Letizia Giuliani è prima ballerina di MaggioDanza. Si è formata alla Scuola di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, la sua città, anche se oggi si sente a casa a Firenze. Ha danzato molto anche all’estero al fianco di grandi stelle della danza come Igor Yebra, Gheorge Iancu, Alessandro Riga, Josè Perez. In questa intervista ha raccontato di se, della sua famiglia e del suo lavoro.
Quali sono oggi le priorità nella tua vita?
Quello che viene prima è sicuramente la famiglia. Ho un bimbo piccolo e quindi do priorità alle sue esigenze e alla sua crescita. Subito dopo viene il lavoro, anche perché, se vivi una realtà serena sul posto di lavoro, questa serenità la porti anche a casa con te.
Sei legata al tuo compagno anche sul lavoro. Condividere tutto è un bene?
Non posso fare un paragone con un altro tipo di situazione ma posso dire che la nostra coppia si è consolidata ulteriormente. Per noi due stare vicini sul lavoro, specialmente in questo delicato momento che sta attraversando la nostra compagnia MaggioDanza, è stato assolutamente un bene. Ci sosteniamo a vicenda e nonostante le grandi difficoltà sul lavoro, entrambi ci muoviamo nella stessa direzione: portare la serenità in casa.
Diventare madre ha influito nel tuo essere artista?
Secondo me, quando una ballerina diventa madre acquisisce qualcosa in più. Io sono diventata più razionale, più obiettiva e consapevole. Vivo il lavoro con uno stato d’animo nuovo, e se prima non riuscivo a scindere la mia vita privata dal lavoro, adesso invece sono maturata in questo senso. Riesco a pesare meglio le situazioni e ad affrontare gli spettacoli con lo spirito giusto, senza caricarmi di ansie eccessive, superflue, come invece facevo prima. Avere un figlio è una gioia e questo sentimento te lo porti anche sul palcoscenico.
Se dovessi dare una definizione di te come danzatrice
Mi ritengo una ballerina versatile. Mi piace molto ballare contemporaneo, e sicuramente il neoclassico che è lo stile in cui mi sento più a mio agio venendo proprio da questo tipo di formazione. Il repertorio classico l’ho ballato meno ma amo tanto anche questo lato della danza che richiede però un lavoro ed una preparazione completamente diversa.
Quando hai scelto la danza?
Ho sempre ballato, fin da piccolissima. E’ una passione che mi ha trasmesso mia madre, che però a differenza mia non ha potuto coronare il sogno di danzare. Quando si è accorta di questa mia predisposizione naturale al movimento ha deciso, quando avevo appena 4 anni, di portarmi a studiare ginnastica artistica, un approccio al movimento meno impegnativo e rigido rispetto alla danza. Quando poi ho compiuto 6 anni mi ha iscritta all’Accademia Nazionale di Danza dove ho cominciato a muovere i primi passi nella danza. All’età di 10 anni ho fatto il provino per entrare a fare parte della scuola di ballo del Teatro dell’Opera di Roma dove poi mi sono diplomata.
Il sacrificio più grande che la danza ti ha chiesto
Forse il sacrificio più importante è legato alla mia adolescenza, quando i miei coetanei uscivano a divertirsi ed io invece ero sempre in sala danza a studiare. In realtà l’ho vissuto come sacrifico per pochissimo tempo, perché poi la passione per quello che facevo ha avuto la meglio su tutto il resto e quindi non sentivo il peso delle scelte fatte.
E invece il dono più grande che la danza ti ha fatto?
La danza ti rende una persona speciale, ti arricchisce dentro e ti dona una sensibilità particolare.
Cosa sta succedendo alla compagnia MaggioDanza?
Quello che sta accadendo non è ancora chiaro. Io ritengo che sia un qualcosa legato ad una volontà che va avanti già da qualche anno, quella di eliminare i corpi di ballo che vengono visti come fonte di perdita di denaro per i teatri. Una visione miope che non tiene conto di come la danza funzioni e sia realizzata all’estero.
In qualità di prima ballerina senti di avere una responsabilità particolare in questo momento?
Io sono rimasta volutamente in compagnia, anche se avrei avuto modo di andare a lavorare altrove. MaggioDanza mi ha dato tanto in tutti questi anni, ho ricordi legati a tutti i direttori che ci sono stati, ai coreografi con cui ho lavorato, e coscientemente non mi sento di mollare tutto e andare via. Tutti i giorni con gli altri ballerini studiamo, lavoriamo e lottiamo per evitare la chiusura. Sembra che la Direzione non abbia intenzione di trovare una soluzione, noi invece si. Non è solo una questione occupazionale ma un grande pericolo culturale, chiudere vuol dire chiudere un pezzo di storia, al Maggio hanno danzato grandissimi danzatori internazionali ed è una delle compagnie di danza più conosciute.
Oggi sei felice?
Nonostante quello che ci siamo appena detti, i problemi lavorativi ed il resto, devo dire che si, sono felice. La mia felicità è legata a mio figlio, alla mia famiglia.
Un sogno nel cassetto?
Vorrei poter avere la possibilità di scegliere fino a quando continuare a ballare e non dover smettere perché chiudono la compagnia per cui lavoro. Un altro sogno è invece legato al privato: vorrei vivere in una grande casa con giardino e tanti animali.
Alessandro Di Giacomo
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