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“Luci, ombre, opposti” lo spettacolo della G.A.D.M.B. Theater Dance Company

Progetto del giornaledelladanza.com di formazione “IL LATO CRITICO” a cura di Donatella Bertozzi e Sara Zuccari

Dall’8 al 15 ottobre al Teatro Greco di Roma si è svolta la tredicesima edizione della rassegna teatrale “Che Danza Vuoi?”.

La rassegna, aperta a tutti i generi di danza e alle sue più svariate contaminazioni, è volta a creare un’occasione, interessante sulla carta, per apprezzare la validità e il fermento creativo del panorama culturale internazionale. Quest’anno gli organizzatori si sono concentrati sulla valorizzazione dei giovani talenti italiani presentando un cartellone di undici titoli.

Il 15 ottobre abbiamo assistito allo spettacolo “luci/ombre/opposti”, proposto dalla G.A.D.M.B Theater Dance Company. Sulla scena quattro danzatori (Gabriel Beddoes, Sonia Di Gennaro, Antonella Migliore e Mirko Visconti) che per dovere di cronaca sarebbe più giusto definire “artisti”, poichè durante la serata si sono cimentati oltre che nella danza, anche nella declamazione di estratti da “L’elogio alla follia” di Erasmo da Rotterdam e nella citazione dei più svariati filosofi greci. Allo stesso tempo, con movimenti sicuri e dinamici, eseguivano le eccellenti coreografie di Guy de Bock, avvicendandosi in passi a due e assoli costruiti insieme ad un disegno luci molto efficace che faceva riflettere le loro ombre sulla grande parete bianca in fondo al palcoscenico.

Tavoli, sedie e addirittura scale sono stati usati per affiancare gli interpreti nelle loro esibizioni, catturando, con un gioco di suggestioni, l’attenzione e la curiosità del pubblico, chiamato a immedesimarsi nel tema dello spettacolo: sulla scena quattro corpi si attraggono, si respingono, si uniscono, si capiscono, si scontrano, uniti dal loro unico comune denominatore : la solitudine.

Sarà capitato anche a voi di assistere a spettacoli di questo genere con la sensazione di non capirci nulla e giudicandoli perciò fini a se stessi poichè solamente gli autori sembravano comprenderne appieno il significato. Proprio per questo motivo l’altra sera mi sono cimentato in un esperimento: prima della rappresentazione ho evitato di leggere qualsiasi nota di regia o spiegazione per vedere se mi riuscisse di capire effettivamente, guidato solo da quel che accadeva in scena, il messaggio che gli autori intendevano trasmettere. Con sorpresa mia – e, mi pare, anche degli altri spettatori – il messaggio mi è arrivato senza difficoltà. Segno che uno studio accurato e la giusta consapevolezza di ciò che si fa permettono a qualsiasi idea di trovare la giusta via per arrivare a destinazione.

Jacopo Zoffoli

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