Plagiare una coreografia, ossia l’attività creativa di qualcun altro, è un concetto assurdo.
L’idea che una sequenza di passi di un altro coreografo diverso venga copiata e incollata sembra ridicola, ma sfortunatamente, nell’era di Youtube, il plagio delle coreografie si sta trasformando in un’epidemia mondiale.
Il plagio può avvenire in diverse forme: attraverso la riproduzione totale e parziale dell’opera originaria, attraverso una sua rielaborazione non creativa, o camuffata attraverso modifiche puramente accessorie.
Non è facile finire cosa definire il plagio nella danza, perché questa disciplina esprime concetti nati dalla sensibilità e dell’estro di un artista. Inoltre, niente nella danza è completamente nuovo. Parti di coreografia possono assomigliarsi perché siamo esseri umani e possediamo all’incirca le stesse gamme di movimento.
Eppure la danza è una forma d’arte originale e in continua evoluzione. Rubare idee di altri coreografi degrada tutti gli artisti. Non è sufficiente prendere dei passi da video online per definirsi un coreografo, ma può accadere.
Infatti, sebbene sia accettabile utilizzare altri lavori per trarre ispirazione coreografica, se un insegnante di danza o un coreografo ha bisogno di plagiare un’intera routine, significa che non è in grado di creare una coreografia, il che implica gravi carenze tecniche, spesso indolenza e decisamente scarsa professionalità.
C’è una differenza sottile e al tempo stesso abissale tra lasciarsi ispirare dalle opere di altri coreografi e copiare pedissequamente una coreografia.
Il riciclo origina dall’incompetenza e dalla mancanza di idee personali, l’ispirazione invece nasce dal rispetto per gli altri artisti e per la propria capacità creativa.
La danza ha bisogno di autenticità, coraggio, estro e personalità per diventare arte.
Stefania Napoli
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