Incontrare due vere e proprie celebrità della danza contemporanea è sempre un’emozione. Se poi, come è successo a me, si ha la possibilità di ascoltare le loro riflessioni, i progetti futuri e soprattutto le idee chiave che li guidano nelle loro creazioni allora ci si può ritenere dei veri privilegiati. Ecco, io sono una di questi. Sarà perché ho sempre assistito agli spettacoli messi in scena da Mario Piazza rimanendone sempre estasiata e colpita dalla genialità delle coreografie, ma incontrarlo e condividere questi miei pensieri è stata un’emozione fortissima. Se poi, con lui, si ha l’opportunità di chiacchierare e scambiare opinioni anche con Ludovic Party..beh, les jeux sont fait. Ebbene si: in un periodo in cui i coreografi sono merce più unica che rara, e al contempo non sempre disponibili, Mario Piazza è l’esempio al contrario: un’intervista lunga, ma che non avrei mai voluto finisse, tante erano i dettagli da ascoltare e soprattutto da condividere. E, dulcis in fundo, ho ritrovato la carica che da un po’ di tempo non riuscivo a ritrovare.
La sua carriera è vastissima, ha spaziato veramente moltissimo: soltanto nominando la compagnia “Momix” ci si emoziona! Quale esperienza l’ha, però, segnata di più rispetto ad altre?
Nessuna in particolare: la vita, per definirsi ricca, deve essere pregna di esperienze. Io ho deciso di dedicarmi alla danza, proprio perché in essa ho posto un credo molto forte. Sono stato io a decidere di indirizzarmi verso lo studio della danza contemporanea senza, però, sentirmi in alcun modo obbligato a farlo. Ho dedicato molto tempo allo studio, frequentando ottime scuole come per esempio la Alvin Ailey School, senza, però, mai dimenticare il perfezionamento della danza jazz e della classica al contempo. Della danza bisogna sempre creare un evento, studiare è fondamentale e anch’io continuo a farlo, nonostante non sia proprio giovanissimo! In aggiunta allo studio ho fatto spazio anche al mondo della creazione e della coreografia: son sempre curioso, devo trovare dei modi diversi di espressione. Questo credo ti porta a conoscere grandi personalità della musica, della danza e del mondo artistico in generale: oltre ad aver lavorato con grandi artisti, è stato creato un bellissimo connubio artistico con Ludovic Party, artista a tutto tondo. Io e lui lavoriamo molto bene insieme proprio perché entrambi abbiamo una formazione molto ampia e questo ci aiuta a creare e a non fermarci all’apparenza. Per me, però, è sempre più importante essere in sintonia con il mondo contemporaneo: l’esempio concreto è proprio “Lo Schiaccianoci”, pièce in cui concepisco una Fata Confetto cicciona e interpretata da un uomo. La favola di Natale per eccellenza può, così, essere letta sia da un bimbo sia da un adulto che, proprio grazie alla versione da me proposta, è in grado di partecipare ad una storia adattata alla contemporaneità.
Fino ad arrivare al suo ultimo progetto…
Devo fare una premessa: la danza non deve avere alcun tipo di pregiudizio. Non vi devono essere dei limiti alla creazione di una persona. Con Ludovic ci siamo resi conto che la danza deve rivolgersi ad una platea vasta: la comunicazione veloce – web e televisione- deve essere differente e soprattutto deve essere sempre più sviluppata. La danza d’élite è terminata: si deve rivolgere al grande pubblico, per le platee ampie. Il progetto che porteremo in scena quest’estate si snoderà in tre giorni: sotto la mia direzione e con la direzione associata di Ludovic, artisti porteranno sul palco del Gay Village di Roma tre differenti coreografie. La prima sera, le grandi stelle della danza internazionale interpreteranno sia repertorio classico che danza contemporaneo. La seconda serata vi sarà “love paradigma”: i danzatori che sceglieremo la prossima settimana porteranno in scena una pièce, coadiuvati dalla presenza di sue sopranisti. Abbiamo deciso di mettere insieme danza classica, contemporanea, barocca e parlare d’amore: ci siamo resi conto che unire voci e danzatori ci aiuta ad elevarci sempre di più, soprattutto perché parliamo d’amore! Nella terza serata, invece, ci sarà un progetto interamente dedicato ai diritti civili: ambiente, mutilazione genitale femminile,AIDS saranno i temi dello spettacolo. È sempre più importante ascoltare ma soprattutto rendere più comprensibile il linguaggio della danza: ecco perché abbiamo accettato il delizioso invito a portare in scena queste creazioni proprio in una manifestazione così importante e di ampio respiro come,appunto, il Gay Village che, per la prima volta, si apre all’arte della danza. È un’opportunità che aiuta a sfatare il luogo stesso, da sempre dedito soltanto alla discoteca! Noi siamo in cartellone il 7, 8 e 9 Luglio e lavoreremo in sala i due mesi antecedenti, proprio per tirare fuori il meglio dei nostri danzatori che, tra l’altro, sceglieremo la prossima settimana e che provengono da tutto il mondo. Voglio portare la grande danza che per me è poesia, affinché ci si possa esprimere in libertà, senza costrizioni.
Parliamo dell’audizione proprio degli spettacoli di Luglio: come si svolgerà la giornata, su quali basi sceglierete il cast?
Non ci sarà una lezione di danza: purtroppo non c’è tempo a sufficienza e i ballerini sono molti. Dopo averli divisi in gruppi, creeremo estemporaneamente una sequenza molto impegnativa e lunga, proprio per poter valutare qualità del movimento ma anche velocità di apprendimento. Non sarà facile e soprattutto non prenderemo tutti i partecipanti alla selezione, è pressoché impossibile! Chiaramente un’audizione è sempre molto impegnativa e c’è sempre il fattore emozione: non ci resta che vedere le persone che verranno! Abbiamo già scelto i cantanti e siamo entrambi concordi sul fatto che il livello delle persone è molto elevato.
Lei è un coreografo che ama le sfide…
Ebbene si! È fondamentale rompere le barriere dei pregiudizi e portare la danza al grande pubblico: non solo attraverso la televisione, ma anche attraverso manifestazioni come quella che ci ospiterà quest’estate. È, inoltre, altrettanto importante sfatare il mito della danza classica come l’unica da seguire: non è così, ed è stato dimostrato anche nel secolo scorso. Un’altra grande sfida è di inventare uno spettacolo in cui la vera ed unica forza è la danza e non la scenografia: io, infatti, voglio lavorare solo con i danzatori e tirare fuori il meglio, sia da un punto di vista coreutico, sia artistico, nel vero senso della parola. La danza deve riprendere il suo ruolo principale e ridiventare la regina delle arti.
Qual è il motto che cerca di portare avanti?
La danza non è un hobby, non è la vita ma ne è parte: se le persone non sono in grado di vivere la propria vita, non sono nemmeno in grado di danzare. La danza è un linguaggio, utile ad esprimere ciò che si prova nella vita: ci aiuta a capire ciò che ci accade e ci dà una visione diversa. Mi auguro che queste parole non vengano dimenticate: è un piccolo insegnamento da serbare sempre e comunque!
Valentina Clemente
Nelle foto: Mario Piazza e André De La Roche, Fata Confetto ne “Lo Schiaccianoci”, Coreografia Mario Piazza
Foto: Copyright di Mario Piazza e Alessandro Orlandi