del ballerino sì, perché per lui la danza è totalizzante e necessaria, e perché dalla danza ha imparato che l’impegno preso va rispettato a qualsiasi costo.

‘Sai fare la spaccata?’. E’ diffusa la convinzione che la danza trovi il suo apice solo in spaccate, pirouette e mirabolanti coreografie. In realtà la danza è molto di più, è passione, lavoro duro, comunicazione, sfida con se stessi, conoscenza di sé, generosità verso il pubblico e i compagni, e tanta, tanta gioia.

‘Alla tue età balli ancora?’. Si ritiene che dopo aver compiuto 25 anni un danzatore, amatoriale o professionista, dovrebbe appendere le amate scarpette al chiodo e rinunciare alla danza che è ormai parte della sua persona. Non c’è nulla di più sbagliato in questo, si può continuare a danzare, anche professionalmente, perfino in tarda età. La Maestra Georgia Deane vive a Mendon, nel Massachusetts, è sopravvissuta al cancro al seno e a tre mariti, ha aperto la Deane School of Dance all’età di 57 anni. Oggi ne ha 100, continua a insegnare e attribuisce proprio al movimento il merito della sua longevità. La danza, infatti, è salute, aiuta a mantenere attivi corpo e mente. Perché dovremmo abbandonarla alla comparsa della prima ruga?

In conclusione, paragonando le frasi pronunciate dentro e fuori la sala di danza, è impossibile non rendersi conto di quali siano quelle più destabilizzanti e contrarie al nostro benessere, quali celino il reale, sterile giudizio.

Quindi, viviamo con gioia il ‘tutto a sinistra’, o il ‘da soli o senza specchio’, perché è lì, è nella sala di danza che diventiamo individui più forti, impermeabili agli attacchi e alle vuote critiche. E’ lì che sviluppiamo maggiore sensibilità nei confronti dei sentimenti altrui, impariamo a distinguerci dalla massa e a diventare persone migliori.

Un ringraziamento ad Anna, Chiara B., Chiara Z., Claudia, Emanuela, Lory e Valentina, danzatrici del gruppo ‘Dance In Fire‘, che, intervistate sullo spinoso argomento dell’articolo, hanno fornito spunti interessanti per la sua stesura.

Stefania Napoli
Fotografia: Gene Schiavone
www.giornaledelladanza.com

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