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Mirko Ranu protagonista nel ruolo di Adam/Felicia in “Priscilla” il musical

Mirko Ranù

Mirko Ranù nasce a Roma il 10 novembre 1987. A 12 anni inizia la sua formazione presso la scuola Idea Danza di Marcello Sindici e successivamente al CSM di Franco Miseria e lo IALS di Roma. Danza e ginnastica artistica sono il suo pane quotidiano ma decide di approfondire la sua passione per i musical attraverso lo studio del canto e della recitazione. Debutta il giorno del suo 19° compleanno in ”Gian Burrasca – il Musical!” nel ruolo del co-protagonista Gigino Balestra (regia B. Fornasari, coreografie S. Bontempi) e interpreta successivamente lo studente, aspirante attore, Nick Piazza in ”Fame – Saranno Famosi” per ben quattro stagioni consecutive (regia B. Fornasari, coreografie V. Longoni). Nella stagione teatrale 2007/08 è ballerino in ”Profondo Rosso – Il musical” (regia M.Calindri, coreografie S. Bontempi, sotto la supervisione artistica del Maestro Dario Argento) mentre nell’anno 2008/09 è ballerino e cantante nella commedia musicale ”Facciamo L’amore” (‘Let’s Make Love’) con Gianluca Guidi, Lorenza Mario ed Enzo Garinei (regia G. Guidi, coreografie S. Bontempi). Nel 2009/10, a soli 21 anni, è scelto dal regista Federico Bellone per il ruolo di Danny Zuko in ”Grease” (tredicesima edizione Compagnia Della Rancia) e, nell’estate del 2010, è performer nello spettacolo inedito scritto da Lena Biolcati ”Sindrome Da Musical”, che vede come protagonista Manuel Frattini. E’ nel cast  della produzione di Stage Entertainment ”Flashdance”, tournée nazionale 2010/11 (regia F. Bellone, coreografie G. Davies, supervisione artistica Glenn Casale), dove veste i panni del perfido Cc La Drue e fa parte anche dell’ensemble dello stesso spettacolo. In questi giorni interpreta Adam/Felicia in “Priscilla”, realizzando uno dei suoi più grandi sogni di sempre.

“Musical mon amour” potrebbe essere la frase che riassume al meglio la tua carriera!

Direi di sì! Adoro questo genere e il mio percorso artistico è sempre stato caratterizzato da questa forma d’arte. Il mio ultimo ruolo, Adam/Felicia in “Priscilla” mi sta regalando grandissime soddisfazioni anche se al termine di ogni serata sono veramente distrutto. Non si direbbe, proprio perché dopo così tante repliche siamo comunque allenati, ma invece tra il canto, il ballo e l’interpretazione al termine di ogni spettacolo non riesco nemmeno ad uscire! Adoro il ruolo che mi è stato affidato in questo straordinario musical, era uno dei miei sogni e l’ho ottenuto. Quello di cui vado ancor più fiero è che il pubblico si è affezionato a noi tutti, ai personaggi e a quello che trasmettiamo. Speriamo continui così.

“Priscilla” è un musical in grado di commuovere, ridere, coinvolgere lo spettatore…

Sono perfettamente d’accordo. Mi è capitato spesso di fare “show watch”, ovvero vedere lo spettacolo dalla platea: anch’io ho pianto, soprattutto nelle scene del bambino e quando si racconta la storia di Bernadette. Viene descritto il tutto con moltissima tenerezza e questo provoca in me delle bellissime sensazioni. L’avventura di “Priscilla” mi sta coinvolgendo sempre di più, sono veramente felice e mi auguro che continui, proprio perché è un’esperienza che mi regala giornalmente gioie infinite.

Toglimi una curiosità: ma come fate a ballare su tacchi così alti?

Credo che sia un po’ insito nel fisico di ciascun ballerino riuscire ad indossare dei tacchi: il fatto di essere costantemente sulla mezzapunta rende certamente tutto più semplice. La cosa più importante è rompere il ghiaccio e metterli! Probabilmente la difficoltà più importante si deve affrontare quando si ha un tacco a spillo che, in molte occasioni quando si balla, può causare delle distorsioni. In “Priscilla”, musical che è stato costruito benissimo sia per quanto riguarda il copione sia relativamente i costumi, abbiamo dei tacchi “accessibili”: fortunatamente hanno il plateau e questo rende tutto più semplice. Gli abiti di scena sono fantastici ma se si incastra una cerniera è la fine!  Colgo anche l’occasione per fare i complimenti a chi ha ideato questa pièce perché funziona, non è volgare e soprattutto riesce a portare in scena dei temi molto importanti ed attuali, senza mai cadere nell’ovvio.

