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La grande danza in televisione: intervista a Gianni Sperti

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Gianni Sperti nasce a Manduria. Ballerino e personaggio televisivo, primo ballerino di numerose trasmissioni di Canale 5 fin dagli anni Novanta, per lungo tempo ha fatto parte del corpo di ballo della trasmissione “Amici”. Cresciuto a Pulsano in provincia di Taranto, fin da giovane ha studiato danza a livello professionistico; dapprima rock acrobatico, poi, a partire dall’età di sedici anni, danza moderna e classica. Ha debuttato in televisione, dopo un provino, nel 1995, partecipando al corpo di ballo del programma estivo di Canale 5 “La sai l’ultima? VIP”. Nella stagione televisiva 1995/1996 ha fatto parte dei corpi di ballo di importanti programmi di Canale 5, come “Stelle sull’acqua” condotto da Carmen Russo, “Il grande bluff” di Luca Barbareschi e una nuova edizione di “La sai l’ultima?”. A partire dal settembre 1996 è stato primo ballerino di “Buona Domenica, ruolo che ha mantenuto fino al dicembre del 2000. Durante l’esperienza durata quasi cinque stagioni a “Buona domenica”, ha partecipato al film “Milonga” con Claudia Pandolfi e Giancarlo Giannini, e nel 1997 è stato primo ballerino della trasmissione estiva di Iva Zanicchi “Ballo amore e fantasia”. Nell’autunno del 1999 ha ricoperto lo stesso ruolo in “L’ultimo valzer”, programma condotto da Fabio Fazio e Claudio Baglioni. Mentre nel febbraio 2000 è stato ballerino e coreografo del programma di Canale 5 “Stelle a quattro zampe”. A partire dai primi anni duemila è presente nel cast del programma di Maria De Filippi “Uomini e donne, dove ancora adesso partecipa in qualità di opinionista, in coppia con Tina Cipollari. Ha preso parte al reality show “La talpa, nella sua seconda edizione del 2005, uscendone vincitore. Negli anni recenti è stato spesso ballerino nella trasmissione “Amici di Maria De Filippi”.

Gentile Gianni, com’è avvenuto il tuo approccio con la danza e come si è evoluto nel tempo l’amore per questa disciplina?
Già da bambino il mio corpo fremeva ogni volta che sentiva musica e subito esternai a mia madre il desiderio d’iscrivermi a una scuola di danza. Sono nato con la voglia di ballare e quando, danzando, il mio corpo cominciava a modellarsi e ad  assumere forme eleganti, la passione cresceva sempre di più!

Quali ricordi hai del tuo primo giorno in Scuola di danza?
Ho un ricordo piuttosto singolare. Avevano aperto una scuola nel mio paese, mia sorella si iscrisse quindi ne approfittai. In segreteria c’era la direttrice, le chiesi: “Mi scusi, in questa scuola gli uomini vengono?” e lei mi rispose: “No”. Tornai a casa. Mio padre, al rientro dal lavoro, mi guardò e mi disse: “Perché hai il muso?” Risposi: “Sono stato alla scuola di danza e mi hanno detto che i maschi non possono entrare”. Mi guardò, mi prese per mano, mi riportò a quella scuola di danza, e chiese: “Signora, per quale motivo, in questa scuola, i maschi non possono venire?” Lei rispose: “Mi scusi, ma io avevo capito che suo figlio volesse sapere se qui ci sono dei maschi e in effetti, al momento, non ce ne sono, ma certo che possono venire!” Così cominciai i miei studi… a Pulsano, un piccolo paese con una mentalità piuttosto chiusa. Solo da grande ho capito il “valore” del gesto di mio padre che in quel momento mi sembrava “normale”.

Qual è stato il tuo percorso formativo?
Prima di studiare danza io già ballavo rock acrobatico, frequentavo una scuola che era l’unica nel mio paese. Devo ringraziare mia sorella anche questa volta. Sono stato campione nazionale. Ho cominciato poi con la danza moderna che mi veniva naturale, sono sempre stato quello che in gergo tecnico si chiama “una spugna”. Cominciai a fare moltissimi stage e su tutti i miei attestati di partecipazione scrivevano “Ha talento, ma è poco pulito” questo perché in effetti mi mancava lo studio della danza classica che per un ballerino ritengo sia fondamentale. Grazie alla mia tenacia cominciai a studiare danza classica e trovai subito bellissime e coinvolgenti quelle linee sinuose che il corpo descriveva ogni volta che facevo un arabesque o un attitude. Continuai a studiare fino a che Garrison, durante uno stage, notò il mio talento spingendomi a fare il provino per quella che fu la mia prima trasmissione televisiva “La sai l’ultima vip”. In seguito ho studiato con i più grandi insegnanti e coreografi del momento, Enzo Paolo Turchi, Garrison, Brian, Andrè De La Roche, Marco Garofalo, Bill Goodson, Daniel Ezralow, e molti altri. Ho studiato Jazz, Stile Bob Fosse e tutta quella che era la danza “moderna-contemporanea” del periodo.

