A maggio debutterà Amor-Q, il nuovo lavoro coreografico di Gennaro Maione e Roberto Giordano, un’opera a quattro mani in cui, servendosi della musica, delle parole e della danza, si raccontano quattro storie per testimoniare che l’amore e la sua forza interiore non mutano nel tempo e nello spazio e che “raccontare l’amore è raccontare la vita”, non si può non amare, perché non si può non vivere.
Gennaro Maione, un danzatore contemporaneo che si è formato a Napoli. Qual è stato il tuo percorso di formazione?
La mia formazione inizia in una scuola privata a Napoli, precisamente nella scuola di Rossella Rossi, ho avuto una formazione principalmente classica durata ben undici anni di corsi regolari e poi, successivamente, al mio percorso si è aggiunta la danza contemporanea.
Dunque la tua base è essenzialmente classica, come poi hai indirizzato il tuo percorso alla danza contemporanea?
Più che altro per vedere e conoscere anche altro, partendo dalla base classica ho voluto poi esplorare anche altri campi anche della danza contemporanea stessa, perché comunque la danza contemporanea che si studia in una scuola privata è differente da altri stili.
La danza contemporanea è diventata poi la tua forma espressiva preferenziale?
Da un certo punto di vista sì, come percorso individuale sicuramente, ma amo anche molto il balletto e il repertorio classico.
Tu sei andato presto all’estero, la tua esperienza è stata sempre positiva rispetto all’Italia?
La mia prima esperienza all’estero l’ho vissuta a Parigi, nella compagnia di Karine Saporta, ed è stata un’esperienza molto positiva, poi sono stato in Germania e in Belgio, dove attualmente mi trovo. Purtroppo c’è un grande divario tra l’Italia, e in particolare tra la Campania, che è la mia regione d’origine, e l’estero. Vi sono grandi limiti dovuti al fatto che non si dà spazio ai giovani e alle realtà emergenti, non vi è apertura verso la danza di ricerca, la danza sperimentale, ci si è fermati a un concetto della danza piuttosto rétro e fermo a quelle che erano le idee dell’Ottocento e del Novecento purtroppo. Tuttavia, negli ultimi anni si evidenziano dei segnali di ripresa e io spero in questo, nelle possibilità di trasformarsi e di rinnovarsi.
Sei un danzatore, ma sei anche un coreografo, in quale ruolo ti vedi meglio attualmente?
Sicuramente come danzatore. Come coreografo sto iniziando adesso a mettere in scena le mie idee, ma comprendo che ci vuole molta più esperienza anche come danzatore, è essenziale.
Un incontro molto importante dal punto di vista artistico e umano avviene con Roberto Giordano, attore, ideatore, regista; al momento avete questa produzione in fase di creazione e a Roberto chiedo in cosa consiste esattamente questo lavoro.
Lo spettacolo si intitola Amor-Q ed è nato dall’idea di mettere insieme le arti. Come arte intendo anche il semplice corpo messo in scena per creare qualcosa di armonioso servendosi della parola, come del silenzio, del movimento, della musica stessa, quindi anche di qualcosa di esterno al corpo e di cui il corpo si fa mezzo per esprimersi. Si tratta di un excursus di storie d’amore dall’antichità, dall’antica Grecia per arrivare ai giorni contemporanei, per dimostrare come l’amore e la sua forza motrice siano inalterati nel tempo. Cambiano le situazioni, cambia il contesto storico, ma il contenuto, la sostanza dell’amore sono gli stessi.
“Non importa chi si ama, l’importante è amare”, questa frase è un concetto fondamentale alla base dello spettacolo, riflesso anche nel titolo. E, tornando al titolo, la Q che accompagna la parola “Amor” per cosa sta?
Innanzitutto ci piaceva semplicemente il suono di questa lettera e l’idea di unirla a un termine latino. La Q sta per il numero quattro, perché raccontiamo quattro storie, ma ha assunto anche un duplice significato, in quanto vuole esprimere l’esponenzialità dell’amore, cioè il suo essere quadruplicato, eccessivo, indescrivibile. Quattro storie diverse ambientate in quattro epoche diverse raccontano l’unicità di quel sentimento chiamato Amore. Si parte dalla mitologia greca per raccontare l’eroico amore del dolce cantore Orfeo che non si rassegna alla perdita della sua amata Euridice e, pur di riportarla in vita, si reca nell’Ade, il Regno dei morti; nel cuore del Medioevo è invece ambientata la travagliata storia dell’amore sacrilego tra il chierico Abelardo e la bella e colta Eloisa, una storia in cui l’amore carnale cede il passo all’amore di Dio. Appartiene all’epoca del Romanticismo poi il tumultuoso amore omosessuale tra il poeta maledetto Paul Verlaine e il giovane Arthur Rimbaud, mentre al drammatico contesto della Seconda Guerra Mondiale appartiene l’ultima storia raccontata, quella dell’ amore innocente della piccola Anna Frank per Peter Van Pels, un amore nato tra le mura di un rifugio segreto e destinato a vivere soltanto nella mente dell’adolescente. Tutte queste storie hanno come comune denominatore la forza dell’amore che è uguale seppur diversa nelle differenti situazioni ed epoche storiche. Non esiste una differenza di contenuto, di sostanza.
In questi quattro quadri il linguaggio corporeo ha delle espressioni diverse?
Ci siamo in realtà divertiti a contestualizzare le storie nelle loro epoche, quindi il corpo si muove in un certo senso con movimenti e canoni stilistici riferiti all’epoca specifica, c’è una voglia di descrivere l’epoca con la danza e anche con le musiche, anche se non sempre in modo esplicito, talvolta anche soltanto attraverso un piccolo accenno che riporterà a un determinato periodo storico. Il corpo è il centro di questo spettacolo, perché anche emotivamente esprime concetti molto forti. Dunque in ogni epoca e per ogni epoca il corpo avrà da dire qualcosa.
Quando e dove è previsto il debutto?
In Campania il prossimo 10 maggio ne sarà presentato un estratto, Noi Saremo, all’Auditorium Sociale di Salerno nell’ambito del Festival Raid e CDTM. La sua versione integrale, col titolo Amor-Q appunto, debutterà il 25/26 Maggio al Teatro S. Caterina di Angri, con Palco 11zero8.
Lorena Coppola