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Panico da ricaduta: il recupero psico-fisico del ballerino dopo l’infortunio

In un precedente articolo abbiamo parlato dell’impatto psicologico dell’infortunio sul danzatore. Le reazioni cognitive tipiche immediatamente conseguenti a un infortunio implicano un’esagerazione della gravità del trauma fisico subito, associata alla colpevolizzazione verso se stessi e alla non accettazione delle proprie debolezze.

Durante la fase di riabilitazione tali emozioni negative si affievoliscono progressivamente, ma tendono a riacutizzarsi nel momento in cui si avvicina il ritorno in sala, acuite dall’incertezza di ciò che potrebbe succedere. Il recupero, quindi, non implica solo la guarigione fisica, i fattori psicologici influenzano notevolmente la natura, l’efficacia e la qualità del successivo ritorno all’attività.

Il recupero emozionale, infatti, non è un processo lineare, bensì un ciclo che varia in risposta ai progressi e alle eventuali ricadute. Alcuni danzatori vogliono bruciare le tappe e tornare tropo presto all’opera, prima di essere preparati anche psicologicamente, altri si bloccano senza neppure riuscire ad allenarsi negli esercizi più semplici, pur essendo fisicamente pronti.

Ed è proprio la paura di una ricaduta a facilitare l’avverarsi di un nuovo infortunio. L’ansia di una nuova lesione, infatti, genera un forte stress che si ripercuote sul corpo, creando a sua volta una tensione che porta il danzatore a sviluppare maggiori rischi di stiramenti e distorsioni.

Il Dottor Windee Weiss, professore di Psicologia dello sport presso l’Università dello Iowa, sostiene che quando i ballerini si rendono conto che la parte ferita del proprio corpo non è più come prima, spesso presumono automaticamente che la loro performance ne sarà condizionata per sempre. Questo stato di negatività e ansia distrae il danzatore mentre si allena, e proprio la mancanza di concentrazione potrebbe provocare un passo falso e dunque un nuovo trauma fisico.

La Dottoressa Lauren Elson, direttrice della Medicina della danza alla Spaulding Rehabilitation di Boston aggiunge che essere eccessivamente cauti e cerebrali nell’esecuzione dei movimenti limita il buon funzionamento del corpo, in quanto gli schemi naturali di movimento si interrompono e i gesti diventano meno naturali ed efficienti. Quindi, un ballerino potrebbe infortunarsi anche perché istintivamente limita l’esecuzione di alcuni passi, rendendo più difficile l’apprendimento della coreografia, rischiando così un altro infortunio quando tenterà quei movimenti durante le prove in vista di uno spettacolo.

Per evitare che tutto ciò accada, bastano in realtà pochi e semplici accorgimenti che assumono un valore enorme. Creare un sistema di supporto è la prima, essenziale chiave per superare gli ostacoli mentali. Dato che l’infortunio provoca una rottura della fiducia nei confronti del proprio corpo, fidarsi dell’insegnante, del fisioterapista e dei compagni di lezione diventa essenziale nel processo di ricostruzione della sicurezza in noi stessi e nelle nostre capacità. Altrettanto importante è rimanere in movimento, eseguire esercizi di riabilitazione orientati alla danza il prima possibile, concentrandosi sul core, sulla stabilità e sull’equilibrio.

Un pregresso elevato livello di auto efficacia e consapevolezza è estremamente funzionale al recupero sereno. La motivazione interna, intesa come tendenza a vedere nella sfida e nelle cadute opportunità di crescita, è una delle maggiori componenti nella possibilità di un ballerino di tornare alla danza in sicurezza. Conoscere e ascoltare il corpo, accettare le proprie emozioni, chiedere aiuto, mantenersi positivi e fiduciosi sono quindi aspetti essenziali per il completo recupero del corpo e della psiche.

Stefania Napoli
Fotografia: Darian Volkova
www.giornaledelladanza.com

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