Fernando Sosa studia dapprima con il maestro Alberto Valdes che lo chiama a far parte del famoso gruppo di spettacolo “Otra idea”, poi conosce Rafael Gonzalez insieme al quale creare la compagnia di ballo dei “Tropical Gem Dance Company“. Ha ballato ai più prestigiosi congressi del mondo: Buenos Aires, Madrid, Valencia, Barcellona, Los Angeles, New York, California, Texas, Giappone, Puerto Rico, Svezia, Portogallo, Atene, Berlino, Amburgo, Londra e Sydney. Terzo posto al Salsa Open di Porto Rico insieme ad Alyra Lennox e campioni mondiali al Salsa Open di Milano, Fernando Sosa ha partecipato come ballerino in diverse trasmissione televisive, dal Festival Bar al Grande Fratello, da Top of the pops al Festival di Sanremo ed è stato contattato dalla band degli Aventura per ballare al loro fianco. E’ in uscita il film The Latin Dream in cui Fernando Sosa è il protagonista, la sua lunga storia di ballerino di Salsa.
Partiamo subito con il tuo film dedicato al ballo, “The Latin Dream” di cosa parla?
Il film è interamente dedicato al mondo del ballo caraibico, ma con un salto avanti rispetto a pellicole del passato. Penso a Dirty Dancing, oppure al film Salsa che è la vicenda di un pianista più che altro. Mai nessuno aveva incluso un cast così ricco di ballerini professionisti all’interno di un film del genere. E’ la storia di due mondi, quello avido delle gare che non guarda in faccia a nessuno pur di ottenere il successo. Io sono il protagonista di questo mondo, anche se nel film sento che non mi appartiene. Con la mia partner Sharon (Tatiana Bonaguro) formiamo una coppia imbattibile. Io, prigioniero del mio ruolo di danzatore perfetto, vivo la mia quotidianità nell’attesa di una svolta che possa ridarmi entusiasmo. L’incontro casuale con Carolina (Shearley Alicea), ballerina acqua e sapone, mi farà scoprire il lato passionale della danza, stravolgendo e mettendo in discussione ogni aspetto della mia vita, riscoprendo l’amore per un’arte pura.
Perché hai deciso di realizzare un film sulla Salsa?
Perché sono un sognatore, curioso e caparbio. Non mi sento mai arrivato anche se ho i piedi per terra. In tutte le cose ho fatto, in cui ho creduto di poterle realizzare, sono arrivato fino in fondo, penso alla stessa sceneggiatura e soggetto del film, insomma, sono una persona determinata che non si arrende mai.
Facciamo un passo indietro nel tempo. Come nasce questa passione per la danza?
Molti non sanno che sono arrivato in Italia a 14 anni come giovane promessa del calcio. Ad essere sincero non avrei immaginato di diventare un professionista del ballo caraibico, e non solo. Ricordo, infatti, i miei primi passi di danza con il maestro Alberto Valdes. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso fin da quando lo vidi la prima volta. Mi piacquero le sue movenze, il suo sentire la musica, la sua passione per il ballo mi catturarono. Da lì a poco capii che era quella la mia strada, tant’è che incominciai a seguirlo nei suoi tanti viaggi e studi a Cuba.
E del gruppo di ballo i “Tropical Gem”, che puoi dirmi?
E’ un’esperienza che va avanti da 17 anni con sempre enormi successi. L’idea nasce nel 2000, insieme a Rafael Gonzalez decidemmo di creare la compagnia di ballo dei “Tropical Gem Dance Company”. La voglia era quella di realizzare qualcosa di nuovo e di nostro all’interno del mondo della danza caraibica, con altre contaminazioni stilistiche e coreutiche. Devo dire che la squadra è cambiata tre volte ma la compagnia di ballo è sempre rimasta fedele allo schema di danza che ci eravamo prefissati. Restare fedeli alla tradizione con qualche fusion ad arricchire il nostro stile di ballerini, è il sistema Tropical.
La Salsa è ancora il ballo più amato dagli italiani?
Assolutamente si. Aggiungo, inoltre, che gli italiani sono appassionati di tutto ciò che è caraibico perché passionale, coinvolgente, non richiede grandi doti atletiche per ballare o età anagrafica. Insomma, la Salsa fa bene alla salute e mette d’accordo tutti e, soprattutto rispetto ad altri generi, riempie i locali da ballo sette giorni su sette.
Chi è Fernando Sosa oggi?
Mi sento molto più maturo, responsabile e ragionevole rispetto al mio passato da ragazzo danzatore. Meno impulsivo, più maturo, sarà anche il fatto che oggi sono padre di famiglia, ho tre meravigliosi figli che amo tantissimo.
L’evoluzione della salsa dagli anni settanta ai giorni nostri passando per il web?
A volte rispondo ed intervengo in discussioni sui social, sono diventati la nostra realtà quotidiana. Non sono affatto d’accordo con chi dice che l’evoluzione della salsa ha rovinato tutto e non si può evitare. Intanto io credo che l’evoluzione deve essere domata, soprattutto rispetto alle radici. Io stesso faccio i miei spettacoli di Salsa miscelando elementi di danza e fusion all’interno di momenti di latinoamericano. Bisogna, però, essere onesti e cercare di offrire il prodotto il più veritiero possibile.
Ai ragazzi, cosa suggerisce un grande maestro come te?
Ai giovani dico che la danza fa bene all’anima, fa crescere in salute, è un’attività che fa bene alla vita. I ragazzi di questi ultimi anni sono troppo attaccati al cellulare, è giusto averlo per carità, ma bisogna spingerli più a pratiche educative e salutari come la danza che, specialmente per i ragazzini, è una terapia di felicità.
Tutti a guardare il tuo film sulla salsa “The Latin Dream”.
Si tutti. Spero che le persone del mondo del ballo vadano al cinema per guardare una bella storia e per appoggiare questa mia prima uscita da protagonista in un film.
Un sogno nel cassetto?
Realizzare The Latin Dream 2.
Massimiliano Raso
www.giornaledelladanza.com