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L’alimentazione equilibrata di un danzatore

Non è certo un mistero che spesso tra le ballerine si sviluppino casi di anoressia dovuti a problemi interiori della persona, che vengono purtroppo esacerbati da un determinato e fortunatamente sorpassato modo di percepire la danzatrice come un essere etereo che necessita di un corpo esile.

La Dottoressa Piera D’Elia, specialista in Patologia Clinica e biologa nutrizionista presso il Policlinico Umberto I di Roma, dichiara che il rischio di sviluppare un disturbo alimentare tra i danzatori aumenta addirittura  di 3-6 volte rispetto alla popolazione generale. Il ballerino talvolta insegue un ideale di perfezione totalmente illusorio, che origina dal canone richiesto dalla danza per sfociare in problematiche che nulla hanno a che vedere con questa splendida disciplina, di cui l’anoressia è in realtà un’acerrima nemica.

La danza, infatti, è un’attività che richiede un grande impegno fisico sia durante il lavoro in sala sia in occasione di saggi, spettacoli, tournée e provini. Seppur non sia prettamente uno sport, essa richiede continui allenamenti e grande preparazione atletica, perciò l’alimentazione deve essere equilibrata e calibrata sulle caratteristiche e sugli obiettivi del danzatore, sul tipo di danza praticata, e sulla durata e sull’intensità dell’allenamento.

Un peso eccessivo dovuto a un’alimentazione errata e all’assunzione di troppe calorie può danneggiare articolazioni e limitare le prestazioni. Tuttavia, deficit alimentari, vitaminici e calorici comportano una maggiore fatica nell’esecuzione dei passi e delle coreografia e possono fomentare un comportamento patologico che si ripercuote sulla salute e sul percorso di crescita di bambini e adolescenti, con rischiosi abbassamenti di frequenza cardiaca, assenza di ciclo mestruale e problemi di stomaco, perdita di capelli e irsutismo. L’anoressia è in realtà acerrima nemica della danza e un ballerino deve essere ben nutrito, positivo e propositivo per poter danzare.

Il perfezionismo fa parte del temperamento di alcune persone, ed è coltivato e stimolato ulteriormente dalla danza. Il perfezionista è altamente motivato, autodisciplinato e coscienzioso, con elevati standard prestazionali, tutte qualità necessarie per essere un buon ballerino. Tuttavia, esiste una pericolosa linea di confine, oltre la quale il perfezionismo diventa problematico e il ballerino inizia a perdere la reale prospettiva. Diviene quindi ipercritico verso se stesso, prova vergogna e senso di colpa se non si considera all’altezza delle proprie e delle altrui aspettative, i suoi pensieri diventano dicotomici e negativi, e l’amore per la danza inizia a svanire.

Dawn Smith-Theodore, ex ballerina californiana, ora psicoterapeuta specializzata nel trattamento dei disturbi alimentari sopravvissuta all’anoressia nervosa, sostiene che, nelle giuste circostanze, il perfezionismo di una ballerina e la cultura della magrezza del balletto possono creare una commistione pericolosa per lo sviluppo di un disordine alimentare.

Senza volerci addentrare nelle radici psicologiche dell’anoressia e della bulimia, possiamo affermare che per coloro che soffrono di un disturbo alimentare, la preoccupazione per il peso è semplicemente un meccanismo di controllo, una distrazione, un modo per sfuggire alla paura del fallimento. Tuttavia, bisogna riconoscere che talvolta il mondo della danza può aggravare tale circolo vizioso, motivo per cui è necessario educare gli insegnanti e le famiglie a riconoscere i sintomi di tali disturbi, e fornire loro gli strumenti per aiutare i ragazzi che ne soffrono a ritrovare un rapporto sereno ed equilibrato con il cibo. Esso, infatti, è il carburante necessario a danzare e a vivere la gioia, le emozioni e la magia di quest’arte meravigliosa.

Perché la danza ci insegna ad amarci per come siamo, a riconoscere e accettare i nostri difetti, i nostri errori e le nostre umane mancanze, trasformandoli in risorse e potenzialità di miglioramento.

Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com

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