Sabato 30 settembre 2017 presso l’Auditorium Giovanni Arvedi in Cremona si è assistito ad un’acclamazione di esultanza indirizzata a Carla Fracci, la quale è tornata ad esibirsi in palcoscenico nel cartellone dello “StradivariFestival” organizzato dalla Fondazione Museo del Violino Antonio Stradivari. Nell’ambito dei festeggiamenti per l’Omaggio a Stradivari (che da anche il titolo allo spettacolo) la diva della danza, ha trionfato ancora una volta, dopo aver incantato intere generazioni di spettatori. In una serata ricca di magia e pathos ha mostrato tutta la sua grazia e maestrìa, con uno stile inconfondibile che da sempre la contraddistingue, interpretando la poetessa Alda Merini con l’autorevole regia e ideazione di Beppe Menegatti.
Ad impreziosire l’evento il coinvolgente accompagnamento musicale di Anna Tifu, che per l’occasione ha suonato il prezioso violino Antonio Stradivari “Maréchal Bertier” 1716. La voce e la presenza narrante che hanno accompagnato il pubblico durante i vari quadri dello spettacolo è stata di Lorenzo degl’Innocenti, ottimo e convincente nella performance. Primi ballerini Anbeta Toromani e Alessandro Macario affiancati dai giovani e promettenti danzatori della compagnia Dansepartout: Giordano Bozza, Paolo Buonfiglio, Antonio Leone, Domenico Pisapia, Alessandro Borrelli e dal celebre Luc Bouy che ha curato anche le coreografie mediante figurazioni solistiche e d’insieme di qualità.
L’Omaggio a Stradivari raccoglie un’antologia di citazioni dedicate ad Alda Merini, raccontando un itinerario interiore ed introspettivo. Carla Fracci non è nuova ad accostarsi a personaggi legati alla poesia (ricordiamo il suo intervento alla commemorazione per Maria Luisa Spaziani a Messina), tanto che la serata ha seguito un percorso sul filo della memoria con un supporto musicale dove il sublime e cristallino suono dello Stradivari (sonate di Bach, Berio, Ysaye) a cura della straordinaria e virtuosa Anna Tifu hanno messo in risalto l’eleganza dell’étoile che ha mandato in estasi il suo pubblico che da sempre l’adora.
Alla bellezza di ottantuno anni, la “signora della danza” è apparsa in scena nel sofisticato ed elegante abito bianco, simbolo di uno stile personale ormai entrato nel mito. La sua danza è sempre alta, una “classe” di sentite emozioni su cui ha trionfato il prestigio drammaturgico. Carla Fracci unitamente agli altri artisti in scena ha emozionato facendo vibrare l’espressività che racchiude tutta la conoscenza della grande interprete, a coronamento di una memorabile carriera. La creazione di Menegatti (costumi e allestimento di Annamaria Morelli) è un cammino verso l’elevazione spirituale, c’è l’amore, la passione, con quel sentimento che lega gli incontri; quindi l’amicizia, l’affetto, la fratellanza ma anche il dolore e la disperazione. Un’opera dell’ingegno che appartiene alla letteratura ed al teatro.
Naturalmente la serata, oltre alla bellezza dei versi declamati (da Dostoevskij alla Merini) e dalle misurate ma ben congeniate dinamiche, è stata magicamente rapita dalla drammaturgia di una delle più grandi ballerine del panorama internazionale apparendo inossidabile, da grande artista qual è, offrendo suggestioni pure ed un’interpretazione di spessore e di esempio per tutti coloro che amano la nobile arte tersicorea. Gli affiatati e dotati Anbeta Toromani e Alessandro Macario hanno accompagnato la narrazione, infondendo anch’essi alla serata un sentimento di lucente qualità, mostrando raffinata tecnica e assoluta padronanza coreutica per un evento unico in prima mondiale (maîtres de ballet Bruno Vescovo e Gaetano Petrosino).
La sala dei concerti di Cremona si è trasformata in un palcoscenico dove la letteratura, il balletto, la musica, si sono sposate in un affresco di armonica bellezza. Lo spettacolo ideato da Beppe Menegatti ha posto al centro tre figure femminili, le quali hanno saputo impadronirsi dello spazio rendendolo “passo dopo passo” un libro su cui sfogliare l’arte della vita e dell’esistenza terrena per mezzo di ben studiati gesti ed interiorizzazioni interpretative. Cremona non poteva ambire a miglior omaggio in “danza e musica” per il suo celebre concittadino Antonio Stradivari e lo spettacolo – citando le parole di Yehudi Menuhin, ha miscelato emozioni e sentimenti come “Un liutaio, che fabbricando un violino, permette la nascita dei più bei suoni di miele e d’oro che l’orecchio umano possa intendere”.
Michele Olivieri
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Foto: Francesco Sessa