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“Stoffa per la Danza” – La danza in abiti comuni: Pina Bausch

Philippine, ma da tutti conosciuta come Pina, Bausch nasce a Solingen il 27 luglio 1940 e muore di cancro il 30 giugno 2009 a Wuppertal. Inizia la sua carriera artistica da adolescente nella città nativa , poi si trasferisce a New York grazie ad una borsa di studio dove approfondisce la sua tecnica. Viene scritturata dal New American Ballet e dal Metropolitan Opera. Rientra in Germania dove danza ed inizia a comporre le sue prime coreografie nel 1968. Nel ’73 fonda il Tanztheater Wuppertal Pina Bausch. I suoi spettacoli sono apprezzati ovunque: Le Sacre du printemps, Nelken, Bandeneon, Aqua …e tra le sue opere più importanti Café Muller

Pina Bausch è sicuramente tra le più importanti e note coreografe mondiali, espressione della danza moderna e massima esponente del Teatro-danza tedesco. I suoi ballerini, prendono il nome di “danzattori” in quanto interpreti attraverso l’improvvisazione generata dalle domande che la coreografa pone loro. Essi stessi chiamati ad esprimere le proprie personali sensazioni, sentimenti, infatti essi non ricoprono solo il ruolo di danzatori, ma anche quello di attori e di autori dell’opera.

Pina per le sue coreografie si avvale di costumi che in realtà sono abiti comuni: per esempio una semplice vestaglia con sotto uno slip indossata dalla protagonista di “Café Muller”, oppure la figura maschile con un cappotto nero molto spallato, un abito che nasconde oppure rivela se stessi; un abito che diventa espressione delle proprie sensazioni, del proprio carattere, della propria ribellione, del proprio dolore. Donne che vestono abiti maschili ed il contrario a contestare i ruoli tradizionali, i finti moralismi e l’ipocrisia. Abiti che coprono o che liberandosene addirittura liberano l’atroce sofferenza di una vita, di una persona, di un popolo…

I vestiti della gente comune, che normalmente vengono utilizzati nel quotidiano, diventano costumi di scena in un quadro dove il movimento dei corpi interagisce con tutto quello che viene posto sulla scena: movimento ed emozione, interiorità e racconto, gesto quotidiano e coreografia.  

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Salvatore D’Orsi – Antonino Terminiello

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