Indipendentemente dallo stile e dal livello di danza praticati, l’esibizione sul palcoscenico genera sempre una certa inquietudine che in alcune persone può trasformarsi in panico.
L’ansia di per sé è un meccanismo fisiologico e positivo di attivazione che permette di rendere al meglio nelle situazioni in cui sono richiesti maggiore concentrazione e impegno. Se gestita e vissuta nella maniera sbagliata, può tuttavia attivare un meccanismo di auto sabotaggio che non permette di affrontare in modo adeguato i compiti assegnati o di raggiungere gli obiettivi prefissati.
In questo caso si parla di ansia da prestazione, ossia la preoccupazione eccessiva e sproporzionata che induce chi ne soffre a prefigurare esiti catastrofici della propria azione e a temere di essere valutato negativamente, di risultare impacciato, inadeguato e di fallire. Il risultato di una prova è esclusivamente percepito in relazione al giudizio dell’altro, che per la persona con ansia da prestazione deve essere necessariamente e completamente positivo. Un minimo allontanamento da questo ideale di perfezione viene percepito in modo eccessivamente negativo.
Se il danzatore soffre di ansia da prestazione, potrebbe non solo fallire nella sua performance ma soprattutto perdere la gioia dal ballare. È dunque importante possedere i giusti strumenti per riconoscere e affrontare efficacemente un episodio di ansia da prestazione partendo dal riconoscimento dei sintomi che indicano tale stato ansioso: palmi delle mani sudati, nausea, aumento della frequenza cardiaca, tremore, bocca secca, nodo alla gola e, nei casi più gravi, sensazione di stordimento e vertigini.
Suddetti sintomi si possono presentare insieme o singolarmente e a vari livelli di intensità e potrebbero apparire immediatamente prima o durante un’esibizione. La prima cosa importante da fare è ricordarsi che questo tipo di stress è normale e che l’ansia da prestazione o da palcoscenico dipende semplicemente dalla nostra natura di esseri umani, quindi sociali. Charles Darwin ha identificato questa reazione di lotta o fuga come un meccanismo naturale che ha permesso agli esseri umani di sopravvivere ed evolversi. Sebbene la mente conscia sappia che non si muore ballando di fronte agli altri, il subconscio innesca la risposta di difesa, ragion per cui il cervello attiva una serie di meccanismi fisici che precedono e preparano alla fuga dalla situazione vissuta in maniera angosciante.
Che cosa possiamo fare per evitare che tali meccanismi fisiologici ci blocchino? Ecco otto strategie per affrontare un episodio di paura del palcoscenico.
- Concentrarsi sul positivo, pensare al motivo che ci spinge a essere sul palco, l’amore per la danza e la voglia di condividere le forti emozioni che provoca in noi.
- Esercitarsi. Maggiore è la dimestichezza della coreografia e dei passi, minore sarà lo stress causato dalla possibilità di dimenticarli o di eseguirli in modo errato. La pratica è importante anche perché stimola la cosiddetta ‘memoria muscolare’ che permette al nostro corpo di eseguire attività e passi in maniera automatica.
- Prendersi cura di sé. Riposare quanto necessario, fare pasti equilibrati contenenti grassi, proteine e carboidrati nelle corrette dosi, un’ora o due prima di uno spettacolo.
- Mettere da parte la tecnologia. La sera prima di una performance, meglio leggere un libro o ascoltare una buona musica piuttosto che scorrere Facebook, Instagram o guardare Netflix. La luce dello schermo di una TV o di un telefono cellulare contribuisce ad aumentare lo stress e ritarda il rilascio degli ormoni del sonno.
- Fare stretching. È essenziale che i ballerini si dedichino allo stretching ogni giorno, tuttavia nei quindici minuti che precedono l’esibizione, il tempo dedicato all’allungamento diventa ancor più essenziale per calmare l’ansia e preparare corpo e mente alla performance.
- Respirare. Sembra strano, eppure molto spesso ci dimentichiamo di respirare in maniera profonda e ciò si ripercuote anche sulla funzionalità dei muscoli che non vengono adeguatamente ossigenati. Ma il respiro è anche energia prodotta dal corpo e ci permette di raggiungere un contatto più profondo con noi stessi e una maggiore consapevolezza dei movimenti che compiamo.
- Allontanare l’esibizionismo. E’ importante aver sempre presente la differenza tra condividere con gli altri ciò che si ama fare e ostentare le proprie capacità. Il protagonismo è uno dei più grandi nemici del ballerino, gli impedisce di trovare e comunicare il messaggio della danza che viene ingiustamente spogliata del suo reale significato. Se l’unico motivo della performance è l’ostentazione della propria bravura, anche il minimo errore diventa la catastrofe per il ballerino che perderà tutta la presunta sicurezza in se stesso.
- Essere generosi. Quando saliamo sul palco dobbiamo ricordare il motivo per cui balliamo, dare spazio alla danza che si impossessa della nostra mente e che sfrutta il corpo per fluire e raggiungere altre persone. Il pubblico, infatti, vuole divertirsi, stare bene, allontanare i momenti negativi della giornata e il danzatore deve mettersi a sua completa disposizione, regalando il suo lavoro, la sua fatica e le sue emozioni. Solo così la danza ha senso.
Stefania Napoli
Fotografia: Thomas Barwick
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