Da quanto tempo siete portate in scena “Priscilla”?

Abbiamo debuttato a Milano nel dicembre del 2011 al Teatro Ciak, siamo poi ripartiti quest’anno dal Teatro degli Arcimboldi per poi proseguire la tournée a Roma fino al 21 aprile e concludere a Trieste a giugno. Ancora non sappiamo nulla in merito al prossimo anno: in teoria l’avventura potrebbe concludersi proprio perché il contratto era di 24 mesi ma chi può dirlo? Dopo il grande successo che c’è stato, che un pochino ci ha spiazzato!, aspettiamo di capire cosa succederà…non si sa mai!

Non vi aspettavate un successo così travolgente, vero?

Sapevamo che era una produzione importante

Uno dei tuoi grandi sogni è sempre stato poter interpretare il ruolo che hai in “Priscilla”. Quando ti hanno detto “sei dei nostri” cosa hai pensato?

È stata una gioia grandissima! Tra l’altro è successo tutto in modo molto strano: un mio amico, pochi mesi prima delle audizioni, mi consigliò di vedere il film, che io non avevo mai avuto l’occasione di guardare.  Sono stato stregato da Adam, personaggio che cela molta fragilità e tenerezza dietro una maschera frivola ed eccessiva. Mi sono detto: voglio interpretarlo a teatro! Quando poi è uscito il bando per le audizioni del musical ho subito pensato di presentarmi. Dopo una serie di provini mi hanno dato la notizia e sono stato felicissimo. I sogni possono diventare realtà anche se, non dimentichiamolo mai, bisogna sempre e comunque lavorare sodo per realizzarli.

Questo musical è per performer molto “preparati”: cantare, ballare e interpretare non è affatto facile.

Io lo definisco sfiancante! I miei colleghi mi prendono in giro perché già al termine del primo atto sono distrutto. Non riesco nemmeno ad uscire al termine dello show a causa della stanchezza…però ne vale la pena perché questo musical sta andando molto bene.

È più difficile recitare, cantare o ballare?

Lavorando molto con Simone Leonardi, l’interprete di Bernadette, mi sto sempre più rendendo conto che l’aspetto più faticosa è la recitazione, la concentrazione sul personaggio. Non è tanto la fatica fisica, che comunque è alla base, ma quella che ti toglie tutte le forze è proprio il recitare. Non ci limitiamo a leggere le battute: le pensiamo, interpretiamo, ci facciamo delle domande…quasi ti consuma!

Sei giovanissimo e hai davanti a te una carriera molto brillante. Hai altri sogni nel cassetto?

Mi piacerebbe spaziare un po’ e provare a recitare in modi diversi. Mi sto affacciando in altre realtà ma è molto difficile: purtroppo i registi vogliono lavorare con artisti famosi e io, da performer conosciuto principalmente nel mio ambito, non ho un ampio raggio d’azione.

Non me ne faccio, però, una ragione di vita…Intanto vado avanti e accetto i progetti che mi vengono proposti. La mia fortuna è che non ho mai programmato nulla: ho sempre colto l’attimo, partecipato a produzioni importanti che mi hanno dato tanto. Speriamo di poter continuare questo percorso.

Hai un motto che accompagna la tua “vita da performer” da condividere?

Non ho un motto vero e proprio, ma ho un consiglio a chi, magari, vuole provare ad intraprendere una carriera come la mia: lascia che le cose accadano. Non bisogna mai pensare di aver fatto qualcosa di sbagliato se non si ottiene una parte: quello che è fondamentale fare, è andare avanti, fare tesoro delle porte in faccia che sicuramente aiutano a crescere. Come tutti, anch’io ne ho prese ma non mi sono scoraggiato: forse un velo di tristezza ha oscurato il mio volto, ma poi ho ricominciato, più forte di prima. Ed è così che si va avanti.

C.V.

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