Rientrati dalla pausa estiva, i ballerini scaligeri si sono trovati subito catapultati nelle prove dell’attesissima Serata Forsythe, in scena dal 6 al 23 settembre alle ore 20.30 presso il Teatro alla Scala di Milano, proponendo tre pezzi storici del coreografo americano William Forsythe: Artifact Suite, Herman Schmerman e In the Middle, Somewhat Elevated.
A rendere ancor più eccezionale questo imperdibile appuntamento, è il velo di grandi novità che coinvolge i primi ballerini étoile della Scala. Lunedì 6 , infatti, rivedremo nuovamente danzare sul palco scaligero l’étoile Roberto Bolle che, dopo la Giselle del novembre 2009, erano ben 10 mesi che mancava dalle scene. Ricordiamo che dovette rinunciare perfino all’inaugurazione della stagione a causa di un intervento, e invece, per l’occasione, la sua presenza coprirà di fatto tutte le rappresentazioni della Serata Forsythe. Farà invece sentire la sua mancanza l’étoile Svetlana Zakharova, la cui brillante presenza era prevista per alcune recite. Ma l’étoile ha rinunciato a tutti gli impegni fissati in questo periodo a causa di motivi personali ( tra gli ambienti scaligeri corre voce di una presunta gravidanza).
Senza dubbio un omaggio al grande maestro William Forsythe, e soprattutto a quella rivoluzione artistica da lui attuata, che ha segnato inevitabilmente la storia della danza e del balletto. Ha dato prova che i canoni del balletto classico, pur sempre rispettati, tuttavia possono essere ampliati e spinti verso nuove prospettive. In questo modo William è arrivato a definire una nuova coscienza del classico in sé, sviluppando tutte le illimitate potenzialità della danza. Così incastonati alla base di In the Middle, Somewhat Elevated e di due brani che il Balletto della Scala presenta per la prima volta: Herman Schmerman e Artifact Suite, vi sono i caratteri peculiari del suo innovativo linguaggio artistico. Troviamo l’entrare e uscire da posizioni accademiche, la sperimentazione di nuove dinamiche, la destrutturazione, le combinazioni fisiche “al limite” che scoprono nuove configurazioni, tutte supportate da rigorosa precisione e smagliante tecnica.
Artifact Suite, sulle note di Johann Sebastian Bach per la prima parte e di Eva Crossmann-Hecht per la seconda, è un distillato ma anche una nuova versione di Artifact, emblematico balletto classico dove Forsythe ha esposto le sue teorie sull’illusione della percezione, sulla decostruzione e sulla rottura degli equilibri. Anche il soggetto di Artifact Suite, infatti, è la danza classica in sé, ma, attraverso l’interpretazione di due coppie principali e un solista, prende una forma libera in parte dai canoni classici, aperta a soluzioni innovative.
Herman Schmerman, sulle note di Thom Willems, è un balletto senza trama, omaggio a George Balanchine. Diviso idealmente in due parti, la prima comprende un Quintet in nero, mentre la seconda ha come protagonista una coppia eterogenea che finisce per indossare gonnelle gialle – i costumi sono firmati Gianni Versace. Si può pensare a un tipico balletto concertante, ma scosso, agitato, decostruito in sintonia con la frenesia e l’impazienza del nostro mondo contemporaneo. Nel pas de deux finale Forsythe vuole mettere sullo stesso piano sia il genere maschile che quello femminile, per questo anche l’uomo emula il comportamento femminile, e sempre per questo anche il supporto danzato riesce a creare quella sintonia giusta, che azzera ogni differenza di genere.
In the Middle, Somewhat Elevated , sulle note di Thom Willems, è anche questo un balletto senza trama, dove conquistano la scena nove interpreti. Essenziale è la forma dei loro corpi, che viene evidenziata dagli abiti da scena, alquanto aderenti e resi metallici dalle luci. La struttura del balletto alterna tutte le possibili combinazioni numeriche dei ballerini: assoli, quartetti, terzetti e soprattutto passi a due, di speciale brillantezza e difficoltà. Eccezionale nei passi a due è la dinamica circolare e la continua trasformazione dei passi.
La Serata Forsythe offre agli spettatori un repertorio unico nel suo genere, che pone in rilievo inequivocabilmente la genialità spiccata di un grande maestro che ha saputo trattare l’arte del balletto classico, rendendola malleabile e plasmabile sotto le sue mani, quasi fosse davvero un’opera d’arte e lui un bravo scultore.
ORARI:
6-7-8-9-10-13-14-15-21-23 settembre 2010, ore 20.30, Teatro alla Scala di Milano
INFO:
Tel. 02/72.00.37.44
Leonilde Zuccari