La creatività può essere definita come la capacità di trovare idee e soluzioni nuove, combinare gli elementi a disposizione in qualcosa di innovativo, risolvere i problemi in modo originale e modificare l’esistente migliorandolo.
In estrema sintesi possiamo identificare quattro fasi del processo creativo.
La preparazione consiste nella raccolta delle informazioni necessarie alla soluzione di un problema o ad approfondirlo. E’ un momento di osservazione e ricerca attraverso esperienze precedenti, tentativi falliti e fantasiose congetture.
L’incubazione è un momento di studio e riflessione su quanto raccolto nella fase precedente. Il cervello assembla e riorganizza le informazioni, cercando un senso e stabilendo in che direzione procedere.
L’illuminazione è il lampo di genio che cambia il corso del processo e consegna un ordine imprevisto degli elementi con cui si è lavorato fino a questo momento. Tra tutte le ipotesi e le alternative emerge improvvisamente quella che funziona, il passo che rende fluida una coreografia, il giusto accento che enfatizza un grand jetè, l’inserimento del pas de bourrée in quel determinato momento coreografico.
L’ultima fase del processo è la realizzazione ossia l’attuazione pratica delle idee. E’ un momento delicato, a volte perfino le idee all’apparenza più brillanti si scontrano con difficoltà pratiche e devono essere ripensate e rimodellate.
Creativi si nasce o si diventa?
Pur non essendo appannaggio unicamente degli artisti, dunque, la creatività è strettamente interconnessa all’arte e quindi alla danza.
A spingere un coreografo, un insegnante e un ballerino a realizzare coreografie originali da condividere con il pubblico è proprio questa competenza tecnica ed emozionale. La creatività, infatti, origina dal cervello, ed è il prodotto di una complessa interazione tra processi cognitivi ed emozione.
Essere creativi significa saper utilizzare la plasticità cerebrale per rispondere alla complessità degli eventi, azionando le molteplici funzioni intellettive di cui ciascuno di noi é geneticamente dotato.
La creatività non è un processo lineare e dipende dalla situazione, dalla persona, dal contesto socio-culturale e da molti altri fattori. Certe persone sembrano essere nate con una fervida immaginazione, altre invece necessitano di allenamento, ma tutti possiamo essere creativi.
Ogni bambino possiede una mentalità creativa, curiosa ed estrosa che, con il tempo, viene limitata dalle pratiche educative convenzionali. Il pensiero divergente diminuisce e il bambino finisce con il perdere la sua originalità e la scintilla creativa.
Anche in questo, la danza è un potente alleato. Può essere utilizzata come uno strumento educativo per sviluppare la risoluzione di problemi individuali e di gruppo, e migliorare l’apprendimento e la comprensione di altre materie.
Danzare risveglia la creatività attraverso gli esercizi di improvvisazione, stimoli ritmici, intellettivi ed emotivi, e la collaborazione tra i compagni. Stimola il pensiero creativo e critico, insieme alle abilità cinestesiche. Il movimento diventa il mezzo per percepire, comprendere e comunicare idee, sentimenti ed esperienze.
La creatività, come la danza, richiede il fallimento, solo sbagliando e riconoscendo l’errore è possibile trovare soluzioni alternative e perfezionare un’idea, rendendola attuabile ed effettiva.
Ma c’è un altro ingrediente segreto alla base della creatività e imprescindibile dalla danza: la passione. Appassionarsi aiuta a superare le frustrazioni che originano nel creare o sperimentare qualcosa di nuovo, motivano l’impegno e la costanza per continuare a provare e ottenere l’obiettivo.
Possiamo quindi affermare che la creatività è un lavoro, richiede consapevolezza, perseveranza, motivazione, studio e disciplina.
Concludiamo l’articolo con una frase esemplificativa di Albert Einstein: “La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte.”
Stefania Napoli
Fotografia: Richard Calmes
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