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Le patologie dei “sesamoidi”: due piccole ossa sotto la pianta del piede

Se potessimo osservare lo scheletro del piede dal lato plantare, cioè dalla parte che normalmente è rivolta verso il pavimento, vedremmo che sotto la testa del primo metatarso -quello che continua con le falangi dell’alluce- si trovano due piccole ossa, delle dimensioni di una nocciolina, chiamate appunto “sesamoidi”. Se considerato in modo generico, il termine “osso sesamoide” indica un osso contenuto nel contesto di un tendine: queste due piccole ossa, infatti, sono come “avvolte” dai tendini di alcuni muscoli della pianta del piede che si inseriscono sull’articolazione metatarso-falangea del primo dito (adduttore e abduttore breve dell’alluce).

In alcune persone, le ossa sesamoidi del piede assumono una forma particolare, cioè presentano una sottile incisura al centro (assomigliano ad un chicco di caffè) e predono il nome di “sesamoidi bipartiti”. Per terminare la descrizione anatomica, dobbiamo anche ricordare che nello spazio che separa il sesamoide mediale da quello laterale scorre il tendine del muscolo flessore breve dell’alluce, un altro dei muscoli intrinseci del piede, responsabile della flessione plantare del primo dito.

Pur essendo così piccole, queste ossa sono in grado di sopportare carichi anche molto intensi durante il passo: nella fase di spinta dell’avampiede sul pavimento, ad esempio, sui sesamoidi grava un carico pari pù o meno a tre volte il peso corporeo dell’individuo. La loro presenza impedisce lo schiacciamento dei tendini dei muscoli flessore lungo e breve dell’alluce quando il piede è poggiato sul pavimento: se il peso del corpo è distribuito in maniera corretta tra i diversi punti di appoggio del piede, i sesamoidi rappresentano una sorta di “cuscinetto” che scarica a terra la porzione di carico che grava sulla testa del primo metatarso.

In qualsiasi forma di danza i danzatori utilizzano, per buona parte del loro lavoro, la posizione di relevé: in questa condizione il peso del corpo si scarica a terra esclusivamente attraverso le teste dei metatarsi, provocando l’appiattimento al suolo dell’arco trasverso della pianta del piede. L’uso esagerato di questa posizione, spesso associato alla tendenza del piede ad andare in pronazione (cioè con più peso sul versante interno del piede) fanno sì che le ossa sesamoidi sopportino un carico eccessivo ed i tessuti molli che le circondino si infiammino, dando luogo alla comparsa di una sesamoidite.

Il sintomo principale di tale affezione è il dolore localizzato sotto la testa del primo metatarso, particolarmente intenso nella stazione eretta prolungata su un solo arto ed esacerbata dala posizione di “mezza punta”; osservando la pianta del piede spesso si può notare la comparsa di una tumefazione più o meno evidente nella sede del dolore e di un eventuale arrossamento della cute. Soffrono particolarmente di sesamoidite le danzatrici con alluce valgo e/o con alluce rigido: le patologie della prima articolazione metatarso-falangea, infatti, si associano spesso ad un alterato appoggio del piede al suolo che favorisce la comparsa di questa affezione.

Nelle danzatrici classiche, la sesamoidite può essere collegata ad uno scorretto uso dell’en dehors: se la posizione infatti viene ricercata e mantenuta dai piedi e non dalle anche, il piede tende ad atteggiarsi in una posizione di compenso (il “rolling in” degli Autori anglosassoni) con sovraccarico funzionale del primo dito. Nei casi più lievi il dolore regredisce col riposo (diminuendo la durata e l’intensità delle lezioni e delle prove) e con la correzione attiva dell’appoggio plantare sia durante il passo che, soprattutto, durante la pratica della danza. Utile è anche l’applicazione locale di ghiaccio e di anti-infiammatori.

Ovviamente i sesamoidi vengono sollecitati anche nella fase di discesa dai salti: una tecnica difettosa oppure un pavimento troppo rigido, possono portare fino alla frattura dei sesamoidi che, nella forma più tipica, si presenta appunto come una “frattura da schiacciamento”. In questi casi il dolore è particolarmente acuto, spesso di intensità tale da non permettere l’appoggio del piede a terra e la diagnosi va confermata attraverso un esame radiografico.

A tale riguardo mi sembra utile segnalare che la frattura da schiacciamento del sesamoide non è facilmente identificabile su una radiografia del piede in proiezione antero-posteriore: per fare diagnosi, è necessario che il medico richieda un esame radiografico in proiezione assiale, specifico per le ossa sesamoidi. In questa proiezione, confrontando lo spessore dell’osso dolente con quello degli altri sesamoidi, si potrà appunto evidenziare l’avvenuta riduzione di altezza dello stesso.

Sempre parlando di esami radiografici, è importante anche ricordare che tale studio deve sempre comprendere entrambi i piedi; in alcuni casi di sospetta lesione acuta, infatti, non è facile capire se si tratta di una frattura oppure seplicemente di un sesamoide bipartito; avere la possibilità di confrontare la forma dei sesamoidi del piede dolorante con quelli del piede controlaterale può essere risolutiva per la giusta diagnosi.

Se si pensa al meccanismo patogenetico alla base di questa lesione, diventa facile comprendere come la pratica di alcune particolari forme di danza possa aumentare il rischio di comparsa della frattura: nella danza di carattere, ad esempio, il ripetuto impatto dell’avampiede con il pavimento può aumentare il rischio di comparsa della frattura.

Il trattamento della frattura del sesamoide consiste nel riposo (spesso è sufficiente il cosiddetto “riposo attivo” cioè la sospensione dello studio della danza continuando il lavoro fuori carico per non perdere l’allenamento), nell’applicazione di un cuscinetto imbottito sotto la pianta del piede per scaricare la testa del primo metatarso durante la deambulazione e nell’uso temporaneo di calzature con la suola rigida, che limitano la mobilizzazione delle articolazioni metatarso-falangee durante la deambulazione.

Dott.ssa Luana Poggini

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