Cesare in Egitto di Gaetano Gioia (Napoli, Teatro San Carlo, 27 giugno 1807)
Ballo eroico in cinque atti inserito nell’opera Climene. Libretto bilingue (italiano e francese).
Il ballo è uno degli esempi più interessanti del filone neoclassico italiano e una delle creazioni più emozionanti di Gaetano Gioia (1768-1826), artista di fama internazionale, coreografo intelligente e profondo, musicista esperto. La vicenda è incentrata sulla vittoria di Giulio Cesare sugli Egiziani (48 a.C.) e sul suo rapporto con Cleopatra (vedi la stampa in alto). Particolarmente significativa è la modalità con cui è tratteggiata la figura del Dittatore, audace condottiero e astuto stratega, venerato dai Romani e amato con rispetto e devozione da Cleopatra. In Cesare non è difficile cogliere un omaggio al re di Napoli Giuseppe Napoleone I (fratello maggiore di Napoleone), scelta, questa, chiaramente condizionata dall’influenza del potere politico sull’indirizzo delle programmazioni teatrali. Che Gioia in questo periodo aderisse al Neoclassicismo napoleonico lo dimostrano anche la fastosità delle scene e la grandiosità con cui è condotta l’azione. Ma un aspetto peculiare distingue questo ballo, come anche le altre creazioni di Gioia: l’unitarietà dello spettacolo. La scenografia – complessa e tridimensionale – è parte integrante del dramma, come lo è la luce con i suoi originali effetti di buio e di illuminazione artificiale, che si raccordano con i complessi movimenti scenici, la danza e la pantomima, in un innovativo “tutt’uno” dalle forti tinte drammatiche.
TRAMA DEL BALLO
Sul mare giunge la flotta romana. Cesare è accolto da Tolomeo, Cleopatra e dai sudditi egiziani. Un drappello di Egiziani reca le spoglie di Pompeo ucciso da Achillias. Durante il funerale, Achillias pone in essere il progetto ideato insieme a Tolomeo di uccidere Cesare. Gradatamente l’azione si sposta all’interno della Piramide dove si nascondono i congiurati. Ma Cesare, messo al corrente da Cleopatra, organizza un contrattacco e dà l’ordine di appiccare il fuoco all’ara. Il globo di fuoco che sale dall’ara viene interpretato dal sacerdote come condanna degli dei per aver i Romani profanato il luogo sacro recandosi armati all’interno della piramide. Segue la lotta tra Romani ed Egiziani. Tolomeo e il Sacerdote riescono a fuggire; viene spenta una lampada e, trovandosi al buio, i fuggitivi vengono inseguiti con torce.
L’azione si sposta all’esterno della Piramide quindi all’interno della reggia. Una “giuliva sinfonia” accompagna il corteo regale che introduce Cesare e Cleopatra. Dopo il solenne giuramento di fedeltà, Cleopatra è condotta da Cesare sul trono, ma la festa si interrompe per l’irruzione di Romani inseguiti da Egiziani. Per salvarsi, Cesare è costretto a gettarsi nel fiume. Cleopatra, sebbene convinta da prove schiaccianti (manto ed elmo) della morte del Dittatore, rifiuta con atteggiamento sprezzante la proposta di matrimonio di Achillias. Ma l’orgoglioso rifiuto le costerà il carcere. Sulla scala del carcere compare Tolomeo inseguito da Publio e dai Romani. Vedendo che il muro sta crollando sotto gli attacchi romani, Tolomeo si uccide. Cesare appare salvo e minaccioso sopra un’altura. Corrono gli amanti l’una nelle braccia dell’altro. Furibondo Achillias si avventa verso Cesare per ucciderlo, ma è a sua volta colpito da Publio. Gli Egiziani si prosternano ai piedi dell’eroe vittorioso. Di lontano si vede la vedova di Pompeo che non prende parte al giubilo oppressa da tetra angoscia.
La stampa in alto: Figurino di Giacomo Pregliasco per Cleopatra nella ripresa del ballo alla Scala nel 1809.
Rif. bibl. Per una spiegazione più estesa su Gaetano Gioia e Cesare in Egitto vedi Flavia Pappacena, Storia della danza in Occidente, vol. II, Il Settecento e l’Ottocento, Gremese, Roma, 2015, pagg. 118-121.
Flavia Pappacena
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