Che tipo di danza è il rock acrobatico, in cosa si differenzia sostanzialmente dagli altri stili?
Il rock acrobatico nasce dal lindy hop e diventa poi una danza sportiva, competitiva e proprio questo spirito di competizione che richiede mi ha sempre dato quel “quid” in più che mi manteneva “vivo”. La differenza tra il rock acrobatico e altri stili, oltre al dover essere necessariamente ballato in coppia o in formazione, sta nell’obbligo del rispetto di codici e di schemi tipici dei balli da competizione, che nella danza non ci sono. La danza ti consente così una maggiore libertà di espressione.

Secondo te, quali sono le doti fisiche che bisogna necessariamente possedere per danzare?
Sicuramente necessita un corpo piuttosto “idoneo”, longilineo, leggero, ancor meglio se sono presenti tutte o parte delle doti fisiche tipiche di un danzatore come un bel collo del piede, una bella linea della gamba e altre. Ma, a mio avviso, l’aspetto fondamentale è la capacità che un artista ha di esprimere ciò che ha dentro per far sì che la sua danza non sia una mera esecuzione di passi, ma l’esternazione dei propri sentimenti e dei propri stati d’animo. Ho visto dei ballerini che nonostante non abbiano doti fisiche strepitose si esprimono, ballano meravigliosamente dandomi emozioni da brivido.

Chi ha creduto maggiormente in te e ti ha aiutato nella tua carriera di successo?
In primis mio papà, anche se me ne sono accorto solo “da grande” e il resto della mia famiglia, ma ci tengo a precisare che il mio talent scout è stato Garrison che mi ha notato durante uno stage e mi ha preso come esempio davanti a  tutti gli altri allievi, ha fatto sedere la classe e dopo avermi fatto ballare la sua coreografia ha detto: “È così che la voglio”. Ultima ma non d’importanza, Maria De Filippi che ha creduto in me e mi ha aiutato a credere in me stesso.

Hai studiato sia danza classica sia danza moderna. Quali sono le maggiori differenze?
La danza classica è sicuramente la base di tutti gli altri stili e, a livello professionistico, non è per tutti. La danza moderna può sembrare più semplice, perché è un po’ più libera, è meno ferrea ma, senza una base di danza classica che  aiuta a  rendere il movimento più pulito, elegante e raffinato, le cosiddette linee, quella che struttura il corpo di un danzatore e che fa la differenza nel modo di apprendere e danzare qualsiasi altro stile, anche la danza moderna non sarebbe di qualità.

Nel 1995 hai partecipato ad un provino e da lì è partita la tua carriera. Ti ricordi come ti eri preparato e cosa avevi proposto durante questo esame?
Era appunto il provino per “La sai l’ultima Vip”. In quel periodo i provini si svolgevano in questo modo: ricordo che eravamo circa cinquecento ballerini e che cominciammo ad essere selezionati fin dalle diagonali eseguite a gruppi. Seguiva l’esecuzione di una coreografia che ci avevano insegnato durante il provino stesso, sempre a gruppi per poi proseguire con la selezione fino ad arrivare al numero di ballerini richiesti per l’occasione. In quell’audizione scelsero me tra i cinquecento partecipanti. Non era il ballerino, quindi, a portare una propria coreografia. Io studiavo con costanza, ero sempre in allenamento, sempre pronto, se così vogliamo dire.

Donare anima e corpo al mondo della danza è estremamente affascinante, ma anche molto faticoso, ancor di più quando lo si pratica a livello professionale. A te cosa ha dato e cosa ha tolto la danza in generale?
Io rinunciai agli studi di ragioneria per lavorare, facevo il muratore per pagarmi gli studi di danza e raggiungere il mio sogno. Certamente, la vita privata viene un po’ sacrificata, per gli orari, per il tipo di vita che si conduce, ma se tutto questo va di pari passo con la propria passione che si alimenta e cresce ogni giorno, il risultato è che ti senti più ricco sia professionalmente che personalmente. Il sacrificio diventa un piacevole dolore, è così anche quando si parla del nostro fisico, a noi ballerini piace svegliarsi la mattina per affrontare una nuova lezione di classico o  di sbarra a terra e ci piace sentire i muscoli doloranti la sera. La danza mi ha dato tutto quello che ho, tante soddisfazioni, il riconoscimento del pubblico che è il fuoco che alimenta tutto. Sono certo di essere nato col desiderio/bisogno di sentire gli applausi del pubblico, il loro consenso, il loro calore. Credo proprio che la danza mi abbia solo dato in tutto la mia vita, senza togliermi niente.

Ti abbiamo visto anche al cinema con “Milonga”. Ti piacerebbe ripetere quest’avventura?
Anche questo è avvenuto grazie alla danza. Ballavo a “Buona Domenica” e mi esibivo in un passo a due; venivano inquadrate le coreografie ma anche diversi primi piani. Uno di questi venne notato da un regista che mi contattò in seguito per fare il film con Giancarlo Giannini e Claudia Pandolfi. È stata una bellissima esperienza, è stato molto eccitante interpretare un’altra persona per il periodo del film, che, nonostante gli orari, comunque un po’ faticosi, lo rifarei molto volentieri, sicuramente per un film che mi soddisfi e  non per un film “da botteghino”.

