Paolo Boncompagni ha raccontato, in un’intervista esclusiva al Giornale della Danza, del legame indissolubile che aveva con il Maestro Alberto Testa e del Premio che insieme a Sara Zuccari e Irina Kashkova hanno scelto di intitolargli all’interno del concorso per la danza più autorevole in Italia: la Settimana Internazionale della danza città di Spoleto.
Un ricordo commosso e ammirato quello di Paolo Boncompagni, che definisce Alberto Testa: “l’ultimo gentiluomo dei nostri tempi”.
Intervista a Paolo Boncompagni
Un affetto lungo una vita, fatto di rispetto e grandi progetti: qual era il suo rapporto con Alberto Testa?
“Il mio rapporto con lui è stato fondamentale. Ho lavorato con lui per ventotto anni, gomito a gomito. Insieme abbiamo creato la Settimana Internazionale della danza città di Spoleto; io mi occupavo della parte organizzativa e di comporre la giuria. Nonostante gli anni trascorsi insieme, non sono mai riuscito a dargli del tu; me lo ha detto tante volte, ma per me era il Professore e non ci riuscivo. ‘Paolo chiamami Alberto!’ mi diceva sempre, magari ci provavo e per una o due volte ci riuscivo ma, ripeto, era il Professore“.
Qual è l’eredità più importante che le ha lasciato il Professore?
“Mi ha fatto conoscere a fondo la danza, la vera danza, quella con la D maiuscola. Raccolgo anche l’eredità di portare avanti i progetti di qualità; abbiamo sempre puntato a lavorare al meglio, con grande serietà. Lui mi ha permesso di conoscere aspetti inesplorati della danza; non sono mai salito su un palco, non sapevo tante cose tecniche. Ma lui mi ha trasmesso l’emozione di un balletto, mi ha fatto capire come si giudica. Sono capace grazie a lui di giudicare i ragazzi che partecipano al nostro concorso. A proposito di questo, il nostro è diventato il concorso più importante in Italia. Lui è sempre stato presente, ma negli ultimi tempi era molto stanco e quindi ha ereditato il ruolo di direttore artistico: Irina Kashkova. Anche se non riusciva a muoversi, la sua mente funzionava sempre, era sempre incredibilmente attivo e pronto ad ascoltare. Quando avevamo dei dubbi, e ne avevamo molti (ride, n.d.r.), ci rivolgevamo costantemente a lui: bastava alzare il telefono e il Professore li risolveva”.
Per quanto riguarda il Premio che verrà inaugurato quest’anno in onore del Maestro Alberto Testa, cosa può raccontare ai lettori?
“Il mio lavoro, quello di Sara Zuccari e Irina Kashkova è inevitabilmente frutto del tempo, dei 28 anni, trascorso accanto al Professore. Tutta l’organizzazione richiede impegno e, come anticipavo, il prodotto è qualitativamente altissimo, quindi lavoriamo in questo senso. Noi cerchiamo di seguire le sue linee guida, evitiamo il gossip, soprattutto per quello che riguarda la giuria; ci impegniamo a scegliere i giurati, la selezione avviene con estrema attenzione”.
Ultima domanda: le va di condividere con i lettori del Giornale della Danza un ricordo particolare, un’emozione, che ha vissuto con il Maestro Alberto Testa?
“Non ne ho uno in particolare: i nostri viaggi in macchina, quando insieme ci muovevamo verso gli eventi, erano speciali. Parlavamo tanto, mi trasmetteva tutto il suo sapere. Era un uomo che aveva una lettura straordinaria della vita e sicuramente l’ultimo gentiluomo del nostro tempo”.
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