Qual è, secondo la tua esperienza, il sacrificio più grande che richiede l’essere danzatore professionista?
Devo pensarci a fondo per trovarlo, perché la passione che ha condotto la mia vita ha di gran lunga superato qualsiasi “sacrificio”.

Un tuo spassionato giudizio sul mondo della danza, visto dall’interno?
Purtroppo non ho un giudizio positivo sul mondo della danza. La competizione sfocia spesso in cattiveria. L’arrivismo prevale sulla passione. Il vero talento non sempre viene premiato.

Tra tutte le tue partecipazioni televisive, qual è stato il momento o la serata in cui ti sei particolarmente emozionato?
Certamente la mia prima partecipazione è stata indimenticabile ma non la più emozionante. Quando ho ballato per la prima volta, davanti allo sguardo di chi mi amava, è stato il momento più emozionante.

Con quale coreografo ti piacerebbe lavorare? e con quale danzatrice ti piacerebbe ballare?
Non essendo un ballerino classico, se non come formazione, non aspettarti grandi nomi anche se ho sempre sognato, non di ballare, ma di ammirare dal vivo Michail Baryshnikov. Oggi mi piacerebbe ballare in un concerto con Beyoncé. Quando si è giovani si fa la cosiddetta gavetta e si è disposti ad eseguire le coreografie altrui. Crescendo il corpo sente l’esigenza di esprimersi liberamente pertanto oggi mi piacerebbe danzare una mia coreografia.

Come sei poi arrivato, dalla danza televisiva al ruolo di opinionista in “Uomini e Donne”?
Anche questo è capitato casualmente senza andarmela a cercare, come sempre nella mia vita. Una cena in compagnia di Tina Cipollari e Maria che mi propone di fare una puntata di “Uomini e Donne”. Prima di allora non amavo parlare in pubblico, odiavo la mia voce, preferivo comunicare solo attraverso la danza. Da subito ho avuto il consenso del pubblico e con il supporto di Maria ho proseguito.

Ti diverte questo ruolo?
Moltissimo. È un programma che mi da la possibilità di conoscere molte sfaccettature della società. È interessante ascoltare diverse opinioni su un unico argomento. È divertente perché leggero e contemporaneamente profondo.

Dopo anni di esibizioni, provi sempre le stesse emozioni a salire su un palcoscenico o in un’arena televisiva?
Se mi sento a casa, sicuramente entro con più tranquillità seppur emozionato. Fuori casa l’emozione è molto più forte. Ma quando devo danzare è sempre come la prima volta, mi tremano le gambe e si azzera la salivazione.

Amici” cosa ha rappresentato per te e quanto credi siano utili i talent in televisione?
Amici è stata un’esperienza che mi ha arricchito dal punto di vista professionale e mi ha permesso di avvicinarmi ai ragazzi che vi partecipavano perché tutti i giorni eravamo con loro, in sala, ad insegnargli le coreografie. Credo nei talent televisivi perché, grazie ad essi, i giovani hanno un’enorme opportunità e tanta visibilità che li facilita nel raggiungimento  dei propri sogni. Prima, questa possibilità non c’era.

Cosa rende speciale Maria De Filippi?
La sua umanità. Il suo essere sempre innovativa. La sua umiltà perché cerca di dare sempre spazio a tutti mettendosi spesso in secondo piano. La sua intelligenza e la sua sensibilità. Il suo stacanovismo. È unica nel suo genere.

Sei stato anche coreografo. Cosa ti entusiasma di più in questa professione, quali sono le difficoltà e da dove trai ispirazione per le creazioni?
Come coreografo mi entusiasma vedere una mia creazione eseguita da altri danzatori. La difficoltà sta nel riuscire a trasmettere ciò che avevo realmente sentito. Solitamente traggo ispirazione dal mio stato d’animo del momento, ascolto la musica e se il mio corpo freme il gioco è fatto.

Vincitore del reality show “La Talpa”, come ti sei conquistato la vittoria?
Semplicemente essendo me stesso. Credo che il pubblico abbia percepito e amato il mio carattere e la mia determinazione e grazie al reality, nel quale sei ripreso con le telecamere ininterrottamente, 24 ore su 24, avrà probabilmente apprezzato la mia semplicità.

Se non avessi incontrato la danza sul tuo percorso giovanile in quale altra professione ti saresti visto “da grande”?
Sono nato con questa passione, non l’ho incontrata per caso. Ma se proprio devo pensare ad un’altra passione, l’architettura e interior design mi hanno sempre affascinato.

Per concludere un tua definizione sull’arte della danza?
La musica ti entra da tutti i pori, il corpo non riesce a fermarsi e i movimenti esprimono ciò che provi. Questa è la danza!

Michele Olivieri

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